venerdì 23 giugno 2006

Alberto Alvino ha detto...

... in un commento a Il sesso è neutrale.

E noi rispondiamo, perché molti degli argomenti proposti da Alberto sono piuttosto comuni. Per questa ragione la risposta è un post invece che un commento.

Sulla premessa non c’è molto da dire. La prendiamo per buona.

(Alberto) Ho paura che della scienza si possa abusare, come di fatto è stato e vien fatto troppo spesso.
(Chiara) Pressoché di qualunque cosa si può abusare: del burro, della compagnia di un amico, di un libro amato, perfino dell’ossigeno. Non dimostra alcunché il fatto che si possa abusare di qualcosa. Ti prego, non venirmi a dire che la scienza è diversa dal burro o dall’ossigeno: è una analogia, non una pretesa di dimostrare che la scienza e l’ossigeno sono uguali. Ciò che voglio dire è che la possibilità di abuso non è sufficiente per fondare una condanna. Addirittura pensi che ‘troppo spesso’ si sia abusato della scienza? Io non sono d’accordo, e potrei risponderti che troppo spesso si è abusato dell’ignoranza, o della religione. Che non sono poi così dissimili.

(Alberto) Ho paura del fatto che se ne possa fare una nuova religione.
“Che male ci sarebbe a scegliere il colore degli occhi?”
Scegliere gli occhi verdi può danneggiare il nascituro?

Lo vedo come un concetto pericoloso.
(Chiara) Non capisco se intendi dire che di una certa scienza si potrebbe farne una nuova religione. In questo caso: se e quando la scienza diventa una religione smette di essere scienza. La differenza tra scienza e religione è abissale. E incolmabile. Se ti riferisci piuttosto al fatto che scegliere il colore degli occhi possa diventare una nuova religione, direi che quanto dovrebbe essere criticato è l’involuzione religiosa e non il contenuto. Sul contenuto io credo che si debba rispondere alla domanda che fai subito dopo: può danneggiare il nascituro la scelta del colore degli occhi? Secondo te sì e per due motivi.

(Alberto) Primo. Danneggia moralmente l’idea che abbiamo di noi stessi. E quella che abbiamo della nostra società. L’uomo potente. Come Dio. L’uomo che può tutto. L’uomo viziato che non è contento se il figlio non ha gli occhi verdi. Non è alto. E non è biondo.
Avverto questo potere come “alienante”. In grado comunque di modificare il costume della società.
(Chiara) I danni morali non bastano a sostenere divieti legali. Rimarrebbe in questo caso la libertà per ciascuno di scegliere cosa fare. E mi starebbe bene. L’onnipotenza dell’uomo è necessariamente devastante? Io trovo più osceno continuare ad invocare Dio come l’inarrivabile, come l’esempio di quanto l’uomo non potrà mai raggiungere. Esistono delle possibilità che la tecnica permette di realizzare. Che prima appartenevano alla fantasia o alla fantascienza. Se non ci sono valide ragioni per condannarle, che ognuno scelga come preferisce. Non mi precipiterei a chiamare in causa la tracotanza umana – come se poi bastasse a dimostrare l’oscenità di quelle possibilità che le tecnologie rendono raggiungibili (io e te che parliamo e ci scriviamo perché c’è l’elettricità e internet e i computer e la lista sarebbe davvero lunga). Se vuoi possiamo dire che giochiamo a fare dio, ma io ti chiederei: che male c’è? (l’unico problema quasi insormontabile sta nel giocare a fare qualcuno che non esiste, ma questo è un altro discorso). Quanto alla presunta scontentezza genitoriale se il figlio non è alto e bello e intelligente, devo ripetermi: anche fosse? Che cosa dimostrerebbe? I genitori sono scontenti o contenti dei propri figli per le ragioni più eterogenee. Attribuire loro la possibilità di scegliere il colore degli occhi non mi sembra possa esasperare o stravolgere il potere che già hanno. Il carattere ‘occhi verdi’ è meno invadente e dirompente nelle esistenze filiali di molti comportamenti sui quali nessuno si permette di fare una critica (‘imporre’ la propria lingua madre; imporre una dottrina religiosa: che mi dici al riguardo? Non è più dannoso dei neutrali occhi verdi? Non è un fardello molto più pesante e difficile da smaltire?). Quanti poteri cambiano il costume della società? Innumerevoli. ‘Cambiare’ il costume della società, però, è moralmente neutrale. Devi ancora dimostrarmi che cambiarlo scegliendo il colore degli occhi del proprio figlio sarebbe un cambiamento indesiderabile; anzi, da condannare.

(Alberto) Viviamo in una società di massa, ed una tecnologia che da all’uomo tanto potere troverà anch’essa applicazione di massa. Al punto magari che il singolo individuo possa vedersi “costretto” dal costume corrente ad usarla. Come oggi ti senti dire “non vedi il grande fratello?”, oppure “non hai una BMW?”, in un’epoca quale stiamo immaginando ci sentiremo dire “tuo figlio non ha gli occhi verdi?”.
(Chiara) Io mi sento fiera e orgogliosa (quando mi sento dire “non vedi il grande fratello”), non so tu. In ogni modo ciò che dovrebbe ricevere il biasimo è l’emarginazione dalla massa o la costrizione. Ti sembra impossibile rispondere: “mio figlio non ha gli occhi verdi, e allora”?

