Prima Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, nel 1997 Franco Cuccurullo è eletto come Rettore della Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti. Oggi è ancora in carica, al quarto mandato. È potenzialmente rieleggibile ad aeternum perché, contrariamente alla maggior parte di Atenei nei quali c’è un limite per la rielezione, lo statuto della d’Annunzio non pone limiti alla divina provvidenza.
È Presidente della Fondazione d’Annunzio dopo averla creata (2002): “La Fondazione ha personalità giuridica di diritto privato e non ha scopo di lucro, non può distribuire utili ed opera esclusivamente nell’interesse della Università. […] La Fondazione persegue i propri scopi con tutte le modalità consentite dalla sua natura giuridica ed opera nel rispetto dei principi di economicità della gestione” (Articolo 1, Costituzione – sede – delegazioni).
Perché creare una Fondazione? Che cosa fa la Fondazione d’Annunzio?
L’articolo 2 dello Statuto (Finalità e attività strumentali, accessorie e connesse) stabilisce che: “Per il perseguimento delle sue finalità la Fondazione può, fra l’altro:
a) promuovere la raccolta di fondi privati e pubblici e la richiesta di contributi pubblici e privati locali, nazionali, europei e internazionali da destinare agli scopi;
b) stipulare contratti, convenzioni, accordi o intese con soggetti pubblici o privati;
c) amministrare e gestire i beni di cui abbia la proprietà o il possesso, nonché le strutture universitarie delle quali le sia stata affidata la gestione;
d) sostenere lo svolgimento di attività di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico, anche attraverso la gestione operativa di strutture scientifiche e/o tecnologiche dell’Università mediante proprio personale amministrativo e di ricerca;” e così via. (Alquanto bizzarro deve’essere un accordo tra l’Ateneo e la Fondazione siglato Cuccurullo/Cuccurullo).
In altre parole, viene snellito l’iter burocratico pubblico. Secondo Fabio della Lista Studentesca 360 Gradi (Fondazioni “G. d’Annunzio”: cosa accade in caso di inadempienza?, Il Rombo, I, 1, p. 5) “si fa più in fretta. Come? Evitando le procedure pubbliche di appalto e passando per le chiamate dirette di ditte e tecnici al momento occorrenti e con criteri mai chiariti; insomma si passa ad una gestione privatistica. Ciò equivale a dire che alcuni servizi dell’Università si PRIVATIZZANO.
[…] Alcuni “autorevoli” esponenti del nostro Ateneo hanno raccontato che l’efficienza e l’efficacia sarebbero state le peculiarità principali della Fondazione per cui si potevano tranquillamente trasferire (o assegnare o delegare) alcuni servizi a questo ente strumentale: la manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili dell’Università, la gestione del CESI, ITAB, CedUc e i servizi di guardiania e uscierato sono stati trasferiti alla FONDAZIONE.
Proprio la MANUTENZIONE ha un costo annuo superiore ai 3 milioni di euro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti […].
Questo Ente di diritto privato sembra non stia svolgendo i compiti concordati con l’Ateneo. A questo punto l’Università dovrebbe intervenire nei confronti della Fondazione per far rispettare la Convenzione stipulata; ma perchè tarda tanto? È semplice: gli uomini che guidano la FONDAZIONE G. d’Annunzio sono gli stessi ai vertici del nostro Ateneo. Quindi anche il controllore e il controllato coincidono. La legislazione e le norme di riferimento in materia di Fondazioni universitarie affermano: “in caso di mancata o grave irregolarità nell’attuazione delle linee guida di attività o di grave impedimento delle convenzioni, gli enti di riferimento possono procedere alla revoca ed alla sostituzione dei componenti del consiglio di amministrazione dallo stesso designati”. Nel nostro caso i designatari sono anche membri degli organi “nominanti”. Come si risolve la situazione? È lecito riflettere su questa contraddizione. La realtà dei fatti ci obbliga a sollevare la questione anche a livello nazionale”.
Con quali soldi è tenuto in vita la Fondazione d’Annunzio?
Secondo quanto riportato da Alessandro Biancardi in un dossier accurato sull’impero di Cuccurullo (Imperatore Cuccurullo, PrimaDaNoi.it, agosto 2005) il 3 febbraio 2003 “il Consiglio di amministrazione dell’Università stabilisce «su proposta dei professori Bonetta e
Falaco… una dotazione iniziale di 600.000 euro quale fondo capitale iniziale ed ha stabilito di attribuire con decorrenza dal 2004 un contributo annuo di 500.000 euro». Chi caccia questi soldi? L’Ateneo (pubblico)”.
