Domani, così sembra.
Diversi giorni fa avevo scritto Il silenzio su E Polis, ma nessuno lo ha pubblicato (altrimenti, forse, non si sarebbe chiamato Il silenzio). Lo posto qui (come si farebbe con un brutto ricordo). Qui invece un post di chiusura di Daniela Amenta (25 luglio 2007), con alcuni link a molti redattori e collaboratori. Speriamo che anche questo vada a riempire il baule dei ricordi passati. Sul futuro e tutto il resto ci sono molte incertezze. Non possiamo che aspettare e vedere che aria tira...
Il 16 luglio è l’ultimo giorno che esce in cartaceo. Fino al 20 è online. Poi la sospensione. “E Polis” chiude per un disaccordo tra l’editore e lo stampatore. Debiti, migliaia di euro, rinunce. Ragioni e motivi di cui forse non sapremo mai abbastanza. Ma degli effetti si sa quanto basta.
Il mondo dei lavoratori di “E Polis” è congelato: quelli a tempo indeterminato, quelli a tempo determinato, quelli senza tempo e senza contratto. I poligrafici e tutti gli altri. Molti giovani.
Tre anni di attività, migliaia di copie distribuite, 15 edizioni, la presenza nella top ten dei grandi: finito o momentaneamente interrotto, non si sa.
Posti di lavoro e disoccupazione, libertà e pluralità di informazione: di questo si tratta, in sintesi. E di dubbiosa attesa.
Dal primo agosto è partita la cassa integrazione per gli oltre 130 giornalisti delle varie redazioni. Per un tempo massimo di 24 mesi. Per tutti una domanda ossessiva: riaprirà?
A questo si aggiunge il silenzio estivo della stampa, quella sopravvissuta. Ci sono le eccezioni, ma le eccezioni sono tali perché la maggior parte si comporta in un altro modo, ovvero tacendo. Si dice spesso silenzio assordante, consumata e sgradevole figura retorica. In questo caso il silenzio è doloroso e offensivo. Non assordante. Non c’è spazio per le figure retoriche. Solo per la rabbia e il disappunto.
D’altra parte è pur sempre estate, e tra gli amori nuovi che sbocciano in spiaggia o in discoteca, i fatti di cronaca splatter, incidenti, puttanieri e parole crociate rimane ben poco spazio per star dietro a centinaia di persone che si ritrovano in un limbo intollerabile. Non ricordate loro che il limbo non esiste più, perché avere una collocazione incerta è pur sempre meglio di non averne nessuna.
Presente impantanato, futuro incerto. Circondati da quella distrazione che spesso circonda le realtà scomode, con il segreto desiderio che spariscano. Forse “E Polis” non è abbastanza patriottico e deferente come Fiat e Alitalia da meritare almeno lo statuto di problema da parte di un Paese che dei giovani parla o li costringe in categorie da sondaggio stagionale, ma non offre loro una mano; della libertà fa spesso scempio o caricatura; dell’informazione considera solo quanto fa comodo; confonde i cortili privati con le pubbliche piazze e l’equità con il privilegio.
In bocca al lupo. Conosco solo l'edizione milanese di ePolis, che mi lasciava piuttosto stupito per la buona qualità degli articoli e dei commenti. Ci sono poco abituato sulla stampa a pagamento, figuriamoci su un quotidiano (di fatto) a distribuzione gratuita.
RispondiEliminaIn bocca al lupo anche da me.
RispondiEliminaChe dire, dalle mie parti Grauso non gode di buona fama, però gli si riconosce di avere delle geniali ed innovative idee.
Peccato che nelle sue mani non abbiano vita lunga.
Crepi il lupo.
RispondiEliminaFilter, sulla qualità sono d'accordo (sebbene qualcuno potrebbe accusarmi di essere di parte).
Destynova, visto che da certe mani è scivolato in altre, stiamo a vedere cosa ne sarà di E Polis e soprattutto della sua libertà.