(Alberto) E quando ci saranno solo pochi individui con i “brutti e vecchi” occhi castani, chissà, magari il costume ci porterà verso nuove emarginazioni: “guarda, quello ha gli occhi castani” come oggi diciamo “guarda, quella è una prostituta”.
Non è difficile immaginare questi scenari, perchè di simili ne abbiamo oggi a bizzeffe, nell’attuale costume della nostra società occidentale. Un diffuso, generalizzato, mal costume.
(Chiara) E allora prenditela con il malcostume, non con la prostituta o con chi guida una 600. Non dimenticare che i gusti sono diversi, anche riguardo agli occhi. Altrimenti tutti i bambini si chiamerebbero Mario o Giovanna. Non ci sarà mai uno scenario di soli occhi verdi. Almeno in uno scenario abbastanza ampio da comprendere una eterogeneità, e non fatto da un solo genitore ossessionato dagli occhi scuri…

(Alberto) Secondo. Non vorrei riferirmi alla retorica cattolica, ma questa è oggettivamente eugenetica. Che ne sarà della diversità genetica che la natura (voi lo sapete senz’altro meglio di me) si è preposta come fondamento della vita? Le specie più avanzate hanno aumentato la loro complessità, e con questa la loro differenziazione. Alla base dei sistemi biologici ci sono proprio meccanismi che creano differenze: ne sono esempio la riproduzione sessuata, il crossing-over. Sappiamo invece che l’uomo, per motivi culturali e sociali ha sempre teso a preferire alcuni fenotipi (l’ariano classico ne è un esempio). È qui utile ricordare quanto segue. Per il nostro costume la discendenza migliore è quella pura: oggi parliamo di razza italiana in pericolo perchè facciamo pochi figli, il termine “meticcio” è spesso usato in termine dispregiativo, e questi concetti li applichiamo anche agli animali (“è di razza”, “è purosangue”).
(Chiara) Eugenetica: ovvero? La diversità genetica, la natura, la vita, etc., sono già irrimediabilmente sottoposte ad un processo corrosivo: la consapevolezza umana di come funziona l’evoluzione (non universale, d’accordo…). È fatta, non si può tornare al catastrofismo, al creazionismo oppure al non porsi proprio la domanda. La preferenza di alcuni fenotipi (come dici tu) è una falsità ammantata da scienza: basta ricordare la falsità del determinismo genetico. E andarsi a leggere i deliri pseudoscientifici di quanti hanno provato a sostenere la superiorità di una razza su basi ‘scientifiche’.

(Alberto) Ho paura che questo sposti il concetto di scienza da “scoperta” a “manomissione” della natura. È questo,a mio avviso, ad essere moralmente inaccettabile. Oggi accade troppo spesso, e finora si è ritorto sempre contro di noi.
(Chiara) Non basta manomettere la natura per essere immorale. Quante volte al giorno manometti la natura? Accendi la luce, fai il bucato con la lavatrice, prendi un antinfiammatorio se hai mal di denti (continuo?). Sei sicuro che la manomissione della natura si sarebbe ritorta contro di noi? Hai i vaccini, hai le medicine, hai talmente tanti vantaggi derivanti dalla manomissione della natura che ti sarebbe impossibile vivere senza.

(Alberto) Oggi mangiamo pasta di grano OGM o con modifiche genetiche da bombardamento radioattivo, la frutta inzuppata di farmaci, siamo circondati da materiali sintetici da petrolchimica, l’aria delle nostre città è carica di PM10 e polveri di metalli pesanti delle marmitte catalitiche, i bovini sono costretti a mangiare farine di carne e iniettati di steroidi. Continuare richiederebbe pagine e pagine zeppe dello snaturamento verso cui ci portano i due mostri sacri del progresso: la tecnologia e il mercato.
In tutto questo ormai da oltre trent’anni un’epidemia di cancro affligge la nostra civiltà occidentale. Alcuni si chiedono ancora perchè, e danno fondi per la ricerca scientifica. Senza paraocchi il perchè si trova rapidamente. Chi lo conosce, non può fare a meno di convivere con tutti i rischi che il malcostume della società gli ha messo, volente o nolente, davanti.
Cercando di liberarmi da dogmi di ogni tipo, ho paura di tutti gli estremismi religiosi: del cattolicesimo (la religione di Dio), del capitalismo (la religione del mercato), dello scientismo (la religione della scienza).
Mi piacerebbe leggere controargomenti....
(Chiara) Sul mercato sono meno in grado di darti risposte, ma temo che vederlo come il nemico o il mostro sia ingenuo e non corrispondente alla realtà. Così come è fasulla l’immagine diffusa dello scienziato folle che trama nell’ombra terribili armi di distruzione di massa. La pasta OGM non fa male alla salute; per l’inquinamento ambientale chiamerei in causa la politica, piuttosto che la scienza. Il cancro non è di certo una patologia ‘tecnologica’. La ricerca scientifica non ne è responsabile.
Come ho detto all’inizio, di tutto si può abusare. Non possiamo vivere senza acqua; ma possiamo anche annegare.
Un’ultima cosa: la scienza non è scientismo.

2 commenti:

  1. Non ho trovato convincenti le Vostre risposte. Mi è sembrato invece che vi venissero estremizzate volutamente le mie critiche, arrivando ad un confronto pregnato di un certo manicheismo: divieti, condanne contro permessi e possibilità totali, scienza contro religione. Una visione con cui non concordo, che trovo semplicistica, comnque non adatta agli argomenti in gioco. Mi sia consentito dire che ho trovato molte argomentazioni tautologiche, fini a se stesse nella misura in cui si autogiustificano. Commenterò ora punto per punto le mie opposizioni a quanto da voi ribattuto.