Il Consiglio di Amministrazione è composto al massimo da 8 membri compreso il Presidente e, in base all’articolo 11 dello Statuto (Consiglio di Amministrazione), i componenti sono: il Presidente; 2 membri nominati dal Consiglio di Amministrazione dell’Università; 2 membri nominati dal Senato accademico dell’Università; 1 membro designato dal Ministero. Siamo a 6 membri; i posti liberi sono solo 2. Difficile immaginare che un privato o un ente pubblico investa in una condizione in cui a priori la maggioranza del Consiglio di Amministrazione sarà “universitaria”. I soldi gestiti dalla Fondazione sono, verosimilmente, soltanto quelli dell’Università, ovvero soldi pubblici. Come non domandarsi insieme a Bianciardi: “È giusto gestire con regime privatistico, per la gran parte, soldi pubblici? E poi, siamo davvero sicuri che un ente che gestisce soldi pubblici possa definirsi di diritto privato? I soldi rimangono pubblici anche se passano di mano: questo è sicuro”.
Aggiunge Fabio della Lista 360 Gradi riguardo alla gestione dei fondi (Fondazione Universitaria “G. d’Annunzio, Rombo, I, 1, p. 4): “Successivamente le attività “trasferite” dalla gestione “pubblica” dell’Ateneo a quella “privata” della Fondazione sono incrementate; […]. Nel pratico la Fondazione “affida direttamente” il servizio ad una ditta esterna che poi svolge queste attività; l’azienda assegnataria del servizio è la stessa che c’era prima. Allora, cosa è cambiato?”.
In conclusione (ancora Bianciardi): “Per gestire lo stesso ente (Università) c’è bisogno di un secondo organo (Fondazione) che assorbe numerose risorse. Se poi, grosso modo, sono le stesse persone ad occupare le poltrone non si capisce l’utilità del «braccio operativo». Rettore, dirigente, revisori si ritrovano anche in Fondazione. In definitiva, che cosa quelle stesse persone non possono fare nel Consiglio di amministrazione dell’Ateneo (pubblico) ed invece possono fare in quello della Fondazione (privata)?”.
Lo slogan della Fondazione strappa un sorriso: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” (Marcel Proust). Difficile adattarlo a un vero e proprio conquistatore di “terre” quale Cuccurullo!
Ma non è finita qua con il monopolio delle cariche. Perché Franco Cuccurullo è anche nel Consiglio di Amministrazione della Università Telematica (2005), il Campus online dell’Università “G. d’Annunzio” che si chiama Leonardo da Vinci (che ha come slogan: “Oggi. L’Università di domani”), nella duplice veste di Presidente della Fondazione e Rettore dell’Ateneo.
L’Università Telematica è privata, “è un’iniziativa dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara e dell’omonima Fondazione. Una realtà nuova, “giovane”, che da un lato completa l’offerta formativa dell’Ateneo, dall’altro dà impulso alla ricerca nel campo dell’Information and Communication Technology”.
Costa 2.000 euro per un anno di corso.
Promosso e sostenuto dalla Fondazione (Articolo 1 dello Statuto, Istituzione) per perseguire le sua finalità didattiche e di ricerca può (Articolo 5, Perseguimento delle finalità):
a) accedere a fondi pubblici e privati, nazionali ed internazionali;
b) stipulare contratti, convenzioni, accordi o intese con soggetti pubblici o privati, anche ai fini di cui all’art. 8, comma 2, del DM 17.04.2003;
c) amministrare e gestire i beni di cui abbia la proprietà o il possesso, nonché le strutture ed infrastrutture universitarie e le risorse strumentali affidate alla sua gestione con atto convenzionale;
d) sostenere lo svolgimento di attività di ricerca e sviluppo tecnologico, formazione e alta formazione, anche in cooperazione con Università italiane e dell’Unione Europea e partecipare a consorzi, associazioni e fondazioni, che condividano le medesime finalità.
Gli Organi dell’Ateneo sono (Articolo 6): il Presidente del Consiglio di Amministrazione; il Rettore; il Senato Accademico; il Consiglio di Amministrazione; i Consigli di Facoltà; i Consigli di Corsi di Studio; il Direttore Generale; il Collegio dei Revisori; il Nucleo di Valutazione.
Il Consiglio di Amministrazione è composto (Articolo 11): dal Presidente della Fondazione “Università Gabriele d’Annunzio”, che lo presiede; dal Rettore, nominato ex art. 8;
da due professori di ruolo dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio”, designati dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione previa autorizzazione dell’Università
dai due componenti scelti dal Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio”; da un rappresentante del MIUR; dal Direttore Generale.
