mercoledì 27 aprile 2011

La legge truffa

Il premier invia una lettera in vista dell’arrivo in Aula alla Camera del disegno di legge sul testamento biologico. Il testo, scrive il presidente del Consiglio, è “un risultato largamente condivisibile di sintesi e di mediazione alta”.
No, il testo è una mostruosità ripugnante.

Poi presogue:
Questa legge sancisce per la prima volta il principio laico di 'consenso informato' per cui nessun trattamento sanitario può essere compiuto sul paziente senza che questi abbia espresso il proprio consenso assicurando così la libertà di cura.
Cosa dice? Per la prima volta? Cosa dice? (Per esasperazione incollo il link a questo).

34 commenti:

  1. Berlusconi è l'unico uomo al mondo che, quando assume il Viagra, vede tutto rosso invece che blu.


    Cordiali Saluti,
    DiegoPig

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  2. Paolo Garbet27/4/11 21:34

    Orwell era un sempliciotto al confronto di B.

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  3. La legge in discussione è avversata da destra e sinistra.
    Ogni parola di Berlusconi (anche ai suoi deputati), per chi non lo ama, è un invito a nozze per criticarlo (come minimo).
    Ma nel corretto esercizio delle funzioni parlamentari, coloro che pure si oppongono a questa legge sarebbero chiamati a proporre qualcosa di valido, nell'interesse dei cittadini.
    Lasciando stare il mero ostruzionismo, che pure non manca, se si scende nel dettaglio si vede che così non è (come fatto notare quest'oggi in aula).
    Così tra gli emendamenti presentati
    all'art. 3, comma 5 (quello che nel testo, già emendato non senza fatica, recita :
    Anche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento) ve n'è uno (3.2009)che sostituisce "ad eccezione dei casi in cui le medesime risultino inefficaci ai fini di una ragionevole possibilità di vita e, per i pazienti in stato vegetativo ritenuto irreversibile secondo riconosciuti standard scientifici, decorso almeno un anno dalla perdita della conoscenza".
    http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/odg/cam/fascicoli/20110427/20110427e23509.pdf
    Qui oltre al richiamo al lato inapplicabile (soprattutto nei fatti) della sentenza Englaro, si sommano una serie di dati antiscientifici e senza fondamento nemmeno statistico (sull'annualità riferita allo svp).E anche avendo la statistica "dalla nostra" non possiamo ridurre le persone, la vita delle persone, a statistica.
    Forse fanno specie le cose che si dicono sul consenso informato ma
    anche queste ...

    Biolove

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  4. biolove e lei parla di scientificiita'....ma per contesia sia coerente almeno una volta. Lo sa benissimo che buona aprte della elgge si basa sullá ssunto che alimentazione e idratiazione artificali non sono procedure mediche!

    "funzioni fisiologiche essenziali del corpo"

    io sono un fisiologo ora a me hanno insegnato che l´attivita' cerebrale e´una funzione fisiologica essenziale...

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  5. @Simone
    io mi sforzo di essere coerente con quello che dico.
    Lei, piuttosto, per il solo fatto di avere titoli tratta la scienza come una materia esoterica, riservando un approccio paternalistico ai non iniziati.
    La parte che lei evidenzia del mio commento (se legge bene) è riferita al comma già emendato, non a quello proposto in sostituzione, che io critico.

    Cordialmente,
    Biolove

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  6. Non cominciate con lo statuto medico o non medico, non ci smuove di un passo dal problema più grave: l'imposizione.
    Biolove, chi decide se un intervento è ragionevole e così via?

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  7. @ biolove

    Lei contensta la scientificita' dell´emndamento (parere su cui posso concoradare), ma dimentica la non scientificita' del testo emendando.
    A me pare la definizione da dizionario di incoerenza ma evidentemente lei usa un dizionario diverso. Nel suo anche un intervento chirurgio non e´un trattamento sanitario (la PEG, il metodo piu utilizzato per l´alimentazione artificiale dei malati cronici, si effettua sotto anestesia prevalentemente in endoscopia ma non e´escluso l´intervento aperto).

    Sul paternalismo, sono i legislatori che lo sono, non lasciando i cittadini italiani liberi di decidere del proprio corpo

    Simone

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  8. Mi spiace Chiara ma non concordo, la legge si basa su un assunto che il legislatore puo´diventare uno scienziato! E´inaccettabile.

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  9. @Chiara Lalli

    "Biolove, chi decide se un intervento è ragionevole"

    Me lo domando anch'io, visto che è quella la parte che meno mi convince.
    Non so se non mi sono spiegato bene, ma la critica non era al testo che si è raggiunto finora.
    Peraltro è vero che, come ogni testo legislativo, questo (per alcuni a maggior ragione, per come si presenta)può dar luogo a incertezze o manipolazioni.
    Così c'è chi nel dettaglio vede l'occasione offerta per trovare il cavillo che, in un caso portato davanti a un giudice, può far stravolgere addirittura il dettato legislativo.
    Coloro che invece sostituirebbero l'attuale ddl con un "diritto mite" possono essere tacciati di volere delle norme altrettanto inutili di quelle in discussione adesso, perché possono far dire tutto e il contrario di tutto.