    (Chiara) Pressoché di qualunque cosa si può abusare: del burro, della compagnia di un amico, di un libro amato, perfino dell’ossigeno. ... Ciò che voglio dire è che la possibilità di abuso non è sufficiente per fondare una condanna. Addirittura pensi che ‘troppo spesso’ si sia abusato della scienza? Io non sono d’accordo, e potrei risponderti che troppo spesso si è abusato dell’ignoranza, o della religione. Che non sono poi così dissimili.
    (Alberto/Risp) Inutile dire cose ovvie: sappiamo che si può abusare di tutto. Ciononostante è altrettanto ovvio che se abusare col cibo può portare ad una indigestione, abusare con l'atomo ha portato alla bomba atomica. Quest'esempio non è banale, e lo approfondirò in un punto successivo. Il punto è che, mi pare evidente, l'abuso di qualcosa di potente debba preoccupare. E la scienza, è molto potente. Continuando, mi è d'obbligo rilevare che non ho mai, nel mio commento, inserito la parole "condanna". Io non condanno niente, cerco invece, con responsabilità, di sviluppare un senso critico che mi porti a riflettere oggettivamente. Anche su ciò che io stesso faccio. Proprio per questo non ho dubbi sull' "abuso di scienza" che oggi viene fatto. Anche su questo dirò oltre. Non vale certo la risposta che troppo spesso si è abusato di ignoranza e di religione. E' tautologica. Perchè è anch'essa ovvia a chi conosce anche un minimo di storia. Chi è onesto, combatte contro tutti gli abusi. Infine avverto un pò di arroganza, lo dico senza polemica, nella frase che assimila religione a ignoranza. Spesso è vero (anche qui basta poco...) Ma la similitudine generica è molto offensiva. Una religione è un fenomeno sociale "un pò" più complesso dell'ignoranza. Essere atei, non vuol dire misconoscere o ridicolizzare la profondità d'animo di altri. Pensieri classificabili come religioni hanno permeato fenomeni sociali, culturali e tradizionali da millenni in ogni parte del mondo. Non hanno diffuso solo ignoranza. In nome della scienza non ci si può arrogare il diritto di ergersi al di sopra di tutto questo.E' inoltre da aggiungere che anche diversi scienziati (qualche esponente di prim'ordine della fisica delle particelle italiana ve lo ricordate?) sono cattolici, e io non mi sentirei di dargli "dell'ignorante".


    (Chiara) Non capisco se intendi dire che di una certa scienza si potrebbe farne una nuova religione. In questo caso: se e quando la scienza diventa una religione smette di essere scienza. La differenza tra scienza e religione è abissale. E incolmabile.
    (Alberto/Risp) Mi dispiace deluderti, ma le cose stanno ben diversamente. La storia della scienza, parlo da Galileo in poi, è piena di religione (certo, non in senso stretto come quanto sopra discusso). Il Devoto-Oli alla voce religione riporta testualmente: "il rapporto, variamente identificabile in manifestazioni interiori o esteriori di omaggio venerazione e adorazione, che lega l'uomo a quanto egli ritiene sacro o divino". Isaac Newton pur accettando le equazioni relativistiche classiche (non allora) di Galileo, le vedeva come un puro mezzo di calcolo anzicchè portatrici dell'idea di relativismo, visto che l'universo senza stelle fisse non lo concepiva nemmeno. Doveva esserci per forza un punto di riferimento...assoluto. Come dici tu allora, Newton forse non era uno scienziato...Einstein credeva nel Dio di Spinoza perchè era un materialista determinista, e non poteva accettare una realtà diversa: "Dio non gioca a dadi" era la sua religione, solo in punto di morte capì che questa sua visione ideologico-religiosa lo aveva frenato nelle sue ricerche. Eppure fu lui a sconquassare decenni prima il mondo della scienza eliminando di punto in bianco il preconcetto di tutti (proprio tutti) gli scienziati dell'epoca: l'etere. Einstein riteneva sacro il determinismo della natura, cui nulla poteva opporsi.Riusci anche a negare la validità delle sue stesse equazioni quando fu costretto a scontrarsi con i quanti. Planck gli mise la verità opposta a portata di mano: il mondo è quantizzato e il suo funzionamento segue principi probabilistici.L'elenco potrebbe continuare a lungo anche solo nel campo della fisica: l'atomo indivisibile e Rutherford, gli adroni e il gruppo di simmetrie di Gell-Mann, il riduzionismo e Prigogyne. Potremmo ricordare Darwin, che distrusse la religione Lamarchista e per questo fu avversato per anni. Religione, si, come altro chiamarla? Altrimenti come giustificare il comportamento dei suoi oppositori (scienziati) alla pubblicazione dei suoi studi? Prendiamo l'antropologia: per anni scienziati indottrinati hanno "dimostrato" che, ad esempio, un fattore numerico (IQ) poteva rappresentare senza ulteriore ausilio l'intelligenza di un individuo, o (visto che avete, voi, tirato in ballo questioni di superiorità di razza) che la dimensione del cranio provava l'inferiorità di alcune razze umane, o della donna... La scienza è piena di religioni, nella storia come adesso. Negarlo vuol dire mettersi i paraocchi. Vuol dire fare (e spesso si fa) della scienza un marchio che garantisce indubitabilità dogmatica, in poche parole farne una divinità cui dare fede sconfinata: "è uno scienziato, non può essere contraddetto!". La parola "scienza" non garantisce indubitabilità in se stessa. Essa rappresenta una metodologia di processo nell'indagine sulla natura: un progresso enorme dovuto a Galileo (avversato peraltro dagli "scienziati" precedenti), nel quale Galileo stesso non faceva garanzia illimatata di infallibilità soprattutto perchè sottoposto comunque ad un limite: qualsiasi conoscenza, anche scientifica, viene mediata dall'uomo, che non è mai scevro da interpretazioni. Il dato esperito, non è l'esperienza conosciuta, ancor meno quella comunicata ad altri. Uno scienziato non dovrebbe mai ignorarlo. I formalismi stessi di comunicazione sono sempre parziali (K.Godel), anche per la pura matematica. A questo si aggiungono le ideologie, i credi, le religioni di chi fa scienza.
    Per quanto riguarda oggi, R.Lewontin (genetista di fama internazionale) e G.Preparata (fisico subatomico italiano), ma anche altri, hanno criticato più volte l'attuale ricerca scientifica, riconoscendola schiava dell'ideologia riduzionistica. Le loro argomentazioni solo valide, chiare e bastano a sollevare il dubbi sulla "vera" scienza di oggi (a parte il corollario: a qualcuno conviene che questa sia la strada intrapresa!). Questo in due campi fondamentali: la biologia molecolare e la fisica. Io mi chiedo: ci sono altre ideologie oggi in chi fa ricerca scientifica che ne alterino l'attendibilità? Preparata afferma che l'essitenza di campi elettrodinamici in stato coerenze possano spiegare effetti ad oggi senza spiegazione, ma la ricerca in questo settore viene ignorata del tutto perchè richiederebbe uscire dal paradigma riduzionista. Lewontin svela invece le tante illusioni della scienza riduzionistica nella biologia d'oggi in un saggio d'incredibile valore (R.Lewontin, Il sogno del genoma umano ed altre illusioni della scienza).
    Posso accettare quest'idea: la scienza, quella vera, nel tempo tende a correggere i propri errori, perchè (e questo è indubitabile) il metodo Galileiano è superiore a ogni altro metodo per lo studio della natura, e i preconcetti del singolo troveranno prima o poi un detrattore. Ma questo non si sa quando avvenga, ed è comunque un risultato che la scienza non acquisisce da sola, ma grazie anche al cambiamento dei costumi sociali. Così, oggi, anche grazie ai movimenti sociali che hanno portato all'abolizione del razzismo in america, nessuno scienziato "dimostra" più che le razze africane sono meno intelligenti!Le ideologie, le religioni, sono parte della storia della scienza....

