Filippo ha inserito un commento molto molto interessante, di cui riporto l’inizio e che invito a leggere per intero. Filippo racconta degli esperimenti eseguiti nei lager per mano di personaggi del calibro di Nyiszli, Mengele, Schumann e Clauberg. È consigliata la lettura soprattutto a quelli che citano a sproposito l’eugenetica. Buona lettura e grazie Filippo.
Miklos Nyiszli, patologo universitario a Budapest, con studi in Germania, ottima conoscenza della sua materia e buona padronanza della lingua tedesca, diviene il collaboratore principale del Dr. Joseph Mengele, “l’arcangelo del male”, responsabile degli esperimenti nel Block 10 di Auschwitz. A lui dobbiamo la ricostruzione di quanto avvenuto e la descrizione del personaggio di Mengele, cui sembra calzare alla perfezione quel concetto di “banalità del male” reso da Hannah Arendt nel suo libro ispirato dal processo Eichmann. Mengele non è un mostro che divora bambini a colazione, è (si considera) un uomo di scienza con un obiettivo di ricerca ben preciso consistente nello scoprire i segreti della differenza tra razze e privo di scrupoli per quanto riguarda i mezzi da usare allo scopo. Ha carta bianca, dovendo rispondere del suo operato direttamente ad Himmler, il che gli consentirà tra l’altro, in contrasto con l’autorità del campo, di preservare proprio Nyiszli dall’eliminazione prevista ciclicamente per tutti i membri del Sonderkommando, costituito da internati che le SS usavano per il lavoro sporco e che sostituivano trimestralmente per non lasciare in giro eventuali testimoni scomodi. A Mengele non mancano le risorse, nel più grande campo di concentramento del Terzo Reich dove la perfetta macchina organizzativa SS convoglia ebrei e altri nemici del Reich in proporzioni bibliche. E dove può pescare gemelli di ogni età e condizione da sottoporre ai suoi esperimenti, gemelli che vengono poi eliminati in contemporanea realizzando, per usare le parole dello stesso Nyiszli, il sogno segreto di qualunque anatomo-patologo: l’autopsia simultanea di due gemelli. L’atmosfera di lavoro è sovente “mistica” con un Mengele che non si sottrae quasi mai alle fatiche del lavoro di ricerca e che viene descritto come ben consapevole dell’importanza della sua ricerca per il Reich: scoprire il segreto delle gravidanze gemellari per consentire alle donne tedesche di dare alla luce sempre dei gemelli e raddoppiare la potenza demografica dello Herrenvolk. Il senso di impunità diviene ben presto convinzione profonda di essere nel giusto. A suo tempo, dinanzi alle esitazioni di Handloser (generale medico a capo dei servizi sanitari dell’esercito), Himmler rispondeva con fastidio “Responsabilità? Quali responsabilità? Lo Stato, cioè il Fuhrer ed io, si assume tutte le responsabilità, voi dovete solo eseguire degli ordini nell’interesse della nazione.” Una linea che sarebbe riecheggiata spesso, a torto o a ragione, nelle aule di Norimberga. Certo, dopo il crollo, gli sperimentatori sembreranno riacquisire una certa consapevolezza dell’enormità di quanto compiuto, cercando di lasciar perdere le loro tracce. In questo momento nasce la leggenda dell’inafferrabile Mengele, braccato senza soste, e senza successo, dagli agenti del Mossad, gli stessi che metteranno le mani su Eichmann nel ’61. Esiste però una eccezione a quanto appena affermato: il prof. Carl Clauberg. Arrestato e internato dai Sovietici alla fine della guerra, rimandato in patria nel 1957 nel quadro di uno scambio di prigionieri conseguente al momentaneo disgelo Est-Ovest dell’epoca Kruscev, il professore prima partecipa ad un congresso di Ostetricia dove presenta i dati dei suoi esperimenti nei campi e poi, imperturbabile, decide di riprendere la sua attività professionale: un bel giorno tutti i principali quotidiani della Germania Federale pubblicano il suo annuncio relativo alla ricerca di personale da assumere nel centro di cui si annuncia l’imminente apertura e che sarà diretto dal professore, che appare col suo vero nome seguito dai suoi titoli accademici. Una volta squarciato il velo dell’oblio però, inizieranno a piovere le denunce. Il resto è noto, con l’incarcerazione di un Clauberg in realtà intimamente lusingato dal clamore creatosi intorno al suo personaggio, e la sua successiva morte in prigione per crisi cardiaca.(Continua qui.)
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