È iniziato ieri il nuovo viaggio della speranza per Beppino Englaro: il papà di Eluana, la giovane lecchese in coma irreversibile da 17 anni, chiede sia staccata la spina che tiene artificialmente in vita la figlia.Speriamo che i desideri di Eluana vengano finalmente rispettati.
E ieri la Corte d’Appello di Milano ha aperto di fatto l’istruttoria compiendo un piccolo passo in avanti rispetto alle richieste del genitore: ascoltare il racconto di chi avrebbe sentito la Englaro esprimere il desiderio di non dover essere tenuta in vita con delle macchine. La lista dei testimoni sarà valutata il 30 giugno prossimo.
[…]
Quello che chiede Englaro è molto semplice: “Restituire la dignità umana e il diritto alla morte a mia figlia”.
[…]
Il concetto del ricorso ruota attorno all’utilizzo del sondino nasograstrico: chiunque può rifiutare questo trattamento, ma non chi è incapace di intendere e volere come, appunto, una persona in coma. Se la Corte d’Appello di Milano dovesse esprimersi in modo diverso da quanto fatto dai colleghi di Lecco, si aprirebbe la strada all’eutanasia. In caso di ennesimo diniego, si andrà in Cassazione e poi forse anche alla Corte di Strasburgo. Sarà necessario stabilire, attraverso le testimonianze, l’effettiva volontà della Englaro di non essere mantenuta in vita artificialmente. “Continuerò fino a quando otterrò ragione”, ha detto il padre.
[…]
“Spero che ancora una volta non vengano negati i diritti di mia figlia: su tutti quello espresso nelle sue piene capacità di intendere e di volere molto prima di quel maledetto incidente”.
Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
domenica 28 maggio 2006
Il caso di Eluana Englaro alla Corte d’Appello di Milano
Da Vivere & Morire, Cominciato esame della Corte d’Appello sul ricorso Englaro, 27 maggio 2006:
Anch'io, fossi nei medici che la tengono "in cura", staccherei la spina. Anzi, a dir proprio la verità, me ne sarebbe fregato della legge: gliel'avrei staccata solo con il consenso del padre. Sarei finito in carcere per porre fine all'enorme calvario che devono sopportare questi poveri malati, coscienti e non. Se in Italia non viene tutelato il diritto alla morte, facciamo ridere il mondo.
RispondiEliminaPer me come per Luana evidentemente la vita è ridere, soffrire, gioire, lottare, abbatersi per poi risalire dalle difficoltà, amare, odiare, litigare,riappacificarsi...e nn restare in vita immobili grazie all'alimentazione attraverso un sondino! Rispettiamo la volontà di chi trova più dignitoso morire ke continuare a sopravvivere...
RispondiEliminaVIVERE è tutt'altro!!!