Da un punto di vista liberale – in base al quale ognuno può fare del proprio corpo l’uso che gli aggrada – non c’è dubbio che la donazione dovrebbe essere permessa, a patto che le donne siano libere da ogni possibile coercizione e consapevoli dei rischi connessi (molto bassi ma anche potenzialmente molto gravi). Un’obiezione non banale viene però dal Dr Stephen Minger, direttore dello Stem Cell Biology Laboratory presso il Kings College di Londra, per il quale sarebbe prematuro sollecitare la donazione, in un momento in cui le ricerche che utilizzano ovociti (come la cd. clonazione terapeutica) hanno ancora percentuali di successo estremamente basse, che comporterebbero lo spreco della maggior parte delle cellule, facendo quindi correre rischi vani alle volontarie (Kirsty Horsey, «HFEA consults on eggs for research», BioNews, 11 settembre 2006):
“The efficiency of the procedure now is really in debate and it may be as little as one in 500”, he said, adding “until we’ve improved this procedure and get it to an efficient level say of ten per cent, we’re going to need literally hundreds of eggs and that means a very large number of egg donors”. He went on to say that he does not “feel it’s acceptable at the current time to encourage women who undergo a still somewhat risky procedure, it’s very invasive, to donate eggs for a procedure that at the current time is just not efficient enough to make this worthwhile”.Parole sensate – sempre che, naturalmente, per migliorare l’efficacia delle procedure non servano comunque sperimentazioni con gli ovociti.
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