Secondo l’ultimo rapporto sulla riproduzione assistita in Italia, presentato ieri all’Istituto Superiore di Sanità, nel 2004 sono nati in Italia, grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, 5416 bambini: 163 in più rispetto al 2003. Gongola la nostra theoconette, Eugenia Roccella, dalle colonne di Avvenire di oggi («La legge 40 funziona? C’è chi non si rassegna mai», 10 marzo 2006):
Sono oltre 5400 i bambini nati nel 2004 con le varie tecniche di fecondazione assistita; circa 200 in più rispetto all’anno precedente, quando ancora la legge 40 non era stata approvata. Ieri l’Istituto Superiore di Sanità ha presentato i dati: la legge sulla procreazione medicalmente assistita, quella che, secondo alcuni, avrebbe dovuto far crollare le percentuali di successo e spingere le italiane con problemi di infertilità ad emigrare all’estero, non ha avuto affatto esiti catastrofici, anzi, ha fatto registrare un piccolo incremento di nascite.Gongola anche il Foglio, sempre oggi («Sono 5.416 i figli della legge 40, qualcuno in più del 2003», p. 3):
sono 5416 i nati da procreazione medicalmente assistita nel 2004, con la legge 40 già operante per una parte dell’anno (era stata promulgata in febbraio). Il dato si basa sulle informazioni volontarie del sessanta per cento dei centri, ed è quindi parziale. Ma il fatto essenziale è che supera quello dei nati del 2003, che erano stati 5253. La tanto vituperata nuova legge, insomma, non soltanto non porta un calo dei successi, ma coincide con un aumento delle nascite.Per la precisione, la legge 40 è entrata in vigore esattamente due anni fa, il 10 marzo del 2004, quindici giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; ma questo non toglie che sia stata operante per la maggior parte dell’anno. È dunque giustificato il giubilo di theocons e theoconettes? Purtroppo no.
La Roccella e l’anonimo autore dell’articolo del Foglio dimenticano – non posso credere che l’ignorino, e men che meno che se ne siano scordati a bella posta – un piccolo ma non trascurabile dettaglio del processo riproduttivo umano: una gravidanza dura nove mesi. Domanda: quando sono cominciati a nascere i bambini concepiti dopo l’entrata in vigore della legge? Risposta: nove mesi dopo il 10 marzo, cioè a partire circa dal 10 dicembre. E dal 10 dicembre alla fine dell’anno ci sono solo una ventina di giorni: di gran lunga troppo pochi per influenzare in modo sensibile le statistiche dell’intero 2004. A meno che con la legge 40 i bambini non nascano tutti molto, molto prematuri...
Aggiornamento: la pubblicazione, alla fine di giugno, della relazione al Parlamento del Ministero della Sanità sullo stato di attuazione della legge 40 nel 2005, consente finalmente di chiarire la natura delle cifre circolate a marzo: i 5416 bambini sono nati in realtà da cicli di fecondazione effettuati nel 2004. Come sia stato possibile che due giornalisti diversi (o una sola giornalista su due quotidiani differenti? L’articolo sul Foglio non era firmato...) possano aver pensato che questo equivalesse a dire che nel 2004 erano nati 5416 bambini supera la mia comprensione, pur tenendo conto della forte ambiguità del rapporto inizialmente presentato dall’Istituto Superiore di Sanità, dove si diceva (stando almeno al comunicato stampa dello stesso Istituto): «Nel 2004 – spiega la Scaravelli – abbiamo documentato 3705 bambini nati grazie all’applicazione di tecniche di secondo e terzo livello, ossia di fecondazioni in vitro e 1711 bimbi nati, invece, grazie all’applicazione di tecniche di primo livello, cioè di inseminazioni intrauterine».
1 commento:
Il nome e il cognome della Roccella erano fin dall'inizio presenti nel mio post (altrimenti i lettori non abituali come farebbero a capire di chi parlo?); né vedo perché "etichettare" le persone debba essere considerato disonorevole: perché "il Cav" o "l'Elefantino" andrebbero bene, e "theoconette" no?
Sulla rivista Human Reproduction rispondo in un post apposito. Sulle tecniche di crioconservazione degli ovociti: aspettando che i loro risultati divengano da "incoraggianti" anche solidi, sarebbe forse stato meglio continuare sulla strada del congelamento degli embrioni, una tecnologia affidabile e ben conosciuta, per non sopportare nel frattempo una sensibile diminuzione nella percentuale dei successi.
Sulla diminuzione attesa dei risultati: oltre alle mancate fecondazioni eterologhe (tutti bambini di cui evidentemente si ritiene preferibile la non esistenza ...), temo che occorrerà aggiungere i casi in cui il divieto di accesso alle coppie non sterili o non infertili (e il divieto di diagnosi pre-impianto) impedirà ai portatori di malattie genetiche di avvalersi della PMA.
A parte questi casi, è possibile che per il resto non si verifichi un'importante diminuzione delle nascite: è quello che tutti ci auguriamo, anche se non appare al momento molto probabile. Il senso del mio post – ma suppongo che si sia capito – non è tanto quello di contestare la per ora fantomatica crescita dei nati, quanto di mostrare la tempra intellettuale (non voglio neanche pensare a un difetto di onestà, malgrado l'enormità dello strafalcione) di alcuni professionisti dell'informazione.
Posta un commento