Il nostro corpo è stato a lungo considerato come sede, momentanea e imperfetta, di un’anima immortale e immateriale. Con la fine o l’attenuazione della concezione religiosa dell’anima si sono alternati diversi agenti che hanno ripreso e incarnato alcune delle sue caratteristiche: dall’inconscio ai condizionamenti sociali, dalle emozioni alle passioni, tutti hanno ammiccato a un dualismo ontologico. La scienza ha sempre cercato di mettere in guardia gli uomini dal potere seduttivo di soluzioni facili, illusorie e lontane dalla corretta spiegazione dei fenomeni. “Ma è noto che l’uomo non ama conoscere la verità, soprattutto se lo riguarda da vicino, e preferisce le nozioni confuse e inverificabili che conducono al fiorire delle mitologie, passate e presenti” - scrive Edoardo Boncinelli in Quel che resta dell’anima (Rizzoli), un vero e proprio viaggio attraverso la tradizionale idea di anima e i suoi molteplici aspetti nel corso dei secoli. Un viaggio anche attraverso le parole, soprattutto quelle così cariche di significati da rendere ogni conversazione faticosa e spesso confusa. Sono le parole che Boncinelli chiama “parole-interruttore”, quelle che ci trascinano in una nebbia di frasi fatte e pregiudizi, che non riescono a scrollarsi di dosso il peso ideologico e che attivano in noi reazioni immediate e poco razionali.
Il Corriere della Sera, 6 settembre 2012.
Si può considerare l'anima l'informazione immagazzinata nel corpo e che definisce completamente l'identità della persona.
RispondiEliminaLa maggior parte di questa informazione è contenuta nel cervello, ma c'è informazione importante anche nel resto del corpo, in misura diversa da persona a persona. In questo senso, l'anima non sarebbe immortale, ma potrebbe esserlo se si riuscisse a trasferire l'informazione da un supporto a un altro, magari meno deperibile del corpo umano.
teisti e deisti si potrebbero azzuffare.... lasciamoli fare.
RispondiEliminaUn Sorriso
http://jabberwockita.overblog.com