giovedì 14 giugno 2012

La 194 nel Lazio

Comunicato conferenza stampa

Il 14 giugno, presso l’ordine dei Medici di Roma si è svolta una Conferenza Stampa a cura di LAIGA (Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della legge 194).

In un clima di attacco su più fronti alla legge 194 e in generale al diritto alla piena salute riproduttiva, che mette in campo l’uso strumentale dell’obiezione di coscienza, la presentazione in Parlamento di mozioni “bipartisan” che considerano prevalente e non bilanciabile il diritto all’obiezione di coscienza del medico, fino ad iniziative quali quella del Giudice Tutelare di Spoleto che interroga la Corte Costituzionale sulla liceità della legge, i ginecologi di LAIGA hanno deciso di denunciare l’estrema gravità della situazione attuale, sia per le donne che decidono di interrompere una gravidanza indesiderata, sia per gli operatori che le assistono in questa scelta.

Nella conferenza stampa sono stati resi noti i risultati di un attento monitoraggio dello stato di attuazione della legge nella Regione Lazio, emblematico della drammaticità della situazione in cui versa la gran parte delle Regioni italiane. È così emerso che la situazione reale è ben più grave di quanto riportato nella relazione annuale presentata in Parlamento dal Ministro della Salute:
  1. Nel Lazio in 10 strutture pubbliche su 31 (esclusi gli ospedali religiosi e le cliniche accreditate) non si eseguono interruzioni di gravidanza. Tra queste, 2 sono strutture universitarie (il Policlinico di Tor Vergata e l’Azienda Ospedaliera S. Andrea), che dunque disattendono anche il compito della formazione dei nuovi ginecologi, sancito dall’art.15 della legge 194.
  1. Nel Lazio ha posto obiezione di coscienza il 91,3% dei ginecologi ospedalieri. Se per gli aborti del I trimestre si può fare in parte fronte alla situazione ricorrendo a medici convenzionati esterni o a medici gettonati, così non è per gli aborti terapeutici, sui quali quel 91,3% pesa come piombo. Con il ricorso a medici convenzionati esterni e medici “a gettone” l’obiezione scende all’84%, dato comunque più grave dell’80,2% riferito dal ministro, che non considera nella sua relazione il fatto che una parte dei non obiettori in realtà non esegue IVG.
  1. In 3 Province su 5 (Frosinone, Rieti, Viterbo) non è possibile eseguire aborti terapeutici, che costringe le donne alla triste migrazione verso i pochi centri della capitale, sempre più congestionati, o all’estero. Gli stessi centri romani che assorbono anche la gran parte delle IVG entro il 90° giorno provenienti dal resto della Regione
  1. La drammaticità della situazione va considerata anche in rapporto al dato dell’età media dei medici non obiettori, molti dei quali sono alla soglia della pensione e non verranno rimpiazzati da nuovi ginecologi, per la totale assenza di formazione professionale, sia sul piano pratico che scientifico.

Considerata la gravità e la insostenibilità della situazione attuale, LAIGA:

  1. Chiede di poter incontrare in tempi brevissimi i rappresentanti della Regione Lazio, anche in considerazione dell’emergenza estate che vedrà molti degli ospedali che attualmente forniscono il servizio ridurre la propria attività.
  1. Comunica di stare studiando la possibilità di agire legalmente nei confronti delle direzioni sanitarie delle strutture inadempienti.
  1. Chiede che tutte le strutture, nell’obiettivo di assicurare tempi certi e di accorciare i tempi di attesa, applichino l’alternativa dell’aborto medico.
  1. Chiede che Università e Regioni si impegnino per la formazione dei giovani ginecologi e per l’aggiornamento di tutto il personale sanitario. Si impegna in tal senso a fornire le proprie competenze, promuovendo corsi ed incontri.

2 commenti:

  1. Sicuramente i medici della LAIGA sono delle bravissime persone che hanno davvero a cuore la salute delle donne.

    Mi chiedo, però, quanti di loro, se interpellati, si dichiarerebbero credenti/cattolici/religiosi eccetera, ovvero quanti di loro, magari senza rendersene conto, nel loro piccolo contribuiscono ad accrescere il potere del vaticano e del clero nel nostro paese, con i danni che ne conseguono, tra cui appunto la guerra contro i diritti delle donne.
    Purtroppo, il semplice fatto di accettare anche solo come "possibile" l'esistenza di qualche ente soprannaturale a cui portare rispetto, spalanca le porte alla potente lobby che nei secoli ha imparato a sfruttare queste credenze a proprio vantaggio. Non basta essere indifferenti, non basta dire "non credo ma rispetto chi crede".
    Affinchè i diritti siano uguali per tutti, chi non crede deve pretendere le prove. In assenza di prove, non c'è proprio nulla da rispettare. Altrimenti è come lottare disarmati contro un'arma carica, poichè chi crede, in assenza di un sonoro "mavalà", pretenderà sempre di avere ragione su tutto, essendo, dal suo punto di vista, "in missione per conto di dio". E la missione, si sa, comprende l'eliminazione totale della legge 194.

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  2. @ Fetente

    Forse invece che chiederlo ai gnicologi della LAIGA andrebbe chiesto all'accoiazione dei ginecologi cattolici...

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