mercoledì 3 gennaio 2007

Il teologo spiega le ragioni del rifiuto (terreno) a celebrare i funerali religiosi a Welby

Luigi Lorenzetti (c’ha pure il sito) ci spiega, come dice il sottotitolo del suo articolo, perché la Chiesa ha rifiutato i funerali religiosi a Piergiorgio Welby (Rimane la speranza, Famiglia Cristiana, 7 gennaio 2007):
Nel caso concreto, il rifiuto del funerale religioso non equivale a un giudizio sulla coscienza e sulla sorte eterna del defunto. La Chiesa, alla quale è estraneo ogni atteggiamento punitivo e vendicativo, non giudica le coscienze e insegna ai suoi fedeli a non farsi giudicanti, ma a sentirsi giudicati dal Signore Gesù e dal suo Vangelo. Anche di fronte a comportamenti oggettivamente disapprovabili, è doveroso lasciare il giudizio a Dio, giusto e misericordioso. Tra le critiche, la più sapiente è quella della signora Mina, moglie di Welby: «Sono convinta che se lo incontrassi (il vescovo vicario della diocesi di Roma, ndr.) mi direbbe che ha pregato per lui, e che Dio è misericordioso». È la via giusta per ricordare con speranza cristiana chi ha lasciato questo mondo e chi resta.
La proibizione del funerale religioso va compresa nel contesto pubblico nel quale è stata collocata la vicenda, specie negli ultimi tre mesi. In altre parole, la negazione del funerale religioso, come atto pubblico, è il rifiuto di prestarsi alla strumentalizzazione ideologica di quanti intendono servirsi di situazioni estreme per introdurre, per legge, l’eutanasia o suicidio assistito.
Insomma, mi viene da pensare, la Chiesa è o inutile o vendicativa: inutile se non è né più né meno che il Signore Gesù; vendicativa dal momento che Gesù è giusto e misericordioso (sfido chiunque a sostenere che Gesù non avrebbe accolto Welby con amore e cura), la Chiesa invece si prende le sue piccole ripicche.
Mina – da gran signora qual è – ha raccontato in poche parole quanto io riassumerei in una: ipocrisia (“ho pregato per lui, ma i funerali religiosi non potevo concederli...”).
Non capisco: il funerale come atto pubblico non dimentica il destino di una singola persona? Collocando le ragioni del rifiuto nel clamore, e giustificandolo in tal modo, non si rischia di tralasciare un dettaglio: il funerale come accompagnamento del defunto?
(La premessa è per quanti ci credono; io ho già detto che di croci e crocette me ne interesso poco, ma è abbastanza irrilevante in questa sede.)

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