mercoledì 20 maggio 2009

Io voterei Ivan Scalfarotto (ma non posso perché non è candidato nel mio collegio)



Che la democrazia possa suscitare disaffezione non è una gran novità. Così come non è una sorpresa che vi siano alcune caratteristiche della macchina elettorale e politica che esasperano il senso di impotenza e di sfiducia del cittadino: sentirsi non rappresentato o addirittura tradito; assistere alla spartizione di cariche e potere e al baratto del bene pubblico con l’interesse personale – o al più con quello di casta.
Le prossime incombenze elettorali europee presentano un ulteriore rischio: aggiungono un senso di distanza materiale e ideale, purtroppo. Perché è indubbio che su alcune questioni la distanza dell’Italia dall’Europa è profonda. Basti pensare ai diritti civili e alla sovrapposizione tra politica e morale.
Sommando tutto questo, il risultato è scoraggiante. Ma si può “ricominciare” dalle persone.
Ecco perché la candidatura di Ivan Scalfarotto, candidato nel PD alle elezioni europee, rappresenta uno spiraglio nella attuale nebbia politica. Una crepa in una parete sempre più scivolosa, per non dire viscida, costituita da volti che si somigliano e che parlano una lingua comune e ormai quasi incomprensibile per i cittadini.
Scalfarotto è una persona per bene, per usare una espressione da nonna ma che rende molto bene. Non è un politico di professione, cioè uno che non sa fare nient’altro che ammiccare dai cartelloni pubblicitari sopra o sotto uno slogan imparato a memoria. Da sempre sostiene la causa della laicità e dei diritti civili. Ha deciso di tornare in Italia per provare a partecipare più direttamente alla vita politica del nostro Paese. Si capisce quello che dice e scrive.
Chi risiede in Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta può votare Scalfarotto per l’Europa. Questa volta si può scegliere un nome, senza ritrovarsi ingabbiati nelle liste bloccate e decise dai vertici – bizzarra e immorale parodia della libera espressione del proprio voto. Si può scegliere Scalfarotto, forse, pur mantenendo una visione critica del partito che lo ospita. Confidando nell’idea che il cambiamento possa prendere le mosse dal cuore e dallo stomaco dei dinosauri partitici.

Materiali.

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