I soliti noti, dunque.
A fronte delle esorbitanti cifre destinate alla Fondazione, delle roboanti dichiarazioni di intenti dell’Università Telematica e dei proventi delle tasse universitarie gli studenti lamentano una situazione drammatica nell’Università, quella fatta di mattoni e cemento (Tasse d’iscrizione universitarie: una montagna di soldi, Rombo, I, 1, p. 6): “Non secondaria è la considerazione in tema di servizi offerti: sono scadenti, insufficienti e talvolta obsoleti. Tra i tanti dati sfoderati dall’U.dA. non vengono mai citati il numero di postazioni informatiche, quelli riguardanti gli spazi dedicati alle biblioteche, quanti e quali sono i laboratori di Facoltà (quelli accessibili agli studenti). Noi, anche non conoscendo quei dati ufficiali, possiamo solo prendere atto che i 28,5 milioni di euro vengono utilizzati in maniera alquanto discutibile; ad esempio qualcuno ci spieghi perché assegnare ai fondi per l’E-learning la somma di 1,2 milioni di euro e dotare di attrezzature informatiche una struttura che sta a Torrevecchia Teatina lasciando le Facoltà di Scienze MM FF NN, Farmacia, Scienze Sociali, Psicologia, Scienze della formazione prive di aule informatizzate.
Non serve un analista per affermare che le postazioni informatiche sono clamorosamente insufficienti, che i laboratori sono quasi inesistenti e che le biblioteche sono piccole rispetto al numero enorme di studenti; invece serve un analista per capire perchè ogni volta che poniamo all’attenzione queste problematiche veniamo ignorati come se tutto fosse normale”.
Da aggiungere a tutto ciò ci sono le barriere architettoniche, le sedie divelte, le finestre sigillate e così via che la Lista 360 ha immortalato in una galleria degli orrori (il reportage fotografico è pubblicato su Rombo, I, 1 e online: www.360press.com).
Da aggiungere c’è la decisione del Consiglio di Amministrazione, nell’estate 2006, di costruire una chiesa nel campus di Chieti e una nella sede di Pescara (per una spesa di circa 40.000 euro ciascuna).
Nelle Ultimissime dello UAAR dell’1 agosto 2006 Roberto Anzellotti, coordinatore del circolo di Pescara, scrive: “Avendo letto sul numero di sabato 29 luglio scorso del quotidiano “Il Centro” di Pescara la notizia dell’approvazione da parte del CdA dell’Università G. d’Annunzio di Chieti del progetto per la costruzione di una chiesa all’interno del Campus universitario, noi del Circolo UAAR di Pescara ci siamo immediatamente messi in contatto con il Rettore dell’Ateneo, spedendogli una lettera in cui segnalavamo la nostra contrarietà al progetto e chiedevamo spiegazioni sui motivi. La risposta del Rettore non si è fatta attendere, stringata e definitiva: la decisione è stata presa in forma democratica ed a larghissima maggioranza dal CdA e pertanto il progetto si realizzerà!”.
Non è possibile saperne molto di più, dal momento che i verbali dei Consigli di Amministrazione e dei Senati Accademici sono sul sito della d’Annunzio ma sono protetti da una password e non è comprensibile se e in che modo è possibile ottenerla. Curiosa procedura, soprattutto alla luce del fatto che in genere questi documenti sono accessibili liberamente e facilmente nei siti delle altre Università. Certo è che le chiese non mancavano nell’area circostante: secondo la CEI ci sono 14 parrocchie a Chieti e 4 a Chieti Scalo, dunque vicino al Campus (Ss. Crocifisso, Ss. XII Apostoli, S. Pio X e Madonna delle Piane: quest’ultima addirittura in via dei Vestini 178 – il civico della d’Annunzio è il 31 – ovvero esci dal Campus, giri a destra, cammini per 100 metri ed ecco la parrocchia di don Rocco Marsibilio).
