lunedì 28 aprile 2014

Crisi, checche e famiglia, la retorica dei “maschi selvatici” al Giulio Cesare di Roma


“Maschi selvatici! Non checche isteriche” c’è scritto sullo striscione che stamattina Lotta Studentesca ha srotolato davanti all’entrata del liceo romano “Giulio Cesare”.

Maschi selvatici?* Checche isteriche? Per fortuna ce lo spiega Andrea Di Cosimo di LS con chi ce l’hanno e perché: ““L’azione in questione […] è stata effettuata per esprimere il nostro dissenso nei confronti della decisione di alcuni docenti di sottoporre, agli alunni delle classi del ginnasio, la lettura del romanzo ‘Sei come sei’, di carattere decisamente omosessualista e fin troppo esplicito. È inaccettabile che al giorno d’oggi, con la crisi che impera e con la disoccupazione a livelli record, vengano presentati ai giovani studenti modelli di vita deviati e perversi come se fossero la normalità o rappresentassero una priorità. Spetterà a noi ragazzi rialzare le sorti del nostro paese e non sarà di certo attraverso la propaganda gay che ciò sarà possibile. Il nucleo fondamentale della società è infatti la famiglia, quella tradizionale, formata da padre, madre e figli ed è solo su questo modello che si baserà il futuro della nostra nazione. Ci auguriamo che non si verifichino più episodi di questo tipo e che romanzi del ‘genere’ vengano eliminati definitivamente dalla scuola pubblica”” (Polemiche al liceo Giulio Cesare: “È emergenza omofollia”. “Maschi selvatici, non checche isteriche”, RomaToday, 28 aprile 2014).

Il carattere “decisamente omosessualista” dovrebbe già bastare di per sé a farci gridare allo scandalo. Ma se non bastasse, a voi libertini e con tendenze omosessualiste o simpatizzanti, ecco allora l’argomento incontrovertibile: c’è la crisi! Non è chiarissimo se si suggerisca anche un nesso causale all’origine della crisi stessa: se non fossimo così presi a presentare “modelli di vita deviati e perversi” non saremmo arrivati a percentuali tanto elevate di disoccupazione e, chissà, forse nemmeno di analfabetismo.

Le sorti del paese sono nelle mani di questi ragazzi, e qui il panorama si fa tetro: ragazzi così intrisi di termini e concetti polverosi e poco sensati che si fa fatica anche solo a capire cosa vogliano dire, contro cosa e chi stiano protestando. Forse se avessero studiato la “tradizione” saprebbero che – di qualsiasi tradizione si tratti – non ha una intrinseca superiorità morale, che la tradizione è solo qualcosa che è accaduto in un certo tempo e in un certo luogo, ma che soffre di quella debolezza che al liceo si dovrebbe aver già fatto: la fallacia naturalistica.

Se avessero poi studiato la “famiglia tradizionale” saprebbero che non è certo quella che pensano loro, sia perché andando indietro nel tempo si trovano altri modelli, sia perché dal punto di vista giuridico la famiglia prima della riforma del diritto era una mostruosità (istituto della dote e matrimonio riparatore, giusto per fare due esempi). Se poi avessero anche solo voglia di leggere quello che scrivono, dovrebbero essere disposti a escludere dal dominio di “famiglia tradizionale” quelle senza figli. Quel sapore nazionalista, poi, rende la protesta ancora più bizzarra. Le simpatie di Lotta Studentesca sono forse ancora più che nazionaliste. Se si va a leggere cosa scrivevano a novembre, su sfondo nero, sul loro blog: “La vita non riconosce alcuna eguaglianza di diritti tra le parti sane e le parti inferme di un organismo; queste devono essere amputate o il tutto soccombe. Compassione verso i decadenti, uguali diritti per i falliti è così una contro natura che si fa morale. Combattiamo questo sacrilegio, introducendo l’antica visione gerarchica cerchiamo di educare una razza di dominatori, di “signori della terra”; una nuova aristocrazia prodigiosa edificata sulla più dura disciplina di sé stessi in cui alla volontà degli uomini filosofici violenti ed ai tiranni artistici sia concessa una dittatura millenaria. Basta è arrivato il momento di cambiare la dottrina della società!” (La cultura dell’uguaglianza, 16 novembre 2013).

Wired.

2 commenti:

  1. Beh, tutto sommato, se teniamo conto della situazione economica globale, dell'esaurimento del petrolio e delle altre risorse energetiche, delle bolle finanziarie, della deindustrializzazione eccetera, è plausibile un ritorno ad un'economia di sussistenza, a prevalenza agricola E quindi ecco che le classiche "braccia rubate all'agricoltura" potranno effettivamente risollevare la situazione. Andando appunto a zappare la terra.

    RispondiElimina
  2. Purtroppo si trattava di leggere un libro, e leggere ultimamente tra gli appartenenti alla mia generazione suona sempre più come un affronto.

    RispondiElimina