Francesco D’Agostino (Una proposta ai laici. Un parlare mite. Da cuore a cuore, Avvenire, 22 maggio 2007):
L’immagine della Chiesa italiana, che emerge dalle parole dell’arcivescovo Bagnasco, è quella che ogni partecipante al Family Day ha potuto riscontrare di persona: non rivolta al passato, ma aperta al futuro; non stretta dalla paura del male, ma fiduciosa nell’avvento del bene; non mossa dalla volontà di contrapporsi ad alcuno, ma volenterosa di appellarsi a tutti, nella convinzione che non esiste un bene “confessionale”, possesso geloso delle comunità cristiane, ma solo un bene universale predicabile allo stesso modo per tutti gli uomini (e questo, credo, è il significato che bisogna dare al rapidissimo, ma fermo riferimento alla “natura” come “ciò di cui l’uomo ha strutturalmente bisogno per essere all’altezza del suo destino”).Il corsivo è mio e ha origine dalla mia perplessità di ammettere l’esistenza di un unico bene universale valido per tutti gli uomini.
Quanto al riferimento alla natura, farebbe bene D’Agostino a dedicare qualche minuto in più alle sue riflessioni. Partendo dal fatto che la natura è assolutamente amorale (nella migliore delle ipotesi…) e che renderla un modello di moralità (forse di moralismo) è piuttosto dissennato.
Devo ammettere che da stamattina, appena ho visto l'articolo del nostro amico su Avvenire, aspettavo il tuo post. Su D'Agostino non deludi mai eh?
RispondiEliminaIl testamento biologico e' uno strumento troppo imperfetto. Sarebbe bene che il medico fosse informato delle volontà del paziente e che poi fosse lui ad applicarle nel contesto specifico.
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