    (Chiara) I danni morali non bastano a sostenere divieti legali. Rimarrebbe in questo caso la libertà per ciascuno di scegliere cosa fare. E mi starebbe bene. L’onnipotenza dell’uomo è necessariamente devastante? Io trovo più osceno continuare ad invocare Dio come l’inarrivabile, come l’esempio di quanto l’uomo non potrà mai raggiungere. Esistono delle possibilità che la tecnica permette di realizzare. Che prima appartenevano alla fantasia o alla fantascienza. Se non ci sono valide ragioni per condannarle, che ognuno scelga come preferisce. Non mi precipiterei a chiamare in causa la tracotanza umana – come se poi bastasse a dimostrare l’oscenità di quelle possibilità che le tecnologie rendono raggiungibili (io e te che parliamo e ci scriviamo perché c’è l’elettricità e internet e i computer e la lista sarebbe davvero lunga). Se vuoi possiamo dire che giochiamo a fare dio, ma io ti chiederei: che male c’è? (l’unico problema quasi insormontabile sta nel giocare a fare qualcuno che non esiste, ma questo è un altro discorso).

    (Alberto/Risp)Non ho mai accennato a divieti legali. Mi infastidisce che si usino questi termini perchè li trovo deresponsabilizzanti nei confronti di chi fa scienza. L'etica non discende dal diritto.Bisogna saper porre dei limiti anche in assenza di norme giuridiche vincolanti. Si chiama buon senso. Io infatti ho parlato di mal costume. Che è legato, in una società di massa, alla scelta individuale. Uno scienziato che ignori che una certa scoperta o tecnologia potrà avere un impatto nella società di massa, e ne consideri quindi solo il fattore di libertà individuale ignorando del tutto il fattore moltiplicativo nell'applicazione di massa, è un irresponsabile.
    Non ho mai parlato di oscenità riferendomi alle possibilità della tecnica. Ho parlato di "cattivo uso".A meno che non mi si venga a dire che l'agosto del 45 (e l'ottobre '62?) fu uno scherzo divertente, sfido chiunque a contraddirmi sul fatto che una possibilità della tecnologia possa essere trasformata dalla tracotanza umana in tragedia di incommensurabile portata. Einstein, da persona di animo onesto e buono quale era, si sentì addosso responsabilità che i responsabili del progetto Manhattan invece rifiutarono. Furono mitigate solo dal fatto che sapeva che i tedeschi, pazzi più degli americani, stavano rincorrendo lo stesso, mostruoso sogno di potenza (divina, appunto). E proprio questo dimostra come la parola "scienza" non abbia significato a se stante, ma debba essere contestualizzata in una particolare politica, che ne indirizza sia lo sviluppo, sia l'applicazione tecnologica. Lo scienziato che ignora tutto questo è, nuovamente, irresponsabile.
    Non serve l'esempio del computer, mi spiace. Chi scrive è progettista e sviluppatore di software.Questo non mi impedisce tuttavia di criticare tante applicazioni della tecnologia informatica che reputo pericolose o negative per individuo e società. Non in assoluto ma nel contesto sociale in cui sono innestate. Parlarne qui ci porterebbe fuori tema.
    Quanto al gioco "a fare Dio", qualunque cosa Dio possa essere, se esista oppure no, ci sono tanti buoni istituti psichiatrici per curare la schizofrenia. Tra l'altro sentirsi divino vuol dire anche sentirsi in diritto di sopraffare gli altri. Questo non lo posso accettare.

