venerdì 27 febbraio 2009

Omicidio?

L’avvertenza è d’obbligo: non sono un giurista. Ma provo lo stesso a chiarire – in primo luogo a me stesso – i principali aspetti della denuncia presentata contro Beppino Englaro di cui si parla in queste ore.

Cos’è successo?
Il Procuratore della Repubblica di Udine Antonio Biancardi ha iscritto nel registro delle notizie di reato (quello che impropriamente viene di solito chiamato «registro degli indagati») 14 persone: Beppino Englaro, l’anestesista Amato De Monte e altri 12 componenti dell’associazione «Per Eluana» (medici e infermieri che hanno attuato il protocollo per il distacco del sondino della donna), a quanto pare in seguito a una denuncia presentata dal Comitato Verità e Vita due giorni fa (stando alla data del comunicato stampa dello stesso Comitato). Si tratta di un’associazione che ha fra l’altro combattuto la legge 40 perché troppo permissiva e accusato Assuntina Morresi di aver avanzato in un articolo «argomentazioni tipicamente abortiste»; non va confusa con l’Associazione Scienza e Vita, che in queste ore ha smentito ogni suo coinvolgimento.

Quello del magistrato è un atto dovuto?
Sembrerebbe di sì: lo impone l’art. 335 del Codice di Procedura Penale – anche se di fronte a notizie di reato deliranti o palesemente inconsistenti il giudice può chiaramente astenersi. A quanto pare esposti simili erano già pervenuti al magistrato, che aveva affermato all’indomani della morte di Eluana: «Valuterò personalmente tutti gli esposti che sono stati presentati e cercherò prove a conferma dei reati ipotizzati in essi», senza però che ne conseguissero finora atti di alcun genere. Dichiarazioni odierne di Biancardi sembrano collegare l’iscrizione del registro degli indagati all’insieme di queste denunce e non a quella del Comitato Verità e Vita in particolare, anche se la legge prescrive che l’iscrizione nel registro sia immediata.

Mi sembra di ricordare in effetti che delle denunce analoghe fossero state presentate anche altrove...
Sì, il 10 febbraio l’avvocato Carlo Taormina aveva presentato alla Procura di Roma una denuncia per omicidio a carico di Beppino Englaro, del personale della Clinica La Quiete, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei magistrati della Corte di Appello di Milano e della Procura di Udine. La Procura ha iscritto queste persone nel registro delle notizie di reato, ma poche ore dopo ha archiviato la posizione del Presidente della Repubblica, mentre per gli altri ha inviato gli atti alla Procura di Bologna (competente per i magistrati di Udine). Per coincidenza proprio oggi quest’ultima ha proceduto all’iscrizione nel registro delle notizie di reato; quindi paradossalmente lo stesso Antonio Biancardi si trova ad essere indagato a sua volta. Sono state presentate altre denunce analoghe da parte di vari personaggi, a cui non mi sembra il caso di fare pubblicità.

Cosa c’è scritto nella denuncia del Comitato?
Non si sa: quelli del Comitato hanno risposto alle richieste di una copia della denuncia dicendo che per ora non possono divulgarla. Da qualche dettaglio che è stato comunque fornito, e dal testo di una diffida trasmessa il 3 febbraio dallo stesso Comitato alla casa di cura La Quiete, sembra che non vengano presentati fatti nuovi, ma che ci si limiti a ipotizzare che la vicenda configuri la fattispecie dell’omicidio volontario.

Ma è possibile che qualcuno venga processato per omicidio volontario in relazione a questa vicenda?
Assolutamente no. Beppino Englaro non ha agito di propria iniziativa, ma in base a sentenze e decreti delle autorità giudiziarie, seguendo fino in fondo tutti i gradi di giudizio. Sarebbe semplicemente inconcepibile che un’altra autorità giudiziaria lo condannasse per aver dato delle disposizioni ai medici che un giudice lo aveva autorizzato a dare. Ciò significherebbe per i cittadini non poter più fare affidamento sulla giustizia, perché ogni pronunciamento, ogni sentenza o decreto sarebbero sempre soggetti a essere capovolti, senza certezze e all’infinito.

Come può essere che chi ha presentato la denuncia ignorasse queste cose?
In realtà le conoscono. Nella diffida che citavo sopra facevano proprio per questo ricorso a un escamotage: in base agli artt. 2 e 3 del Codice di Procedura Penale ritengono che «i provvedimenti giurisdizionali emessi nel corso del procedimento civile non farebbero stato in un eventuale procedimento penale instaurato per il reato di omicidio volontario», cioè in pratica che il giudice penale, chiamato a stabilire se c’è stato omicidio, non potrebbe né dovrebbe tenere in nessun conto quello che ha deciso il giudice civile (a cui si era rivolto Englaro). Ma è chiaro che è solo un cavillo: si può richiamare qui la massima della decisione n. 54 della Cassazione, sez. III, 3 aprile 1996: «L’autorità giudiziaria ordinaria non ha il potere di valutare la conformità a legge di un “arret” [cioè di una sentenza] di un’altra giurisdizione: ciò in quanto il cittadino – pena la vanificazione dei suoi diritti civili – non può essere privato della facoltà di fare affidamento sugli strumenti della tutela giurisdizionale posti a sua disposizione dall’ordinamento».