Da aggiungere, infine, ai problemi logistici e di carenza di servizi offerti l’inchiesta sulla gestione disinvolta dell’Ateneo abruzzese e sulla abbondanza di “geni” in grado di laurearsi a tempo di record: la percentuale nazionale di laureati prima del previsto è di 5,1%, quella della d’Annunzio molto, molto più alta. Lauree facili, dottori “Speedy Gonzales”, scorciatoia: in una inchiesta su Il Messaggero del 19 maggio 2007 (Vi fidereste di un infermiere laureato in un mese? Ormai per prendere il pezzo di carta ci vuole davvero poco. Colpa delle università che per attirare soldi farebbero di tutto, ma lo scandalo era scoppiato già un anno prima) Anna Maria Sersale introduce l’argomento: “L’Italia sta diventando il Paese delle lauree facili. Con accordi vantaggiosi per tutti. Gli atenei aumentano gli iscritti e attingono più soldi dal fondo di finanziamento ordinario, mentre gli ordini professionali e le associazioni di categoria assicurano ai loro aderenti il biglietto da visita con scritto dott”. A Chieti su 3.653 laureati 2.354 sono “precoci”. Il finale è davvero amaro: foga nel concedere crediti, equipollenza sfrenata, un vero e proprio dottorificio – come lo definisce Gianantonio D’Orazio, Associato in Scienze dell’Alimentazione e vicepresidente del corso di laurea in dietistica, che brucia la concorrenza laureando precocemente il 95,6% di iscritti.
Quali sono questi corsi di laurea magici? “Scienze del Servizio sociale e Scienze manageriali, 32,9% e 60%. Offerte ghiotte per esperti dei servizi, finanzieri, poliziotti e ministeriali. C’è chi spera di fare il salto dal quadro B a quello A. Ma per le Scienze manageriali (sede a Pescara) qualche cosa non ha funzionato. È scattata un’inchiesta della magistratura in base alle denunce di un gruppo di agenti di polizia. Questi, dopo avere pagato per le lezioni, si sono trovati senza crediti, senza voti, senza alcun riconoscimento degli studi fatti. L’ateneo, convenzionato con il Siap, in questo caso era estraneo ai fatti. Sembra che ci fosse un sito web, creato da due napoletani, che avrebbe rastrellato centinaia di iscritti ai quali sarebbe stata prospettata la possibilità di avere una serie di “agevolazioni”. C’è anche chi parla di bus organizzati per portare carrettate di agenti agli esami. Nelle maglie larghe della legge si inseriscono abusi e distorsioni. Riuscirà Mussi, che tre giorni fa ha scritto agli atenei, a fermare fenomeni così inquietanti?”.
Incredibile ma le attività di Franco Cuccurullo non si limitino al baronato universitario. Infatti è anche Presidente del Consiglio Superiore di Sanità per il triennio 2006/2009. Dal 2001 è Presidente del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (CIVR), che ha il compito di valutare i risultati della ricerca e di determinarne i criteri (rieletto nel 2003). Questa ultima carica sembrerebbe proprio entrare in conflitto con la gestione di un ente deputato alla ricerca (di nuovo, il controllato e il controllore vivono nello stesso corpo!). Nel 1999 è stato Membro del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (Ministero dell’Università).
Non basta. È Presidente della Commissione per l’aggiornamento delle Linee Guida sulla Legge 40/2004 sulla procreazione assistita, la cui decisione abbiamo avuto il piacere di conoscere nel luglio passato.
Tutto questo, e molto altro ancora, in una persona sola! Ai limiti del miracolo, misterioso quasi quanto la transustantazione, è la rappresentazione migliore dell’Italian way of life. Del baronato universitario, della concentrazione di poteri nelle mani di un solo uomo.
Capolavoro di ubiquità, commuove immaginare Cuccurullo correre da un incarico all’altro, da un dovere all’altro senza nemmeno il tempo di prendere fiato. E chi osa dire che gli italiani sono pigri? Gli italiani, almeno alcuni, si sacrificano per il bene dell’umanità. Altro che pigrizia!
Convinto assertore della meritocrazia (come dichiara nella relazione inaugurale dell’anno accademico 2006/2007, L’Università delle avanguardie), forse ritiene di essere l’unico meritevole.
(Agenda Coscioni, settembre 2007; di Franco Cuccurullo avevo già scritto, ma ci sarebbe materiale per una corposa agiografia. Chiedo scusa per la lunghezza del post.)
Aggiornamento: quasi a scadenza regolare si denuncia lo scandalo delle lauree facili, con tanto di indagine della Procura (Lauree facili, Mussi denuncia, Il Messaggero, 1 settembre 2007). Vediamo.
(Nella foto: Livello [-1] della Facoltà di Lettere – Acqua alla base di un quadro elettrico.)
Vedo che il vizio di cambiare statuto per farsi eleggere ancora (ed ancora ed ancora ed ancora ...) non è solo dell'università di Cagliari. Da noi, però, la cosa sembrò una punizione per non esser stato eletto sindaco.
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