Anche se non conosco con precisione i dati clinici, in linea generale è lecito continuare l’assistenza meccanica intensiva di una paziente allo scopo di salvare la vita del suo bambino.Un accanimento terapeutico, insomma, non solo giusto ma doveroso, perché (ancora le parole di Sgreccia):
c’era un fine. La mamma doveva essere incubatrice e alimentatrice del bambino con le residue risorse di vita. E questo era sufficiente per motivare il dispendio di macchine e di attività terapeutiche per tenerla artificialmente in vita, lo stretto tempo necessario.Incubatrice. Ecco, finalmente una parola rivelatrice.
Quale sarà il futuro della piccola bimba? Aspettiamo.
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