In riferimento all’intervista al prof. D’Agostino, apparsa sull’inserto di Avvenire del 5 gennaio, vorrei portare la mia esperienza.(All’intervista a D’Agostino abbiamo dedicato un post, qualche giorno fa.)
Gianna e Antonio convivono ormai dal 1970: senza essersi sposati condividono da 37 anni tutto, nella buona e nella cattiva sorte. Non hanno figli. Sono impegnati nel sociale, lei insegnante, lui medico in una struttura pubblica, quindi anche perfetti contribuenti, senza alcuna possibilità di evadere il fisco e quindi mai contro gli interessi collettivi. Antonio ha una nipote gravemente malata, che abita a 600 km di distanza, Giovanna da quando è in pensione soggiorna regolarmente presso la “non nipote” per assisterla nei vari bisogni.
Oreste e Pina convivono da circa 30 anni. Entrambi insegnanti, hanno due figlie: una si è appena laureata, l’altra frequenta ancora l’Università. Impegnati nel sindacato, anche loro perfetti contribuenti, lei da quando è in pensione lavora come volontaria in una associazione che aiuta stranieri.
Eliana invece da un paio d’anni convive con Alessio: hanno 34 anni, sapevano entrambi quando sono andati a vivere insieme che il linfoma di Hodgkin da cui Alessio nel passato era stato colpito poteva determinare una recidiva. Purtroppo a pochi mesi dalla convivenza il fatto è successo: da allora Alessio viene ricoverato con regolarità per lunghi periodi in un centro lontano circa 100 km dalla loro casa. Qui gli vengono praticate cure per rafforzare il suo sistema immunitario. Eliana, che esce dal lavoro alle ore 18 e non può chiedere continuamente ferie o permessi, tutte le sere si fa sui 200 km tra andata e ritorno per vedere da dietro ai vetri, anche per pochi minuti, il suo Alessio.
Tra le coppie di fatto io conosco queste tre: esse dimostrano di conoscere benissimo il significato del termine “dovere”, ma soprattutto quello di “amore”. Non lo hanno formalizzato davanti allo Stato, ma per amore compiono quotidianamente i gesti che fanno di una coppia una famiglia.
Sono queste, professor D’Agostino, le coppie che secondo il Suo parere “pretendono diritti ma non vogliono assumersi doveri” al punto che un loro patto di convivenza “si configura come un rapporto giuridico parassitario a carico della comunità”?
Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
martedì 16 gennaio 2007
«Rapporti giuridici parassitari»
Gisella Bottoli, di Brescia, ci ha fatto conoscere il testo di una sua lettera inviata ad Avvenire e non pubblicata. La ospitiamo molto volentieri su Bioetica.
Io non capisco: perché non si sposano?
RispondiEliminaIl matrimonio gli garantirebbe tutto ciò che chiedono.
Marco
(Per Gisella, se passa di qui: da ex-malata di Hodgkin, un abbraccio ad Alessio - e se ha voglia di chiacchierare con qualcuno che c'è passato, il mio indirizzo è restodelmondo@gmail.com . E in ogni caso, faccio il tifo per lui ed Eliana.)
RispondiEliminaNeanche noi comprendiamo. Non comprendiamo perchè certa gente, invece di farsi gli stracazzi suoi, pretende sempre e comunque di intromettersi nella vita della gente per decidere, riguardo alla vita della gente, cosa è meglio fare o non fare...
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