    (Chiara)Quanto alla presunta scontentezza genitoriale se il figlio non è alto e bello e intelligente, devo ripetermi: anche fosse? Che cosa dimostrerebbe?
    I genitori sono scontenti o contenti dei propri figli per le ragioni più eterogenee. Attribuire loro la possibilità di scegliere il colore degli occhi non mi sembra possa esasperare o stravolgere il potere che già hanno.
    Il carattere ‘occhi verdi’ è meno invadente e dirompente nelle esistenze filiali di molti comportamenti sui quali nessuno si permette di fare una critica (‘imporre’ la propria lingua madre; imporre una dottrina religiosa: che mi dici al riguardo? Non è più dannoso dei neutrali occhi verdi? Non è un fardello molto più pesante e difficile da smaltire?).
    (Alberto/Risp) Anche qui il discorso è tautologico. Certo, imporre il proprio credo è più gravoso che imporre occhi verdi. Che ti dico? Che preferirei, e combatto per questo, che i genitori non dessero imposizioni ai figli (J.Dewey, Democrazia ed educazione; Colin Ward, La pratica della libertà).Il fatto che oggi ne diano di grosse, non giustifica certo che ne possano dare altre anche se più piccole. Il che è comunque tutto da dimostrare, o ti basi su solide basi psicologiche quando affermi ciò? Aggiungo che si fa sempre in tempo a cambiare credo (religioso, culturale,...), ma i geni, una volta che te li ritrovi addosso, non te li togli più.

    (Chiara)Quanti poteri cambiano il costume della società? Innumerevoli. ‘Cambiare’ il costume della società, però, è moralmente neutrale. Devi ancora dimostrarmi che cambiarlo scegliendo il colore degli occhi del proprio figlio sarebbe un cambiamento indesiderabile; anzi, da condannare.
    (Alberto/Risp)I costumi cambiano spesso a partire dalla società stessa, o dell'ambiente. E la tecnologia è ambiente per l'uomo. Ma affermare che i cambiamenti siano "moralmente neutrali" è cosa assurda. Dovremmo quindi ammettere che sia "moralmente neutrale" che il calcio in Italia oggi sia corrotto. O che sia moralmente neutrale che l'attività mafiosa in sicilia sia così diffusa (io sono siciliano e trovo il costume mafioso moralmente negativo, non so tu!). Che i costumi (e i loro cambiamenti) si possano vedere da vari punti di vista è ovvio, ma certo quasi sempre ci coinvolgono il giudizi morali.
    Tornando agli interventi genetici, mi sembra moralmente negativo dare adito al costume della libera selezione dei geni, perchè se i fenomeni culturali sono sempre stati nella "sfera di competenza" dell'uomo (e già solo quelli hanno creato discriminazioni), i fenomeni genetici sono rimasti finora di competenza della natura. Ho paura di un intervento umano generalizzato, che si è sempre tradotto in catastrofi(ecologiche, etniche, belliche, mediche) soprattutto quando non si avevano ben chiare le responsabilità in atto. Ed è questo il caso. Attualmente troppe incognite ci sono sulle responsabilità in gioco in ambito biomolecolare. Sappiamo bene che ancora non si ha la più pallida idea di come si avvolga una proteina. O di come si regoli il sistema immunitario. O dei meccanismi di riutilizzo multiplo dei frammenti nella trascrizione del DNA. Abbiamo appena aperto il vaso, e già ci crediamo in grado di dominare su tutto. Siamo arroganti.
    Ancora: a parte la tracotanza di un genitore che si autoimponga un figlio con gli occhi verdi, a parte nuovi razzismi che potrebbero generarsi (condizionale) con un'appliczione su scala di massa di questa tecnologia, a parte tutto questo, si potrebbe (condizionale) ridurre nel tempo la varietà dei geni diffusi tra la popolazione. Ciò porterebbe ad un impoverimento delle capicità di adattamento di cui madre natura ha dotato la vita. Come quello che sta accadendo ora con le specie animali o vegetali. Differente il metodo: filtraggio a livello biomolecolare piuttosto che tramite lo sterminio di massa di intere specie che viene fatto oggi.
    Tutto questo è valido se si ammettono, su ciò che noi facciamo, responsabilità sociali oltre che meramente individuali. Non ammetterle, è nient'altro che un preconcetto, anch'esso reduce del su mensionato riduzionismo (si valuta l'individuo solamente, non la società nel suo complesso).
    Ammettendo responsabilità sociali sui gesti individuali in una società di massa, giudico negativo l'impatto che avrebbe la tecnologia in oggetto di discussione sui nostri costumi, già abbondantemente decaduti.

