giovedì 15 novembre 2007

God Party

Ieri Giacomo Samek Lodovici si è superato (Lo conosciamo e ci conosce. Questa è la vera festa, 14 novembre 2007), ha raggiunto vette di tale commozione da rendere necessaria molta cautela per quanti si apprestano a leggerne le parole tracciate sulla carta. Non mettetevi a singhiozzare dalla emozione.
Si inizia con la corretta definizione del cristianesimo, che non si limita ad essere “solo un insieme di divieti, che impediscono all’uomo di cogliere le più intense soddisfazioni della vita”. Anzi, il cristianesimo è gioia e felicità, e lo ha ricordato anche quello vestito di bianco nella sua prima messa (Lodovici, in segno di rispetto, scrive “Messa”):
Benedetto XVI ha insistito: «Chi fa entrare Cristo [nella propria vita] non perde nulla, nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande». Il Papa lo aveva poi ribadito ai giovani della Gmg di Colonia: «La felicità che cercate, la felicità che avete il diritto di gustare, ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth […]. Solo lui dà pienezza di vita!».
Uno dei problemi di questa definizione di cristianesimo è che per chi ha già abboccato è superflua; per chi andrebbe convinto è assolutamente risibile. A meno che non la si prenda dal lato accidioso, e la si intenda come una descrizione della vita di chi prende i voti: mantenuto, rispettato nonostante tutto, con bambini a disposizione (volendo, si intende), con colf gratuite – che quando protestano vengono mandate via e così via. Ma qualcosa mi dice che Lodovici non stesse pensando a questo risvolto.
Benedetto XVI ha insistito varie volte su questo concetto. Per esempio in un discorso (che, pur essendo un gioiello, passato quasi inosservato) tenuto ai vescovi svizzeri il 9 novembre di un anno fa, in cui spiega che le norme morali vanno osservate e non le si può ignorare, ma il cristianesimo non è un moralismo bensì opera di grandezza. In questo discorso il Papa unifica i due temi complementari sviluppati nell’enciclica, che verte su Dio come Amore, e nella lectio di Ratisbona, che verte su Dio come Logos, cioè Ragione. Sulla scorta di Agostino, Benedetto XVI dice: «Dio è Logos e Dio è Amore – fino al punto di farsi totalmente piccolo, di assumere un corpo umano e alla fine di darsi come pane nelle nostre mani». Anche alla Gmg il Papa aveva parlato dell’«inconcepibile grandezza di un Dio che si è abbassato fino al punto di mostrarsi nella mangiatoia e darsi come cibo sull’altare». Ora – prosegue il Papa nel discorso ai vescovi che stiamo citando – «questi due aspetti del concetto cristiano di Dio dovremmo sempre tenere presenti e far presenti. Dio è Spiritus creator, è Logos, è Ragione. E per questo la nostra fede è una cosa che ha a che fare con la ragione, può essere trasmessa mediante la ragione e non deve nascondersi davanti alla ragione».
Chissà cosa intende Lodovici con moralismo. Chissà cosa intende dicendo che le norme morali non possono essere ignorate. Letteralmente non è affatto vero, ovviamente. E allora in che senso? Perché non dire che è preferibile rispettare le norme morali? Forse è solo questione di scelta stilistica del nostro, ma vorrei ricordargli che la mera esecuzione di norme è molto lontana dalle opere di grandezza.
Chissà come riesce a citare il discorso di Ratisbona senza vergognarsi. Poi ripete le insensatezze note del cattolicesimo: farsi uomo, essere divorato per secoli e secoli, le mai comprese parentele trinitarie e così via. E il tentativo di accaparrarsi la ragione che ultimamente è di gran moda; e Lodovici non si tira indietro. E introduce la stoccata finale.
Se si trascura questo aspetto di Dio, si cade negli errori del fideismo, che ignora il fecondo sostegno che la ragione può fornire alla fede, o nella guerra santa, che pretende di imporre la fede con la violenza. Ma – aggiunge il Papa – questa Ragione eterna ed incommensurabile, non soltanto una matematica dell’universo e ancora meno qualche prima causa che, dopo aver provocato il Big Bang, si è ritirata. Questa Ragione, invece, ha un cuore, tanto da poter rinunciare alla propria immensità e farsi carne e in ciò sta […] l’ultima e vera grandezza della nostra concezione di Dio. Infatti, noi Lo conosciamo ed Egli conosce noi. E possiamo conoscerLo sempre meglio, se rimaniamo in colloquio con Lui.
Capito? Avrà mai tenuto tra le mani un manualetto di scienze? Si sarà mai domandato qual è il senso delle affermazioni che fa con tanta disinvoltura? Che la ragione abbia un cuore è davvero notevole. Non so come materializzare la Ragione per darle un cuore, ma forse Lodovici non voleva dire “cuore” letteralmente. Se uno vi dice che colloquia con dio cosa fate, chiamate la neuro o vi inginocchiate ammirati?
Ratzinger-Benedetto XVI lo ha ribadito anche nel suo Gesù Nazareth (p. 67), dove spiega che Gesù non ha portato la pace nel mondo, né il benessere per tutti. Dunque, che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio. […] Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che ciò sia poco. Il Papa aggiungeva ancora ai vescovi: Nietzsche addirittura ha detto: Solo se Dio non esiste possiamo far festa. Ma ciò un’assurdità: solo se Dio c’è ed Egli ci tocca, può esserci una vera festa.
Lodovici sente la necessità di ricordarci che Ratzinger e Benedetto XVI siano la stessa persona, come se qualcuno potesse dimenticarlo dal momento che è la star della tv, onnipresente sui telegiornali e sui giornali. Io rinuncio al tentativo di capire, perché quando uno mi dice che Dio ha creato tutto, etc. etc., e poi mi dice che Gesù ha creato Dio mi si confondono le idee. Buona festa, dunque, per quanti sono toccati da Dio (ma se ne accorgono? Come fa a toccarli Dio se è immateriale?).

3 commenti:

  1. Seguire la morale senza moralismo, avere fede senza fideismo, fare scienza senza matematica... manca solo fare la doccia senza bagnarsi.

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  2. Filter, se tu confidassi nella onnipotnza divina, non avresti difficoltà ad immaginare di fare la doccia senza bagnarsi...
    (Nonché di compiere reati senza andare in prigione; manipolare le menti senza subire condanne morali; vivere nell'agio senza lavorare e così via: miracoli, mio caro, e voi miscredenti non vi avrete mai accesso).

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  3. Chiara, è vero, se confidassi nell'onnipotenza divina avrei vantaggi innumerevoli. Però mi pare di capire che puzzerei molto.

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