Il nuovo test (Procreazione: GB nuovo test rapido per difetti embrioni, Cybermed, 19 giugno 2006):
aumenta le possibilità di avere un bambino sano, e usa una tecnica che osserva l’intero dna di una cellula invece che cercare il possibile gene difettoso. Oltretutto così facendo, si possono individuare diverse malattie, invece che una sola. Gli scienziati britannici comunicheranno della loro scoperta a una conferenza a Praga, spiegando dei risultati positivi ottenuti con cinque coppie ora in attesa. L’équipe opera al Guy’s Hospital di Londra. Il metodo è stato chiamato Pgh (Pre-implantation genetic haplotyping), mentre quello attualmente in uso (che ha una possibilità del 50% di vedere i difetti genetici), è chiamato Pgd (Pre-implantation genetic diagnosis). Con il Pgh si testano genitori e parenti che siano portatori di un difetto genetico, per identificare le parti difettose del dna cromosomico. Poi si prende una cellula dall’embrione, trattarla in laboratorio in modo da creare più copie del genoma, e quindi cercare marker che indichino la presenza nell’embrione di due di queste parti o unità difettose, chiamate aplotipi.Non ho intercettato (ancora) reazioni alla notizia. Ma senza dubbio in Italia sarebbero in molti a condannare senza appello il perfezionamento di una tecnica omicida e perversa; di quella tecnica di selezione embrionale che la legge 40 ha vietato a causa delle sue finalità eugenetiche. Dimenticando di controllare il significato di eugen(et)ica e dimenticando di prendere una posizione a proposito delle indagini prenatali che condividono con la diagnosi genetica di preimpianto finalità e premesse. Con la sola differenza che la scelta che la diagnosi di preimpianto offre alla donna è quella tra impiantare o non impiantare un embrione affetto da una patologia, e non quella tra portare avanti una gravidanza di un feto malato oppure di interrompere quella gravidanza.
Nessun commento:
Posta un commento