    (Chiara) Io mi sento fiera e orgogliosa (quando mi sento dire “non vedi il grande fratello”), non so tu. In ogni modo ciò che dovrebbe ricevere il biasimo è l’emarginazione dalla massa o la costrizione. Ti sembra impossibile rispondere: “mio figlio non ha gli occhi verdi, e allora”?
    (Alberto/Risp) Mi congratulo con te che ti senti fiera. Io invece provo sconforto nell'assistere allo scadimento dei costumi della società, dei suoi valori, dei suoi desideri, della sua cultura. Non mi conforta esserne, in questo caso, fuori. E' interessante notare come anche tu dai un giudizio morale negativo sul "grande fratello".
    Continuando...E' noto che un fenomeno molto diffuso nei singoli individui è l'adattamento di questi alla società, che ne fa da ambiente. Ci si adatta. Possiamo pure definire questi individui, inmaniera sprezzante, come "conformisti", ma sarebbe un menare il can per l'aia. In una periferia mal ridotta e delinquenziale la maggior parte dei ragazzi andrà verso un futuro simile non certo perchè si è predestinati dai geni, ma per l'ambiente degradato e la società malsana i cui questi ragazzi crescono.
    Lo stesso accade con il "grande fratello" e cetomila altri casi. Il problema non è "emarginazione o costrizione", ma "mal costume". Se viviamo in una società che rasenta il disastro è per un malcostume generale di cui tutti ne abbiamo causa e ne siamo schiavi. O ci mettiamo in testa di migliorare tutti insieme il nostro modello di vita, o andremo a peggiorare. La scienza, in questo, non è mai stata, ne mai sarà, di alcun aiuto. Semmai produrrà strumenti sempre più potenti che nelle nostre mani porteranno a livelli sempre più bassi la nostra società. La televisione trash ne è un esempio. La chat come sexmachine ne è un esempio. Lo schiavismo industriale ne è un esempio (informatevi sulle Export Processing Zones). L'automobile riprodotta in milioni di esemplari ad inondare le nostre strade ne è un esempio. Il governo Berlusconi ne è stato un esempio, sovvertendo tutte le regole di buon senso di uno stato democratico e fomentando con i vari condoni, il mal costume e la deresponsabilizzazione di 57 milioni di italiani.
    Tornando al punto, in alcuni fenomeni seguirai la massa, in altri non potrai opporti. Solo alcuni potrai scansarne.
    Forse nel 2090 un genitore penserà: "se mio figlio non sarà alto come gli altri, 1.90, saprà che è colpa mia, non perdonerà mai me per averlo fatto così ne se stesso per esistere".E si vedrà costretto ad abilitare la checkbox del software di manipolazione genetica alla voce "scegli altezza". O addirittura non dovrà pensare nemmeno (in puro stile Fahrenheit 451): cliccherà direttamente "avanti" sul wizard dei caratteri genetici precompilato con le misure medie campionarie della popolazione in quell'istante.
    Tutto mentre, ovviamente, i tanti che non potranno permettersi questi lussi tecnologici moriranno di fame nei ghetti (beh, scusa, quest'ultima cosa è già così oggi).Desolante ritrato fantascientifico di un possibile/plausibile futuro della nostra società. Tutto sta nel capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma anche cosa ci rende, semplicemente, uomini.

    (Chiara) E allora prenditela con il malcostume, non con la prostituta o con chi guida una 600. Non dimenticare che i gusti sono diversi, anche riguardo agli occhi. Altrimenti tutti i bambini si chiamerebbero Mario o Giovanna. Non ci sarà mai uno scenario di soli occhi verdi. Almeno in uno scenario abbastanza ampio da comprendere una eterogeneità, e non fatto da un solo genitore ossessionato dagli occhi scuri…
    (Alberto/Risp)Tralasciando la prima frase che ovviamente non merita commenti, penso che proprio quello dei nomi di persona non sia un buon esempio: stanno andando ad uniformarsi in questi anni, poichè molti nomi precedentemente diffusi sono ritenuti non alla moda: Alfio, Adalberto, Ezecchiele, Elio, Filiberto, Sabino, Pancrazio, Romeo, Edmondo, Ludovico, Giuditta, Ginevra, ....Sono ridicoli solo perchè oggi fuorimoda. E non sono rimpiazzati. Conosco 10 Giuseppe, 10 Antonio e 6 Francesca. 1 Davide, 1 Giovanna (mia nonna). Le novità sono invece i nomi inglesi, non certo nuovi. E' proprio questo un esempio in cui la cultura sta andando ad uniformarsi. (Non parliamo poi del mercato globale con McDonald CocaCola e WalMart in testa). Il problema non è "soli occhi verdi", non cadiamo nel banale. Il problema è la riduzione della varietà dei fenotipi, che da milioni potrebbero diventare migliaia: il tuo presupposto "almeno in uno scenario abbastanza ampio...", cade. Naso grosso, curvo, tendenza mettere grasso nelle coscie, o in pancia, pelosità, dita corte, piedi piatti, seno piccolo, seno grosso , sedere piatto. Solo per citare alcuni esempi del solo aspetto esteriore. Potremmo aggiungere caratteristiche interne o strutturali: ossa più o meno robuste, esilità, sistema endocrino (poco GH, poco testosterone,...). Sono tutte caratteristiche percepite come negative nel nostro costume e grazie alle quali imprese commerciali in grado di padroneggiare tecniche di manipolazione genetica troverebbero file di clienti (immagino già ora i bei spot pubblicitari).
    Che l'intervento sui geni si faccia per motivi si salute (sindrome di down, malattie cardiache o tumorali, anemia mediterranea) spesso comunque derivate da geni recessivi, mi sembra molto diverso da intervenire per puro scopo ludico o solo per affermare il diritto alla scelta individuale incondizionata.


    (Chiara) Eugenetica: ovvero? La diversità genetica, la natura, la vita, etc., sono già irrimediabilmente sottoposte ad un processo corrosivo: la consapevolezza umana di come funziona l’evoluzione (non universale, d’accordo…). È fatta, non si può tornare al catastrofismo, al creazionismo oppure al non porsi proprio la domanda.
    (Alberto/Risp) Qui siamo all'assurdita totale. Questa è la più tautologica di tutte: siccome conosciamo, abbiamo già corroso. L'ipotesi è che la scienza serva a distruggere.Sappiamo già che faremo qualcosa che non va fatta! Ma di cosa stiamo parlando? Diamo i numeri?
    La scienza è conoscenza, non manipolazione, sregolazione, della natura. Galileo si starà rivoltando nella tomba.
    La conoscenza deve liberarci dalle paure, dall'ignoranza. La scienza ci serve per preservare il mondo. Possiamo sfruttare le conoscenze a fini tecnologici per il nostro consumo. Ma se sappiamo che andremo al disastro, allora rivoglio l'aratro e la mucca. Allora abbiamo sbagliato tutto. So che, per fortuna, pochi la pensano come te.
    Se riconosco che qualcosa fa male, non me la mangio lo stesso solo perchè esiste. La butto!

