lunedì 15 gennaio 2007

La squallida curiosità per l’orrore

Spesso il traffico è rallentato in seguito ad un incidente stradale. Non direttamente in seguito all’incidente, ma a causa delle persone che si fermano a guardare. E rallentano, sbirciano, sono desiderose di guadagnarsi un pezzetto di orrore. Tentazione quasi irresistibile, meschina, ridicola.
E di fronte alla quale “Non ci si abitua mai. Ogni volta ci si illude e ogni volta va peggio”, come dichiara Marco Imarisio a proposito della folla radunata davanti a un cancello chiuso (Tutti in cortile, ressa per una sbirciatina, Il Corriere della Sera, 15 gennaio 2007).

200, 250 persone stipate davanti al cancello del cortile di via Diaz, Erba, Como. 200, 250 persone che si accalcano per vedere un frammento della scena del crimine. La fortuna è dalla loro, il cancello si apre e si riversano all’interno. Spettatori di nulla.
«Sbrigatevi, vi dico che hanno aperto, si vede tutto, è una figata». […] «Siamo fortunati. Non ci speravamo, ma è andata bene» […] «Dunque, quello è il garage di Olindo, quindi la stanza sopra deve essere la cucina di Raffaella. Così si capisce tutto» […] «Diamo soltanto un’occhiatina».
E quando una donna che vive qui da anni si permette di dire: «Signori, questa è una proprietà privata, per favore, andatevene altrimenti chiamo i carabinieri», le reazioni sono brutali.
Gli sguardi degli spettatori sono carichi di disprezzo. Questa egoista vuole tenersi tanto ben di Dio tutto per sé. «Andatevene, non siamo mica allo zoo», urla la donna. Le reazioni sono violente. «Stronza, puttana», mormora la ragazza del bigliettino con l’angioletto. Un signore rivendica il suo diritto a rimanere: «Noi non siamo bestie, qui c’è gente che ha sgozzato un bambino». Un altro: «Lei è più cattiva di questa», dice indicando il portone dei coniugi Romano. Fino all’accusa definitiva, che guadagna a chi la pronuncia sguardi di approvazione da parte della folla intorno: «Non ci dica che non li avete sentiti gridare perché era impossibile non sentire». Nessuno si muove, il cancello resta aperto. Nella corte si sta decisamente stretti, ma è come nelle piazze di una volta, dove si socializzava scambiandosi commenti sulle cose della vita. Ad ascoltare si impara anche che la diffidenza è una bestia difficile da domare. «Perché è andato in Tunisia, se davvero aveva paura dei vicini?». «Purtroppo bisogna stare vicini anche a lui». «È un delinquente, ma dalle sue parti avranno almeno un codice d’onore, li deve sterminare». «Alla fine, guarda caso, è lui che ci guadagna e si becca l’eredità della Raffaella». Arriva il marito della signora Claudia, che indossa una uniforme da pompiere. L’autorità emanata dalla divisa inizia a spingere i duecentocinquanta verso l’uscita. Si fa vedere anche un carabiniere, con il classico «circolare, non c’è niente da vedere». Il cancello si richiude. Il pubblico comunque è soddisfatto, spettacolo ottimo e abbondante. E poi è quasi l’ora dell’aperitivo.
E niente è meglio di un aperitivo dopo un pomeriggio intenso e faticoso.

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