Ne avevamo già parlato, ma insistere non fa mai male...
La notizia è di qualche giorno fa, ma le conseguenze possono essere di fondamentale importanza ed è utile ricostruire la vicenda. Il signor Bruno è un settantenne che, circa un anno fa, deve sottoporsi ad un delicato e rischioso intervento chirurgico. Consapevole del rischio di un esito infausto, contestuale o conseguente l’intervento, Bruno ha sottoscritto il consenso informato a condizione di inserire una clausola. Seguendo le indicazioni del comitato etico dell’ospedale San Martino di Genova, Bruno ha esplicitato le proprie volontà qualora in futuro non potesse più farlo. In caso di stato vegetativo persistente o altra grave inabilità, ha detto, rifiuto ogni forma di accanimento terapeutico (comprese idratazione e alimentazione artificiali) e rifiuto qualsiasi cura inefficace per la guarigione, come la rianimazione. I risultati importanti sono due. Il primo è la possibilità per ogni persona in procinto di sottoporsi a un trattamento medico di ampliare il consenso informato, esprimendo le proprie volontà anche rispetto a scenari futuri. Il secondo è la ‘dimostrazione’ che il testamento biologico esiste già, nonostante le lentezze della discussione parlamentare al riguardo, e nonostante le polemiche circa l’ammissibilità morale e legale delle direttive anticipate. Prendere sul serio l’autodeterminazione personale e la possibilità di rifiutare le cure ci conduce per mano e senza intoppi alla possibilità di decidere della nostra salute anche futura. La documentazione originale è consultabile presso il sito dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.
(Oggi su E Polis)
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