giovedì 27 settembre 2007

Un florilegio di brutte figure

Nicolò Zanon, «Giustizia creativa sulla legge 40» (Il Giornale, 26 settembre 2007, p. 1):
La sentenza sostiene che il diritto alla salute psichica e fisica della futura madre e quello ad essere informata sulle condizioni del feto prevalgono – in quanto desumibili dalla Costituzione – sul divieto legislativo di diagnosi reimpianto [sic]. In altre parole, la legge è stata disapplicata a favore dell’applicazione diretta della Costituzione, che all’articolo 32 tutela la salute.
In altre parole, Nicolò Zanon sta commentando una sentenza che non ha letto.
Cesare Mirabelli, intervistato dal Corriere della Sera“Incoerente e scavalca l’Alta Corte”», 26 settembre, p. 13):
Il magistrato che ha scritto questa sentenza è la stessa che un anno fa si è vista respingere come inammissibile una questione di illegittimità sull’articolo 13 della legge 40. Visto che non ha avuto il disco verde, invece di riformulare, come era suo dovere, il quesito in modo che la Corte le potesse rispondere, la giudice ha pensato bene di eludere il percorso costituzionale e ha trovato una sua soluzione.
Strano, la firma in calce alla questione di legittimità presentata due anni fa è «Donatella Satta», mentre la sentenza di cui si è parla è firmata da «Maria Grazia Cabitza». Forse il giudice ha cambiato nome, nel frattempo; o forse è un giudice nuovo, così com’è nuovo il procedimento intrapreso dai coniugi (è scritto a chiare lettere nella sentenza); nessun obbligo di adire nuovamente la Corte Costituzionale, dunque.
Assuntina Morresi, «La sentenza di Cagliari apre la strada ai figli fatti su misura» (L’Occidentale, 26 settembre):
Il problema, però, non è solo il divieto della diagnosi reimpianto. Secondo la stessa legge questa coppia avrebbe potuto utilizzare tecniche di fecondazione in vitro solo in caso di infertilità o sterilità: nel nostro paese queste tecniche sono riservate solamente a chi non riesce a concepire per via naturale, cioè a coppie sterili e/o infertili, e non a portatori sani di malattie genetiche.
Alla Morresi risulta che la coppia non fosse infertile o sterile, anche se nessuno lo ha finora mai messo in dubbio? In questo caso denunci il medico che ha effettuato l’intervento di fecondazione assistita – che è poi lo stesso che si è opposto alla diagnosi preimpianto (forse si era ravveduto, nel frattempo). In ogni caso, questo non ha nulla a che fare con la sentenza in questione.
Infine, il pezzo grosso. «Sovversivismo della classe dominante» (editoriale anonimo, Il Foglio, 27 settembre, p. 3):
La sentenza di Cagliari, che autorizza la diagnosi preimpianto in modo da consentire la selezione genetica, viola in modo esplicito una legge dello Stato.
Sovversivo sarà, casomai, chi calunnia le istituzioni della Repubblica. Ma infamie come questa non meritano parole, solo disprezzo.

5 commenti:

  1. Se in futuro si scoprisse un tipo di diagnosi preimpianto per valutare l'intelligenza potenziale dell'embrione e quindi venissero scartati quelli meno promettenti, come faremmo poi a deridere articoli scritti da gente come Assuntina Morresi e compagnia?

    Grazie e continuate così

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  2. Sono tutti matti, davvero....

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  3. mi unisco nello sdegno...

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  4. onestamente, la sentenza mi sembra un po' tirata per i capelli, almeno secondo la legislazione attualmente in vigore.
    legislazione che assolutamente non condivido, ma tant'è, con quella dobbiamo fare i conti.

    ma vorrei rivolgere una preghiera a sua eccellenza monsignor bagnasco. monsignore, va bene, la legge è quella, e il referendum è fallito. ma, per favore, anche solo per carità cristiana, non potrebbe risparmiarci le assuntine morresi?

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