la Chiesa cattolica [filippina] non menziona mai la moltiplicazione degli aborti, realtà decisamente più grave della contraccezione che essa combatte. Le due cose sono legate, poiché l’aborto è il mezzo per evitare le nascite, quando la contraccezione non è utilizzata. Il male peggiore segue il male minore.Ecco come ha risposto Fessio:
Chiedo: è vero che l’aborto è un male peggiore della contraccezione, e anche «decisamente più grave»? Non necessariamente. Prendiamo il caso di coppie sposate che senza grave necessità utilizzano la contraccezione per rinviare la nascita di figli per anni, dopo che si sono sposati. Certamente in alcuni casi la volontà di Dio per loro è che siano aperti a una nuova vita. Qual è allora il male più grave? Prevenire il concepimento – e l’esistenza – di un essere umano con un’anima immortale, voluto da Dio e destinato alla felicità eterna? O abortire un bambino nel grembo materno? Quest’ultimo è certamente un male grave, «Gaudium et spes» lo definisce un «crimine abominevole». Ma comunque esiste un bambino che vivrà eternamente. Mentre nella prima circostanza non esisterà mai un figlio che Dio intendeva venisse al mondo […] è un male maggiore privare qualcuno dell’esistenza rispetto a privare qualcuno della vita temporale.La frase finale dimostra, temo, che padre Fessio è in preda a una gravissima confusione. Com’è possibile, infatti, privare di qualcosa qualcuno che non esiste – qualcuno che, a rigore, non è affatto «qualcuno»? Non c’è un bambino che esiste da qualche parte – in un futuro alternativo o in un mondo possibile – e che sparisce con un sonoro «puff!» nel momento in cui i genitori ricorrano alla contraccezione. Quel bambino esiste solo nella vivida immaginazione di padre Fessio; a meno di non sostenere che l’anima preesista al concepimento. Ma questo andrebbe contro il dogma, che afferma al contrario che l’anima viene creata nel momento stesso della sua infusione nel corpo.
Sulla Nuova bussola quotidiana Renzo Puccetti («Contraccezione, nello scontro tra gesuiti perde la Civiltà cattolica», 22 febbraio), che naturalmente fa sua la posizione di Fessio (sia pure con qualche circospezione verbale), invoca l’autorità di Sant’Agostino, che così si esprimeva nel De nuptiis et concupiscientia (I.15.17):
questa voluttuosa crudeltà o se vuoi questa crudele voluttà si spinge fino al punto di procurarsi sostanze contraccettive […], volendo che il proprio figlio perisca prima di vivere.Agostino, però, come dovrebbe essere noto, era incerto riguardo all’origine dell’anima umana, e non ne escludeva neppure la preesistenza (almeno in una prima fase del suo pensiero). Il brano riflette questa sua incertezza, e difficilmente potrebbe essere fatto proprio da un cattolico ortodosso. In altri tempi Puccetti e Fessio (e probabilmente anche Magister, che dà spazio alla vicenda per alimentare la sua personale polemica antibergogliana) avrebbero potuto passare qualche brutto momento per queste affermazioni incaute.
Ma i tempi sono cambiati. Oggi, nell’accelerata trasformazione del cattolicesimo da religione universale a ideologia familista, idee come queste possono diffondersi come un’epidemia di influenza aviaria, e la logica e forse addirittura persino il dogma potrebbero rivelarsi inabili a fermarle. Ho il sospetto che ne sentiremo riparlare.
"Ma questo andrebbe contro il dogma, che afferma al contrario che l’anima viene creata al momento stesso del concepimento"
RispondiEliminaNon sono un grande esperto ma e' sicuro di questa affermazione? San Tommaso sosetneva che 'infusione dell'anima avessiss ben dopo il concepimento (e addirittura ad eta' diverse per maschi e femmine) che succedeva dell'anima gia' creata al concepimento non poteva essere infusa perche' il feto abortiva?
In effetti il dogma afferma che l'anima viene creata nel momento stesso della sua infusione nel corpo, e quindi nel momento del concepimento o in un momento successivo; devo dunque correggere quanto avevo distrattamente scritto. La preesistenza dell'anima al concepimento è in ogni caso esclusa.
RispondiEliminaEsiste una chiara tendenza nel magistero contemporaneo a preferire la tesi che l'anima venga creata nel momento del concepimento; le affermazioni di Tommaso vengono generalmente spiegate in base alle insufficienti cognizioni scientifiche del tempo. Tuttavia non c'è stato ancora un pronunciamento dogmatico; per ora ci si limita a dire che il concepito dovrebbe essere trattato esattamente come se fosse una persona, anche nell'ipotesi che sia privo di anima spirituale.
Vado a mente, ma in un’eciclica piuttosto recente (credo di GP2) vi è l’affermazione esplicita che non sia possibile rilevare sperimentalmente la presenza dell’anima (ovvio), ma che già questo implichi che il feto vada trattato in ogni caso come se fosse persona.
RispondiEliminaMi pare che sul piano logico sia inattaccabile: sarebbe come andare a caccia e sparare su di un cespuglio senza sapere con sicurezza se dietro c’è la lepre o un uomo. La sola probabilità che ci sia un uomo e non la lepre, tanta o poca che sia, per un ovvio principio di prudenza, rende immorale sparare.
Fra Diavolo:
RispondiEliminami sembra che tu sia un poco off topic, visto che qui non parliamo di embrioni ma di ciò che li precede. A meno che tu non voglia suggerire, in base al tuo principio esasperato di precauzione, che anche spermatozoi e ovociti hanno diritto alla vita, visto che "non si può mai sapere".
De minimis non curat praetor
RispondiEliminaFrancamente, ad una questione così insignificante come quella di stabilire cosa ci sia prima del concepimento, non riesco ad appassionarmi (e in fondo non comprendo il tuo interesse, se non forse come argumentum ad hominem).
Mi ero limitato a correggere il tiro di quanto espresso nel commento di Simone e nella tua risposta, ambedue leggerissimamente imprecisi. Insomma, una pignoleria! Chiedo scusa.
P.S. Il mio principio di precauzione è tutt’altro che “esasperato”, ma non è applicabile a spermatozoi ed ovociti.