Posto anche una delle foto #proana.
Dopo qualche ora non riesco più ad accedere e mi accorgo che il mio profilo non esiste più.
Dopo qualche altra ora riesco a reimpostare la password. Accedo. «Abbiamo rimosso questo contenuto in quanto non rispetta gli standard della comunità di Facebook in relazione alle immagini di nudo» (vedi alla voce «nudità» e «rivedi gli standard della comunità»).
Chissà chi è la persona «particolarmente sensibile» che ha segnalato la foto. Chissà da cosa è stata tanto turbata da segnalarla e chiedere di rimuoverla. Certo è un bel guaio non poter segnalare e rimuovere anche la foto dal sito di Lauren Greenfield e, sopratutto, non essere in grado di valutare il contesto.
Facebook si scusa in anticipo per l’eventuale limitazione e per l’inconveniente, ma deve aver ritenuto che la richiesta fosse sensata e che la rimozione fosse giustificabile e giustificata. Troppo scandalosa quella foto di nudo! Bisogna tutelare «le esigenze della nostra eterogenea comunità globale».
Non è la prima volta che una foto (la femen, l’asceta nudo, il calendario benefico, l’allattamento e altre) viene rimossa per ragioni abbastanza ridicole o del tutto sballate. Ah se il mondo potesse essere regolato dagli stessi standard di facebook! Non servirebbe nemmeno la legge sul reato di istigazione ai disturbi alimentari!
Ora è rimasto solo il link. Ancora un po’ troppro scabroso forse. Fossi una persona sensibile segnalerei anche questo.
Per carità, ma ci anche che censurino scene di nudo, qualsiasi esse siano: se sono contro il regolamento, sono contro il regolamento!
RispondiEliminaIl peccato è che non abbiano la stessa severità e inflessibilità con altri tipi di contenuti, vedi incitamento all'odio: "Facebook non consente i contenuti che incitano all'odio, [...], non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia."; io però sono anni che segnalo contenuti violenti o di istigamento all'odio, e mai che ne abbia visto uno tolto.
Mai dimenticare che ormai internet è nelle mani di un pugno di operatori, localizzati negli USA, che sottostanno a leggi da stato di polizia (Patriot Act), e che con i loro termini di servizio cercano di fregarsene delle leggi nazionali.
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