Negli ultimi 40 anni l’aspettativa di vita delle donne è aumentata di 12 anni, quella degli uomini di 11, ma il prezzo da pagare sembra essere alto: aumentano infatti le patologie mentali e fisiche. È solo uno dei particolari della fotografia che ci offre uno studio pubblicato da pochi giorni sulla rivista «Lancet», il Global Burden of Desease 2010. Un’indagine ciclopica, durata alcuni anni, che ha coinvolto quasi 500 ricercatori e 50 Paesi: il più ambizioso sforzo mai realizzato finora di descrivere le condizioni sanitarie globali. A partire dagli anni Settanta sono di molto diminuiti i decessi causati dalle malattie infettive, così come sono scese la mortalità materna e la malnutrizione. Muoiono molti meno bambini rispetto ad alcuni anni fa. Oggi le maggior parte delle morti nel mondo sono causate da infarto e da patologie cardiache, responsabili di quasi 13 milioni di decessi nel 2010. I principali fattori di rischio sono poi il fumo e l’alcol, particolarmente diffuso nell’Europa occidentale e nell’America latina. A seguire la scarsa attività fisica e l’alimentazione scorretta, correlate a circa 12 milioni e mezzo di morti. Le morti legate all’Aids sono passate dalle 300.000 del 1990 al milione e mezzo del 2010, e malattie per noi ormai quasi sconosciute - come la malaria e la tubercolosi - continuano a uccidere milioni di persone in Paesi lontani dal nostro. Al di là delle medie mondiali, ci sono infatti differenze profonde tra le nazioni più ricche e quelle più povere, tra quelle più avanzate tecnologicamente e quelle più arretrate.
La Lettura #58, domenica 23 dicembre 2012.
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