    (Chiara)La preferenza di alcuni fenotipi (come dici tu) è una falsità ammantata da scienza: basta ricordare la falsità del determinismo genetico. E andarsi a leggere i deliri pseudoscientifici di quanti hanno provato a sostenere la superiorità di una razza su basi ‘scientifiche’.
    (Alberto/Risp) Per dovere di cronaca, il primo detrattore del determinismo genetico sono io (assieme a Lewontin, of course). Io infatti mi sono sempre riferito all'ambiente. Che è il concetto chiave del Darwinismo. Ed in questo contesto è possibile parlare di "superiorità", intesa come migliore adattabilità ad un certo ambiente (mi spiace ma,gli occhi azzurri e la pelle chiara in africa, non ci vanno proprio).
    In quanto ai deliri pseudoscientifici...ti devo correggere: erano scientifici a tutti gli effetti.Con i preconcetti dell'epoca, quella era la scienza dell'epoca. Con i preconcetti di oggi, abbiamo la scienza di oggi. Sbagli se immagini un'oggettività a tutto tondo. Non sarà la parola "scienza" a fornirtela.
    Sbagli se pensi che la cosiddetta "scienza ufficiale" sia esente da preconcetti, ideologie, religioni.


    (Chiara)Non basta manomettere la natura per essere immorale. Quante volte al giorno manometti la natura? Accendi la luce, fai il bucato con la lavatrice, prendi un antinfiammatorio se hai mal di denti (continuo?). Sei sicuro che la manomissione della natura si sarebbe ritorta contro di noi? Hai i vaccini, hai le medicine, hai talmente tanti vantaggi derivanti dalla manomissione della natura che ti sarebbe impossibile vivere senza.
    (Alberto/Risp) Mi spiace, ma sbagli anche stavolta: sono esempi di tecnologia, non di manomissione. Il confie non sarà netto, ci saranno molti grigi senz'altro, ma una cosa è sintetizzare un farmaco per combattere l'infiammazione, un'altra è intervenire sul codice genetico umano. La scienza qui, non è il punto. Il punto è il buon senso. E la prudenza di chi ancora non ne sa abbastanza. Anche un laser ed il relativo DVD sono tecnologia. Disboscare l'amazzonia per il nostro piacere individuale (un bel parquet) è manomissione. E follia.
    Una tecnologia ha applicazioni pratiche utili su cui si è ragionavolmente e in comune d'accordo. Una manomissione è frutto dell'impovvisazione, della cattiva (perchè frettolosa) scienza, del gioco d'azzardo...e quasi sempre a favore di pochi e a scapito dei più. Tra l'altro è una questione di democrazia. Come sono in realtà tutte le scelte importanti del nostro vivere insieme.


