mercoledì 4 luglio 2007

Scimmie africane, discendenti di un pesce

Richard Dawkins fa a pezzi sul New York Times il nuovo libro di Michael Behe, uno dei principali sostenitori del Disegno Intelligente («Inferior Design», 1 luglio 2007). Un brano particolarmente memorabile:
Behe divide correttamente la teoria darwiniana in tre parti: discendenza da un antenato comune, selezione naturale e mutazione. La discendenza da un antenato comune non gli causa problemi, e lo stesso vale per la selezione naturale. Il primo è un concetto «scontato», il secondo «di modesta portata». I sostenitori creazionisti di Behe sanno che il loro beniamino accetta come «scontato» il fatto che siamo scimmie africane, cugine di tutte le altre scimmie, discendenti di un pesce?
Da segnalare anche il passo in cui si mostra come un Jack Russell terrier possa mettere in crisi le argomentazioni dei creazionisti.

5 commenti:

  1. Scusa l'osservazione pedante, ma in realtà il Jack Terrier non mette in crisi il creazionismo, ma solo l'idea specifica (e relativamente nuova) che Behe propone nel suo libro. L'idea, di per sé non creazionista, è che i tassi naturali di mutazione negli individui sono troppo piccoli per produrre l'evoluzione estrema delle specie di cui abbiamo traccia (dagli eucarioti agli esseri umani).
    Dawkins per l'appunto risponde: se le mutazioni sono rare, come hanno fatto gli allevatori a ottenere tutta la varietà delle razze canine (dal sanbernardo al chihuahua) a partire dal lupo in poche migliaia di anni? L'evoluzione sulla Terra ha avuto a disposizione miliardi di anni...

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  2. In effetti ho semplificato un po' troppo. Comunque l'idea che le mutazioni siano troppo rare per produrre l'evoluzione non è poi così nuova: è classificata come CB100 nello Index to Creationist Claims di TalkOrigins. Non capisco bene però perché dici che di per sé non è creazionista: se corrispondesse a un'osservazione reale potrebbe costituire una difficoltà oggettiva per la teoria, ma così come stanno le cose mi sembra solo un arnese retorico per i creazionisti (o per quelli dell'Intelligent Design, ma la differenza è molto aleatoria).

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  3. Non è creazionista perché anche se si dimostrasse che le mutazioni sono più rare di quanto prevedeva Darwin, comunque ci potrebbero essere altre spiegazioni naturali dell'evoluzione. Per esempio, oggi si parla molto di possibili fenomeni epigenetici (volgarmente, lamarckiani). Ne discuteva Ivo Silvestro qui.
    Quindi, osservazioni o no, i creazionisti hanno ben poco sangue da estrarre da questa rapa.

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  4. I creazionisti, ivi compresi i fautori dell'Intelligent Design - che includerei senza tema tra i creazionisti - si aggrappano comunque a qualsiasi rapa, purché ci sia lo spiraglio di una critica al darwinismo.

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  5. Qui un'altra critica al libro di Behe, in particolare sull'impossibilità dell'evoluzione per mutazioni casuali di particolari strutture proteiche, da parte Sean Carroll:

    http://www.sciencemag.org/cgi/content/full/316/5830/1427

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