Nell’articolo che citavamo nel
post di ieri, Eugenia Roccella aggiungeva altre considerazioni dopo quelle – piuttosto sfortunate, come abbiamo visto – relative ai figli della legge 40:
Ma anche altri studi avevano già fornito percentuali di successo incoraggianti, come quello effettuato da alcuni grandi centri pubblici italiani, e pubblicato nell’agosto del 2005 dalla European society of human reproduction and embryology. Dopo aver confrontato un numero analogo di cicli di fecondazione prima e dopo l’entrata in vigore della legge 40, la ricerca concludeva che la differenza «non era significativa in termini statistici». I sostenitori del referendum abrogativo devono rassegnarsi, non tanto alla sconfitta, ma ai dati reali e ai progressi medici e tecnologici.
Lascerei il compito di spiegare il senso della ricerca citata dalla Roccella al dottor Guido Ragni, che qualcosa certo ne deve capire, visto che ne è stato il coordinatore e che il suo nome compare in testa all’articolo che ne illustra i risultati («
The 2004 Italian legislation regulating assisted reproduction technology: a multicentre survey on the results of IVF cycles»,
Human Reproduction 20, 2005, pp. 2224-28). Il commento di Ragni è contenuto in una lettera inviata al
Foglio (ci dev’essere stato qualche disguido postale: non si spiega altrimenti perché non sia mai stata pubblicata...), e divulgata poi in una
conferenza stampa il 10 giugno 2005. La nostra
theoconette non era presente, a quanto pare:
Milano, 7 Marzo 2005
Alla Direzione del Foglio
Commento alla intervista della dott.ssa E. Porcu «Cifre alla mano: non è vero che la legge 40 ha fatto crollare le nascite in provetta»
Come coordinatore dello studio «Risultati dei primi quattro mesi di applicazione della legge n. 40/2004 sulla PMA», in corso di pubblicazione sulla rivista Human Reproduction (una delle più prestigiose riviste internazionali del settore), voglio precisare che quanto appare spesso sulla stampa a commento dello studio (per es., intervista della dott.ssa Eleonora Porcu sul Foglio) è frutto di una lettura parziale e «di parte» dei risultati.
Lo studio ha confrontato i risultati dei primi quattro mesi di applicazione della legge con i pari mesi dell’anno precedente di nove fra i più qualificati centri italiani (5 privati e 4 pubblici) afferenti alla Società Italiana della Riproduzione per un totale di 1861 cicli.
Non è vero che non ci sia stata una riduzione di gravidanze dopo l’applicazione della legge.
È necessario, per una lettura scientifica dei risultati, distinguere le gravidanze ottenute con trasferimento di embrioni freschi e quelle ottenute anche con trasferimento di embrioni congelati (prima della legge) e da ovociti congelati (dopo la legge): la legge infatti vieta il congelamento degli embrioni, mentre permette il congelamento degli ovociti.
Con trasferimento di soli embrioni freschi si è evídenziato una diminuzione non statisticamente significativa di gravidanze del 3% per prelievo di ovociti, pari quindi ad un 10% in meno di gravidanze: quindi, per es. invece di nascere 4000 bambini/anno da fertilizzazione in vitro ne nascono 3600 (riflessione personale: credo non sia facile spiegare alle 400 donne che non hanno ottenuto gravidanza che la cosa non è importante perché non è statisticamente significativa!).
Nettamente negativi e statisticamente significativi sono invece i risultati ottenuti con trasferimento di embrioni congelati (prima della legge) rispetto al trasferimento di embrioni ottenuti da ovociti congelati (dopo la legge).
La percentuale cumulativa di gravidanza ottenuta infatti prima della legge (embrioni freschi + embrioni congelati) è stata del 33,7% a fronte del 26,3% di quella ottenuta dopo la legge (embrioni freschi + embrioni da ovociti congelati), quindi il 21% in meno di bimbi nati.
Questi sono i risultati che rivendichiamo come obiettivi e scientificamente corretti (peraltro passati al vaglio di tre referees internazionali), anche se necessariamente parziali, in quanto l’osservazione ricopre solo i primi quattro mesi di applicazione della legge.
Voglio sottolineare che lo studio è stato eseguito per dare un contributo scientifico e non ideologico al dibattito sulla legge 40/2004, anche se ci siamo sentiti apostrofare, per questo, dal talebano di turno, di «disonestà intellettuale».
Segnalo inoltre che recentemente sul Sole 24 Ore sono stati pubblicati nuovi dati più aggiornati di sei centri privati italiani riguardanti i primi 10 mesi della legge (5464 cicli) che evidenziano una diminuzione di gravidanze molto più accentuata: (-14% per prelievo di ovociti, pari a 40% in meno di gravidanze).
Pur non essendo questi dati passati al vaglio scientifico di referees internazionali, confermano il dato intravisto dal nostro lavoro di un trend di diminuzione delle gravidanze post legge che sarà comunque opportuno verificare, dopo un anno di applicazione della nuova normativa, con un campione numeroso di casi, sia di centri pubblici che privati.
Cordiali saluti,
Guido Ragni
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