martedì 3 giugno 2014

«Poverina», «da lesbica», «Penso che sia noto a tutti»

È lunedì pomeriggio, fa caldo, sono più pigra del solito. Vengo coinvolta in un’avvincente discussione che parte da un avvincente pensiero di Mario Adinolfi.
Qualcuno deve aver cominciato a parlare di genitorialità e qualcun altro ha citato il mio vecchio libro Buoni genitori. A quel punto Adinolfi ha risposto usando un incontrovertibile argomento.


Qualcun altro gli ha risposto con un argomento che non se la passa molto meglio.



Su “poverina” non mi soffermo: la terza elementare è finita da un po’ e se non riesci a dire null’altro puoi anche parlare da solo. Sul suo libretto tutto quello che c’era da dire l’ha scritto Giuseppe Regalzi. (Però che ingrato, Mario, e pensare che avevo anche caldeggiato che il suo capitolo di VLM, rimosso da Facebook qualche giorno fa, gli fosse immediatamente restituito).
Ma su “da lesbica sì.

Non tanto per smentire o confermare un orientamento sessuale, ma per sottolineare che è come dirmi “culona” perché non riesci a dire altro (che l’intento fosse difensivo è irrilevante, l’argomento è comunque fragile). È come dire “faccia di velluto” o “cesso” (aggiungete a piacere gli epiteti che vi danno maggiore soddisfazione animalesca mentre ne pronunciate lentamente ogni sillaba).

Che “da lesbica” sarei – anzi, non potrei che essere – una voce parziale somiglia a un argomento (sballato, ma ci somiglia), la cui faccia speculare (altrettanto sballata) sarebbe che da non lesbica sarei intrinsecamente imparziale? E il sottofondo è: se non sei lesbica che cazzo scrivi a fare di lesbiche?

L’idea sottostante è che i neri devono difendere i diritti dei neri, le donne quelli delle donne, e così via. In un circolo soffocante e claustrofobico. In un panorama in cui la discriminazione e l’uguaglianza – che sono le due vere questioni sottostanti – spariscono e sono ingoiate da litigi di cortile. Chi strilla di più, chi insulta meglio, chi ha più pazienza di far finta di discutere buttando parole a caso. “Lesbica!”, “Frocio!”, “Cicciona!”, “Quattrocchi!”.

Lo avevo scritto anche nell’introduzione di Buoni genitori: infartuati che curano infartuati, zoppi che aggiustano ossa rotte, muti che fanno i logopedisti, glabri che mettono a punto il perfetto trapianto di capelli e villosi che studiano l’epilazione definitiva.

L’implicazione vale però solo quando vi fa comodo, ovviamente. Vale soprattutto nel dominio degli orientamenti sessuali: perché mai dovresti interessarti di adozione o matrimonio per tutti se non ti interessa personalmente (ovvero se non sei lesbica o gay)? Mi era successo anche scrivendo di tecniche riproduttive: dovevo essere per forza sterile, altrimenti perché mai? Che te ne frega?

Non c’è solo un ingrediente pornografico e – ancora una volta – da scuola elementare, ma una idea completamente fuori fuoco di come si affrontano le discussioni. Una visione da ubriachi che cercano la chiave persa nel luogo dove c’è più luce e non dove l’hanno verosimilmente lasciata cadere inavvertitamente.

Cercate di offrire argomenti e non descrizioni, presunte o vere, di cosce troppo grasse, colli troppo corti, preferenze sessuali x o y, gusti alimentari. Cercate di ricordarvi che non c’è più la mamma che corre in vostro soccorso quando avete fatto o detto qualche scemenza. Poi, per carità, avete il diritto di dire scemenze, anche più volte al giorno, anche per tutta la vita.

PS
Ho chiesto, per curiosità, da dove venisse l’informazione sul mio orientamento sessuale e ho ricevuto la più bella risposta possibile: Penso che sia noto a tutti”. Meglio di Philip Roth.         

