Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
venerdì 19 gennaio 2007
L’Italia col doppio cognome
A ben vedere, persino nella piccola vicenda del disegno di legge sul doppio cognome (appena approvato dalla Commissione Giustizia del Senato) si ritrova il classico «spaccato del paese». C’è, innanzitutto, l’Italia che ritrova ogni tanto il coraggio di essere liberale, e che ha prodotto una proposta di norma civile e razionale. C’è l’Italia di sinistra e del cattolicesimo di sinistra, che col ministro Bindi non riesce a fidarsi dei suoi concittadini, che conosce poco e male, e pretende – fortunatamente senza successo, per ora, com’era anche l’auspicio di Bioetica – di rendere obbligatoria la pratica per impedire «che si continui a dare la preferenza al cognome paterno» (il pronostico più ovvio è quello opposto: la stragrande maggioranza delle coppie opterà senza problemi per il doppio cognome). C’è l’Italia epilettica dell’integralismo cattolico, comica sibilla cui ogni vibrazione delle sacre «radici» manda la schiuma alla bocca, e che anche da questo piccolo, quasi banale passo avanti non sa cogliere che presagi di rovina: «ulteriore banalizzazione dei legami famigliari» per Avvenire, «annullare tutto ciò che, con riferimento alla famiglia, ha storia e radici» per Alfredo Mantovano, «tensioni ed incomprensioni [che] può suscitare lo sconvolgimento futile e gratuito di una tradizione secolare» per Carlo Giovanardi, «sconvolgimento totale della tradizione secolare italiana, perché si distrugge anche la certezza di quale sarà il cognome con il quale nascerà il proprio figlio» per Francesco D’Onofrio, «fonte di disordine e disprezzo del sistema della parentela» per Rocco Buttiglione – manca, ma solo per il momento, la dichiarazione del beniamino di Bioetica. C’è l’Italia dei giornalisti che tirano via, per «non far notte», come Sebastiano Messina (e una schiera di altri), e ricorrono ai luoghi comuni mummificati dell’antropologia delle vignette della Settimana Enigmistica, con coppie che non aspetterebbero altro che mettersi a litigare su quale cognome andrà per primo. E l’Italia dei miserabili che si vendono ai quotidiani della destra peggiore, e che sul Giornale si inventano progressioni geometriche di 16-32-64 cognomi per le future generazioni (l’art. 2 del disegno di legge recita chiaramente «Il figlio a cui sia attribuito il cognome di entrambi i genitori può trasmetterne al proprio figlio soltanto uno, a sua scelta»), mentre su Libero aggiungono come spauracchio che «per la prima volta ci saranno dei fratelli con cognomi diversi» (il comma precedente dello stesso art. 2 afferma «Ai figli comuni successivi al primo, anche se nato prima del matrimonio, è attribuito lo stesso cognome attribuito al primo») – il pubblico è di bocca buona, e ingoia ogni liquame che gli si cacci in gola. Non nomino gli autori, con ciò dando il mio piccolo contributo a che nomi e cognomi siano dimenticati – giusto contrappasso – il più presto possibile.
In altre parole, se mio padre di cognome facesse Zoccola e mia madre Bianchi, sarebbe rispettoso che per tredici anni di scuola venissi apostrofata con "Zoccola alla lavagna" o "hai finito, Zoccola?", per non dire "Zoccola chiudi quella bocca", così da non turbare l'equilibrio della tradizione italiana.
RispondiEliminaTorno a vedermi House che è meglio :D
:-D
RispondiEliminase l'anno prossimo il pandoro avesse meno burro volontè parlerebbe di eutanasia laicista-islamica-dietista delle sacre radici cattoliche
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