È il sabato prima di Pasqua. L’unico medico presente (Salvatore Felis, 57 anni) è quello di guardia, che però è un obiettore di coscienza e non ha alcuna intenzione di prendersi carico della paziente. Il primario Claudio Gustavino viene informato del problema per tempo, ma sottovaluta la situazione: pensa (non si sa su quali basi*) che il ginecologo, al di là delle sue idee in merito alle interruzioni di gravidanza, eseguirà comunque gli accertamenti previsti. E che la paziente sarà dunque dimessa. Ma, come era prevedibile visto che il dottor Felis è un obiettore di coscienza, succede tutto il contrario: passano le ore e la giovane donna viene abbandonata in corsia. Da sola, in compagnia delle infermiere che però non sanno nulla e non possono aiutarla. Nessuno si prende la briga di spiegarle quello che sta accadendo. Così, a un certo punto, in preda allo sconforto e alla disperazione, non le rimane altro da fare che chiamare la polizia. Arrivano gli agenti e solo a quel punto, poco prima delle 18, i vertici dell’ospedale, compreso Gustavino, si muovono (di corsa) per trovare una soluzione. Risultato? Viene trovato un dottore disposto a visitare la ragazza. Ma, nel frattempo, sono le 19.30 e lei può finalmente lasciare l’ospedale. Quello che è accaduto sabato scorso non è solo un corto circuito, una falla nel sistema organizzativo del reparto. Non dal punto di vista della giovane donna che ha vissuto un’esperienza traumatica.Rifiuta esame dopo l’aborto: «Sono obiettore», interviene la polizia, Il Secolo XIX, 23 aprile 2014.
*Sulla base della legge 194, articolo 9?
avete scelto un articolo che non spiega tutto...
RispondiEliminaqui la cosa é più chiara:
http://www.repubblica.it/cronaca/2014/04/24/news/aborto_medico_obiettore-84311037/
"Si trattava di partecipare alle procedure abortive - dice il medico obiettore - La procedura per la somministrazione della RU 486 equivale all'aborto chirurgico. Quello era un atto unico, questo si compone di tre tappe: il primo giorno si somministra la pillola abortiva, il terzo giorno si fa un'eco di controllo, si somministra un altro farmaco e poi si ripete l'ecografia per dimettere la paziente". E allora perché non ha chiamato un collega non obiettore? "In ospedale ero solo". Non ha parlato con nessuno? "Al mattino, quando è arrivata la ragazza, le infermiere sono venute a dirmi che c'era da somministrare il farmaco del terzo giorno. Ho detto subito che non potevo occuparmene: sono obiettore e la legge prevede la denuncia penale e la radiazione dall'albo"