Mediante strumenti (il finanziamento della ricerca) formalmente neutrali e socialmente utili, sono state legittimate sperimentazioni che hanno già aperto la strada a una nuova forma di tratta degli esseri umani: il commercio transfrontaliero di embrioni destinati ai laboratori scientificiQualsiasi persona decente, di fronte alla richiesta di giustificare la propria avversione per la «tratta degli esseri umani», invocherebbe senza dubbio la sofferenza atroce dello schiavo sottratto alla sua terra e ai suoi cari, costretto a viaggiare come una bestia (ieri su una nave negriera, oggi su un container), sottoposto a una disciplina crudele, alla minaccia di punizioni corporali o di una morte senza pietà, privato di ogni libertà e di ogni speranza di riacquistarla.
Non così Luca Marini e chi la pensa come lui: ogni sofferenza, visto che l’embrione non ne può provare alcuna, dev’essere secondaria – al massimo un’aggravante minore – per la condanna della «tratta». La giovane emigrata costretta con le minacce a prostituirsi e l’embrione in provetta arrivato dall’estero hanno in comune soltanto un’identità biologica (il Dna cellulare): quindi sarà questa a contare veramente. La «tratta degli esseri umani» è sbagliata perché è sbagliata, non perché qualcuno ne soffre atrocemente.
Il pericolo del Culto dell’embrione non sta, credo, soltanto nel rendere difficile o impossibile l’aborto o la ricerca sulla staminali, ma anche in questa barbara svalutazione di ciò che è umano, in questa discesa dalla concretezza della persona umana calpestata e sofferente all’astrattezza di un principio algido e sostanzialmente indifferente.
Un giorno ci diranno che gli scienziati sono pedofili perché godono a seviziare gli embrioni...
RispondiElimina:-D
RispondiEliminaLa logica di questi ragionamenti, in effetti, è proprio questa...
Yupa: Non dar loro idee...
RispondiEliminaun giorno ci diranno che tutto il corpo della madre appartiene all'embrione (ed entrambi a Dio) -.-'
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