    (Chiara) Sul mercato sono meno in grado di darti risposte, ma temo che vederlo come il nemico o il mostro sia ingenuo e non corrispondente alla realtà. Così come è fasulla l’immagine diffusa dello scienziato folle che trama nell’ombra terribili armi di distruzione di massa. La pasta OGM non fa male alla salute; per l’inquinamento ambientale chiamerei in causa la politica, piuttosto che la scienza. Il cancro non è di certo una patologia ‘tecnologica’. La ricerca scientifica non ne è responsabile.
    Come ho detto all’inizio, di tutto si può abusare. Non possiamo vivere senza acqua; ma possiamo anche annegare.
    Un’ultima cosa: la scienza non è scientismo.
    (Alberto/Risp)Mi sembra che i miei argomenti siano estremizzati immotivatamente. Non vedo certo il mercato come mostro, sarebbe infatti ingenuo. Ciononostante ne sò qualcosa. Posso consigliarti "Sulla nostra pelle" di Noam Chomsky per una vista d'insieme. Poi puoi leggerti i rapporti annuali del World Watch Institute e di CorpWatch per capire cosa succede quando speculazione feroce, neoliberismo, e tecnologia non controllata
    si mettono assieme. Per chi cerca e non ha i paraocchi, le fonti sono tante. Potremmo parlare dei traffici di rifiuti verso il terzo mondo, del supporto alla ricerca per scopi bellici, per il commercio di armi, ai traffici di metalli rari per l'industria elettronica dall'Africa, delle guerre che ne sono scaturite, del controllo delle dighe e dei bacini idrografici, dei brevetti sui farmaci,delle ricostruzioni e degli aiuti ai paesi sottosviluppati, i piani di adeguamento strutturale del FMI, gli accordi di libero commercio (e libera distruzione), fino al magnifico piano Condor di Henry Kissinger con cui gli USA hanno sparso il terrore nel mondo per il puro profitto degli investitori privati delle corporatios. E lo fanno tutt'ora.
    Un consiglio: se parli di scienza, devi conoscere anche dove va a finire e a cosa serve questa scienza.Dici che chi fa scienza non ne è responsabile? Tipico ragionamento italiano: lo scaricabarile. E' sempre colpa di qualcun'altro....
    Ma le cose non stanno così, e parte del mondo civile se n'è accorto.
    Qui non si parla di scienziati pazzi con i capelli all'aria. Banalizzare su queste cose, è grave.
    Qui si parla di irresponsabilità su cose che riguardano tutti quanti. Quando affermi che la pasta OGM non fa male alla salute commetti una grave irresponsabilità: nessun genetista può oggi affermare ciò, 1)perché le attuali tecnologie hanno limiti di precisione nello stabilire cosa verrà impiantato e dove, 2) anche sapendolo non si sa che effetti possa avere sull'uomo nella lunga durata, 3) non si sa quanto questi geni andranno a mescolarsi o sostituirsi alle specie naturali e , a parte il danno per la diversità biologica (notoriamente a rischio a causa degli OGM), si porranno tutti i problemi di ricombinazione, 4) molti OGM hanno puro scopo commerciale: il Monsanto RoundupReady esiste solamente per dare la possibilità a Monsanto di vendere assieme l'insetticida Roundup che altrimenti ucciderebbe la pianta (due piccioni con una fava, alla faccia dell'agricoltura biologica e della nostra salute), questo vuol dire che si va ad inserire dei geni anche non presenti in natura e che quindi non hanno alcuna funzione riconducibile ad alcuna funziona adattiva rispetto all'ambiente. A dire "non fa male", sono solo, guardacaso, i tecnici a libro paga delle corporations (il dio denaro è la più grande religione). A queste condizioni non possiamo presumere niente sull'effetto che produrranno le colture di OGM. Questo è buon senso. Sono accanto a GreenPeace contro ogni forma di coltura OGM: se ne parla tra 50 anni, quando forse ne sapremo qualcosa di più, e di sicuro senza le sanguisughe della Monsanto intorno. Per la cronaca: il grano attualmente utilizzato per la pasta italiana è il grano duro Cappelli modificato geneticamente tramite radiazione Gamma nel 1974 e poi diffusosi a livello agricolo (Creso). Oggi a trent'anni, il numero di affetti da Celiachia è aumentato di oltre 10 volte (da 1 su 1000/2000 a 1/150). Questa è irresponsabilità di cui oggi la società paga lo scotto. Mi chiedo se sai di cosa parli.
    Il cancro non è una patologia "tecnologica" dici? Forse sei male informata.Sarò quindi esplicito.
    A seguito della possibilità tecnologica apertasi intorno agli anni 40-50, poi diffusasi, di ricombinare chimicamente i composti organicisi è sviluppata l'industria petrolchimica, che costituì negli anni ruggenti un settore ad elevata crescita. Grazie alla petrolchimica sono stati ottenuti gran parte dei materiali che ci circondano (plastiche, gomme, resine, polimeri...). Dal 1960, periodo della massificazione della petrolchimica, ad oggi l'incremento delle percentuali delle patologie di cancro è in costante crescita. I grafci sono impressionanti e danno conto di una realtà atroce che ci siamo costruiti. Negli USA oggi si ammalano di cancro un uomo su due e una donna su tre.
    La verità è che abbiamo modificato l'ambiente in cui viviamo. Ci stiamo autoselezionando. Sopravviveranno quanti di noi sono più resistenti alla plastica. O, se nessuno di noi ha geni appositi, chissà, magari ci estingueremo. Cinismo a parte, questa è una tragedia. E parlare di ricerca sul cancro, è una grande ipocrisia. Non ne nego l'importanza medica, ma riporre in essa fiducia e speranza per il genere umano è frutto o dell'ignoranza o della malafede. Solo ora si comincia a parlare di esame a tappeto di tutti i composti chimici sul mercato. Ancora bisogna mettere a punto i sistemi, poi ci vorranno anni per eseguire test e bisognerà opporsi all'ostruzionismo delle multinazionali della chimica.Poi bisognerà smaltire qualnto finora accumulato. E forse tra due o tre generazioni, i figli dei nostri nipoti, potranno tornare ad un'esistenza libera dal mostro che ci siamo creati.
    In tutto questo è riscontrabile come già dai primi anni, parliamo dei favolosi '60, l'industria avesse avvertimenti di ciò. Ha sempre continuato a negare ogni responsabilità.Così come la scienza. Da tempo si sa degli idrocarburi policiclici aromatici eppure oggi si scopre che l'erba sintetica degli stadi ne ha come componenti. Chi l'ha ideata, progettata, prodotta, venduta? Così come per l'amianto, l'eternit, propagandato e commercializzato per anni salvo, poi, scoprirne una forte attività cancerogena. Ancora trovi operai che prendono il sussidio per l'attività lavorativa a contatto con amianto (un pò di denaro in cambio del rischio di cancro). Erano forse i politici che dovevano vietare la chimica industriale? O gli scienziati (i chimici, dov'erano i chimici, cosa dicevano oltre a intascare i soldi dei brevetti o dei dividendi?) avrebbero dovuto dire...HALT, dobbiamo saperne di più!? Paghiamo da 2 generazioni, e pagheremo almeno per altre due. Sempre più a caro prezzo.Oggi siamo in piena epidemia. In cambio abbiamo il nostro bel mondo di plastica. Ad ognuno di noi farsi il conto di cosa convenga e cosa no.
    Come fonti brevi posso citarti il film "The Corporations" e un'inchiesta del 2004 di Milena Gabanelli di Report. Ma trovare corrispondenze di quanto affermo non è difficile.
    La responsabilità sociale sarà la grande sfida della comunità civile in questo secolo: inviati di Gesù, corporations, scienziati, politici, giuristi, ideologi di tutti i tipi. Non sarà il diritto a riportare canoni morali più elevati, ma l'accettazione da parte di ognuno delle proprie responsabilità di fronte alla comunità.
    Un'ultima cosa: lo scientismo è la fede nell'infallibilità dogmatica della scienza, come se esistesse un ente "scienza" al di sopra dell'uomo e della sua fallibilità. Lo scientismo è la religione della scienza. E' una religione oggi molto diffusa.
    a.alvino@glauco.it

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  2. Pensavo che argomentazioni così importanti, e di così forte impatto sulla vostra visione delle cose, meritassero approfondimenti. Mi spiace che "la scienza" spesso non voglia affrontare le sue responsabilità sociali.
    Speravo in una risposta al mio commento...

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