È possibile che l’accusa si possa sostenere con altri argomenti?
Solo nell’ipotesi (tutta da dimostrare) che ci sia stato un intervento attivo per causare la morte di Eluana; ma per questo occorrerebbe un referto autoptico, che a quanto ne so non è ancora nemmeno stato presentato. Un’altra possibilità viene prospettata dal Comitato, quando chiede «quanto meno e in subordine, di accertare se sia stata tentata la nutrizione per via naturale», visto che il decreto della Corte d’Appello di Milano dava a Beppino Englaro solo il potere di far cessare l’uso del sondino nasogastrico. Ma a questo proposito abbiamo la testimonianza del medico curante, Carlo Alberto Defanti, che sostiene che sulla pretesa capacità di deglutire di Eluana sono state dette solo falsità: «dovevamo assorbire anche la saliva».

Cosa succede ora?
Il magistrato ha al massimo 30 giorni per chiedere un’eventuale autorizzazione a procedere. Direi che non se ne farà nulla, e che si arriverà all’archiviazione: oltre alle considerazioni già espresse, bisogna dire che la vicenda che si è conclusa con la morte di Eluana si è svolta tutta sotto gli occhi dello stesso Biancardi, senza che questi facesse nulla per fermarla. Sarebbe strano che sconfessasse il suo stesso operato, per aver ricevuto una denuncia che contiene in pratica solo alcune discutibili considerazioni giuridiche.

Se la denuncia è infondata, è possibile denunciare a sua volta per calunnia chi l’ha presentata?
Purtroppo no. La calunnia si ha se qualcuno «incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato» (art. 368 C.P.), e qui sarebbe quasi impossibile dimostrare il dolo. È vero però che alcuni tribunali hanno cominciato a riconoscere la responsabilità di chi accusa ingiustamente per colpa, cioè senza compiere tutti gli accertamenti dovuti per assicurarsi della fondatezza dell’accusa: è l’equivalente in campo penale della lite temeraria, che esiste già in campo civile (ne parlavo qualche tempo fa a proposito della minaccia di un’analoga denuncia, sempre riguardo al caso Englaro). Anche tenendo conto dell’inevitabile opinabilità delle cose giuridiche, l’accusa del Comitato Verità e Vita appare al momento talmente campata in aria che non ci si può non augurare una severa punizione: troppi i danni causati, in termini di tempo, denaro e dell’ineliminabile ansia che colpisce chiunque sia accusato di un reato così grave, seppure su basi manifestamente infondate. Nei confronti di Beppino Englaro, poi, la cosa assume in particolare l’aspetto di una vendetta, tanto disumana quanto insensata.

10 commenti:

  1. Ma non sono capaci di vergognarsi di loro stessi?

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  2. Visitando il sito di "Verità & Vita", è possibile imbattersi in una sezione "L'Esperto risponde" dove c'è la scheda di un esperto che recita così: "Specializzazione: Salvataggio bambini e mamme."

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  3. L'esperto sedicente "Salvatore di bambini e mamme" del Comitato Verità e Vita, di cui parlavo nel precedente commento si chiama Prof. Giuseppe Garrone. Nella puntata di stasera (2.3.2009) de 'La zanzara' (Radio24) ha fatto un lungo quanto raccapricciante intervento nel quale accostava il sig.Englaro (cinico commerciante di libri secondo il professore) ad Adolf Hitler. L'audio dell'intervento, qualora lo si riuscisse a procurare sul sito della radio, potrebbe avere una notevole efficacia istruttiva.

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  4. Ho riportato nel mio blog un'intervista a Garrone, segretario del Comitato Verità e Vita:

    http://mildareveno.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=2185158

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  5. Per calunnia no, ma per ingiuria o diffamazione è possibile sporgere denuncia?

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  6. L'intervista concessa da Garrone lo candida quasi certamente a un posto di rilievo nella lista delle persone che Beppino Englaro si appresta a querelare per diffamazione...

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  7. L'audio dell'intervista telefonica del prof. Garrone a Radio24 è disponibile online. Il file mp3 contiene l'intera puntata della trasmissione "La zanzara". L'intervista inizia esattamente al minuto 40 e 10 secondi. Buon ascolto (si fa per dire).

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  8. Ho ascoltato l'intervista su Radio 24. Ha fatto questa ulteriore accusa:

    "Che cosa chiede? Chiede non solo l'eutanasia, ma che coloro che vengono alimentati come sua figlia vengano lasciati morire".

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  9. Secondo Garrone Englaro vuol far lasciar morire tutti i malati in stato vegetativo. In realtà Englaro ha il massimo rispetto per chi ha idee diverse. A "Telecamere" ha detto:

    "Se queste persone gradiscono vivere in quelle condizioni, neanche da parlarne dell'abbandono terapeutico. Questo è normale che loro debbano essere curati e venire curati come lo desiderano. Sono indicazioni loro."

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  10. Paradossalmente, il cosiddetto "atto dovuto" può risultare un "atto utile": infatti con l'iscrizione nel registro degli indagati, l'indagato ha la prova scritta dell'avvenuta diffamazione aggravata e può querelare chi ha presentato l'esposto/denuncia.

    Per quanto riguarda la denuncia per calunnia, il dolo c'è e si vede: si finge di dimenticare l'autorizzazione alla sospensione dell'alimentazione forzata.

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