9 commenti:

  1. Che tristezza. Mi fa un po' pensare all'affare Dreyfus. Tutti convinti di qualcosa non dimostrato (in questo caso non dichiarato, visto che dichiarare e' l'unico modo per dimostrare), cosi', solo perche' e' in linea con i loro preconcetti. Mi ricorda anche il bullismo nelle scuole. Sei educato e gentile quindi sei gay, sei bravo a scuola quindi sei gay, ti vesti bene quindi sei gay. Insomma se non puzzi, se non sei rozzo e mafioso dev'esserci qualcosa sotto.

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  2. L'insensatezza dell'insulto di Adinolfi è lampante. E fai bene a non dargli peso. La difesa che è stata fatta verso di te mi smebra invece figlia di un'idea che, magari involontariamente, giudica le persone invece di quel che dicono o scrivono. Diciamo che è stata una difesa poco accorta...

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  3. Chiara, io ti sposerei anche "da lesbica"!

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  4. Ma quindi Marione Adinolfi è ancora vivo e lotta sempre insieme a noi. Pensavo si fosse dato stabilmente al poker, invece no, parla perfino di Chiara Lalli. O meglio, la insulta. Però, il ragazzone sa sempre come sorprendermi.

    Parlando di cose più serie, l'argomento del tuo improbabile difensore d'ufficio fa davvero sorridere. A me hanno dato per anni del "militante gay" perché ero iscritto al Mieli e scrivevo i libri che scrivevo. Vai a spiegare che il mio orientamento sessuale è un altro e che sono addirittura sposato con una caraibica...

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  5. Io non lo sapevo... ma chissene. Del resto io sono bi, sposata a un maschio, fertile e non voglio figli. Difendo i diritti degli sterili e di chi vuole sposarsi un essere umano del suo stesso sesso comunque... e pure i diritti dei delfini, giá che ci siamo, anche se in apnea non rego più di 90 secondi.

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  6. Chiedo scusa per la mia ineleganza e la mia inopportunità.

    In pratica volevo dire soltanto che se Adinolfi considera Chiara Lalli "una poverina" perché, probabilmente, non è imparziale, in quanto, plausibilmente, è coinvolta direttamente nella questione dei diritti LGBT, allora gli si può rispondere che è come se desse del cornuto all'asino, visto che lui, in fatto di obiettività, non può dare lezioni a nessuno.

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  7. Chiara Lalli mi ha pure contattato in privato, ma non per chiedermi di cancellare quella parte (e adesso so perché), ma solo per farmi notare che scriverlo non era fondamentale, perché non è affatto rilevante l'orientamento sessuale di una persona e che non è vero che ci si batte per i diritti altrui solo se interessano anche noi. E meno male. :)

    In ogni caso, a Chiara di interessare e piacere a Mario Adinolfi, non importa niente e lo considera, giustamente, un coglione.

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  8. «Penso che sia noto a tutti» era una frase che le scrissi in privato, dopo che mi contattò.

    Mi rammarico della mia superficialità e spesso anche un aggettivo di troppo fa dei danni.

    Ad ogni modo, uno degli argomenti usati spesso da chi va contro i diritti LGBT è che i siti che li appoggiano siano tutti gestiti da omosessuali e, quelle volte in cui i siti siano fuori del contesto gay, allora i nostri detrattori sostengono che siano stati influenzati dalla fantomatica "lobby gay" (ad esempio, nel caso della cancellazione dell'omosessualità dal DSM).

    Anche se considero Mario Adinolfi una persona di infimo valore, il problema è che la sua opinione omofobica non è affatto isolata.

    Inoltre, persino io sono cascato nel preconcetto secondo cui coloro che si battono per i diritti LGBT, lo fanno perché interessati personalmente al loro riconoscimento.



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  9. Se il valore di una persona si misura dai suoi nemici ti consiglio di lasciar perdere Adinolfi.

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