Ancora oggi molte lesbiche e molti gay scelgono di vivere la propria condizione – nei luoghi di lavoro, nelle relazioni familiari, nella vita di relazione – in maniera invisibile. È un effetto della mera pressione sociale. Come se desse ancora scandalo il dichiarare la propria omosessualità. Come se vi fosse della disdicevole ostentazione semplicemente nell’essere omosessuali. In effetti, con il Gay Pride accade per singolare contrappasso proprio questo, che prende la scena l’ostentazione: le piume, i giubbotti, i travestimenti e le mascherate. Ora, è vero che l’ostentazione contiene sempre un che di osceno. Ma è vero anche che in questo modo viene spostato un po’ più in avanti il confine della visibilità. Nessun eterosessuale ha infatti il problema di ostentare o non ostentare la propria eterosessualità: il fatto che invece si chieda ancora all’omosessuale di trovare la giusta misura, è forse segno non che debba ostentarla buffonescamente, o fieramente rivendicarla, ma che non ha ancora guadagnato la piena e non contrastata visibilità. Ciò è tanto vero che è di solito una spia della salute civile di un paese che parate come il Gay Pride si tengano, e che somiglino a una festa. Lo dimostra, «a contrario», la dura repressione a cui analoga manifestazione è andata incontro nelle settimane scorse nella Russia di Putin. Il che consente infine di confermare un vecchio pensiero di Platone. Nel Simposio, il dialogo sull’amore, il filosofo scriveva infatti: «Dov’è considerato riprovevole essere coinvolti in una relazione omosessuale, ciò è dovuto al difetto dei legislatori, al dispotismo da parte dei governanti, a viltà da parte dei governati». Platone non è il più titolato a dare lezioni di democrazia e di diritti, ma forse aveva ragione: se c’è ancora un Gay Pride, e non viltà dunque ma una dose supplementare di orgoglio, vuol dire non che ci sia dispotismo da parte dei governanti – quello è casomai un problema di Putin – ma da qualche parte un difetto dei legislatori forse sì.Da leggere tutto.
Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
lunedì 18 giugno 2007
L’orgoglio e la viltà
Splendido articolo ieri di Massimo Adinolfi sul Gay Pride («Diritti e caricature», Il Mattino, 17 giugno 2007, pp. 1, 14):
Vediamo quanto tempo ci mette il primo troll a fare la sua prevedibile osservazione sulla sessualità dei greci.
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