mercoledì 14 novembre 2007

Consultori familiari: meglio tacere

In un articolo di ieri (Consultori familiari. Urgente pronunciarsi, Avvenire) Giuseppe Della Torre ci illumina sui consultori familiari, e su molte altre questioni.
Agli inizi degli anni Settanta, quando la crisi della famiglia cominciava a manifestarsi in maniera preoccupante anche da noi e il divorzio, per la prima volta nella storia d’Italia, era entrato nell’ordinamento giuridico, il legislatore ritenne di dover intervenire con importanti provvedimenti. Si trattava in sostanza di attuare pienamente le disposizioni costituzionali su matrimonio e famiglia, sia nella prospettiva, più propriamente tuzioristica, di garantire la famiglia fondata sul matrimonio nei diritti inalienabili e naturali che sono suoi propri, sia nella prospettiva, più chiaramente promozionale, di favorire la costituzione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi. Videro così la luce nello stesso anno, il 1975, sia la legge di riforma del diritto di famiglia, che novellò il codice civile del 1942, sia la legge che istituiva i consultori familiari.
A sentire lui, “famiglia” sarebbe un modello unico e universale (nonché assoluto e immodificabile), e sarebbe quello che dicono i cattolici (notoriamente rappresentanti di tutte le culture e di tutte i momenti storici). Da notare poi come l’accento sul divorzio sia messo per farci sentire in colpa, noi, dissolutori di famiglie!
Il nostro ha le idee confuse, o quantomeno molto parziali. I consultori non sono nati come cintura di sicurezza del matrimonio. Non parliamo della famiglia prima della riforma del diritto di famiglia: padre padrone cattolico, certo, ma padre padrone con donna, metà angelo del focolare, metà imbecille da cornificare – senza divorziare, si capisce. Perché la famiglia è sacra, ma il sesso è pur sempre una esigenza maschile da soddisfare, mica ci si può reprimere, che fa male sia all’umore che al fisico. L’idea più potente (e purtroppo tradita) dei consultori consiste nello spostamento dalla cura alla prevenzione della salute. I consultori nascono su basi molto complesse e aspiravano ad essere molto più di un certificatificio per andare ad abortire. Purtroppo tagli e disattenzioni politiche (e non solo) hanno contribuito a svuotarli del significato complesso iniziale, rendendoli inadatti e inefficaci nel rispondere (mettici spesso una carenza del personale, una riduzione delle ore, e così via).
L’idea che mosse questi interventi riformatori, in gran parte condivisa trasversalmente tra le varie forze politiche, fu di rafforzare l’istituzione familiare con una normativa più moderna, per rispondere alle nuove sfide poste dall’evoluzione sociale, nonché di sostenerla nei diversi momenti e nelle differenti vicissitudini che in concreto può incontrare. Insomma: riforma del diritto di famiglia e legge sui consultori familiari furono pensate insieme per stare insieme, in una visione che guardava al futuro. Due leggi non perfette, come spesso accade nelle cose umane, e tuttavia animate delle migliori intenzioni e con elementi certamente apprezzabili.
Insieme chi? Ho un vago ricordo (me lo raccontava mia nonna, non vanto ricordi solidamente fondati) che ci fu qualche referendum in quegli anni, e se ben ricordo due posizioni si scontravano (mi sembra una per il “sì” e una per il “no”). Insieme? Per stare insieme?
Dopo una sdolcinata e falsa descrizione della famigliola nostrana, resistente a molte traversie, Giuseppe Della Torre si avvia verso la conclusione, vibrante di indignazione e carica di speranze:
In questo contesto, diciamolo francamente, le attese sollevate dalla legge del 1975 sui consultori familiari sono state sostanzialmente deluse. Se si tolgono le solite lodevoli eccezioni, e fra queste sono senz’altro i consultori di ispirazione cristiana, la funzione consultoriale si è banalizzata e ridotta ad una sanitarizzazione; i consultori si sono ridotti a luoghi per l’aborto e per la contraccezione, tra l’altro con le conseguenze in termini di squilibrio demografico che oggi vengono drammaticamente emergendo. La funzione di formazione dei giovani al matrimonio, la consulenza nelle difficoltà di coppia, l’opera di mediazione per la prevenzione di separazioni e divorzi, la salvaguardia della vita nascente, il sostegno ai nuclei familiari con persone in difficoltà, la consulenza psicologica e pedagogica: tutto ciò è in buona parte mancato. Non sarebbe ora di riaprire la discussione sul tema?
Certo, i consultori cristiani. O quelli piantonati dal MPV. Quelli in cui ti dicono che abortire ti fa venire il cancro all’utero, o che prendere la pillola riduce drasticamente la fertilità. Un gran contributo, nell’ottica che ciò che non ti ammazza ti fortifica.
La situazione dei consultori familiari è penosa, ma di certo non per le ragioni invocate da Della Torre. E soprattutto, prima di invocare discussioni (con l’intento di modificare la legge, e chissà come mai ho il presentimento che la direzione non sia quella da me sperata) sarebbe opportuno invocare l’applicazione di una legge esistente, che è ancora una gran legge e che costituisce ancora oggi un solido riferimento per la libertà di cura e di scelta, che ha segnato un passo importante nella critica del paternalismo (morale e medico).

4 commenti:

  1. Ma Fini ci sarà andato al consultorio famigliare a farsi amorevolmente consigliare prima di spargere il suo italico seme fuori dalla sua sacra famiglia (sacra neanche tanto, visto che non era sposato in chiesa)?

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  2. Thoma Bernhard, tu non hai ben compreso il principio dell'errore umano e del perdono! Loro lo dicono per il nostro bene, poi se la natura umana e dunque fallibile li spinge a peccare, c'è sempre la scappatoio di una paio di ave maria e tutto è sistemato.

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  3. Veramente Fini ha ammesso in una recente intervista di non avere "il dono della fede" per cui non dirà alcuna ave maria. Si è già detto che non si era sposato in chiesa, ricordo che sempre Fini andò a votare al referendum sulla legge 40. Fini non è cattolico ne servo della chiesa: a destra è tra i politici più laici disponibili.
    Non condivido un certo suo rispetto eccessivo verso l'istituzione religiosa (forse dettato dal tornaconto politico) come altre posizioni ma questo non lo accomuna a quel branco di bigotti e clericali che siedono vicino a lui.

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  4. fini? va bene, lasciamo perdere.

    parliamo di mele? si vede il consultorio dove era andato non era di quelli cattolici, che funzionano bene.

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