    Sulla questione circa il consenso informato di cui alla lettera del premier, poi,il senso (di quanto non espresso,in effetti, con la massima precisione) mi pare essere che per la prima volta il principio del consenso informato è riconosciuto da una legge e non dai codici deontologici medici

    Cordialmente,
    Biolove

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  10. @Simone

    Il mio “dizionario” sarà diverso dal suo (riguardo ad alimentazione ed idratazione artificiali), ma lei e tutti quelli che ne fanno una questione non devono dimenticare (lo voglio solo ricordare, so che lo sa) che tutto questo interesse circa la qualificazione di queste misure è strettamente legato alla realtà italiana, alla Costituzione italiana e all’art. 32 sul diritto alla salute.
    Se nel suo “dizionario” le sopra citate misure sono trattamenti sanitari, io posso rifiutarli per quel non breve (né banale)discorso costituzionale del 2° comma dell'art. 32 che dice: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
    Si dà il caso, però, che tutto ciò finora è valso per persone coscienti e in grado di esprimere un consenso informato (non “ora per allora” come nelle D.A.T.).
    Anche il link a Wikipedia nel testo base di questo post lo dice : “In ogni caso, il consenso informato dato dal malato deve essere attuale, deve cioè riguardare una situazione presente e non una futura (per questo, la legge non riconosce la validità dei testamenti biologici).”
    Tuttavia, al di là di questo, nelle pregiudiziali di costituzionalità al ddl (respinte ieri), ci si è appellati genericamente (e con visione parziale, proprio perché non tiene conto di altri aspetti) alla libertà personale ex art. 13 Cost.
    Insomma, c’è la volontà di proporre qualcosa di diverso da quello che è in discussione (una legge su "dichiarazione anticipate di trattamento"), ma, finché non si troverà una maggioranza disposta a votarlo, almeno con lo strumento legislativo, non sembra potersi disciplinare il “testamento biologico” né, sempre al momento, sdoganare la sospensione di alimentazione ed idratazione come qualcosa di diverso dalla eutanasia passiva.


    Il paternalismo, poi, se lo contendono in tanti: l'intervento del legislatore ha per proposito quello di togliere la parola (diretta) ai giudici, che a sua volta intervengono in un campo medico.
    Non si dovrebbe aver sfiducia per i medici (come per ciascuno che svolga la sua professione con coscienza).Purtroppo però la tentazione, condannabile, è spesso per l'ideologia (di ogni segno).

    Biolove

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  11. @ biolove
    comne sempre non sa/vuole rispondere alle questioni che le vengono poste quindi la saluto si tenga le sue pregiudiziali di costituzionalita (ci mancherebbe che la Camera votasse per la incostituzionalita' una legge che sta approvando).

    La storiella dei giudici e´ancora piu divertente! Peccato che se in Italia un malato di SLA vuole le cure va dai giudici e questi gli danno ragione mentre questi salvatori della Vita li mettono a morte!


    Simone

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  12. @ Simone

    Estrapolando una parte del mio discorso lei vorrebbe farmi dire quello che non voglio dire (e cioè che bastano i voti di ieri sulle due pregiudiziali di costituzionalità e magari sulla sospensiva del provvedimento - peraltro raggiunti con molti Popolari usciti dall'aula - per essere sicuri della legittimità costituzionale). Non dimentico, stia tranquillo, il ruolo della Corte Costituzionale (né lo dimentica chi vuole adirla).

    Sul ruolo dei giudici vedo molta retorica : quando fa comodo sono paladini dell'autodeterminazione,
    qui "se in Italia un malato di SLA vuole le cure va dai giudici e questi gli danno ragione " mentre "questi salvatori della Vita li mettono a morte".
    Il giudice potrà riconoscere diritti, ma è la collettività (normalmente Stato o Regione) che deve attivarsi sulla base delle dotazioni e risorse che ha.Se i politici (e ve ne sono di tali) hanno a cuore le ragioni della vita (realmente e non in astratto) a questo presteranno attenzione prima che ad altre cose.

    Cordialmente,
    Biolove

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  13. @ Biolove

    Il riferimento all'articolo 13 deve essere generico ed in questo caso è assolutamente attuale. L'articolo 31 ha l'ovvio ed elementare intento di precisare che anche operando a tutela della salute, cioè con strumenti sanitari, non è possibile scavalcare la volontà e il desiderio del cittadino che vi si sottopone. È una formulazione rafforzativa del 13 per quei casi in cui eticamente si sarebbe potuto porre un dilemma.

    Ma se io le tappo il naso e le infilo nella bocca un panino, pur trattandosi di "sostentamento vitale essenziale", capirà bene che sto gravemente violando la sua libertà personale e con essa l'articolo 13. Non mi vorrà dire che lei ritiene che io non possa svolgere questa azione perché violerei l'articolo 31? O mi vorrà dire che posso eseguirla perché si tratta di cibo? Oppure, se lo domandi, starei semplicemente violando la sua libertà personale?

    L'insistenza sul voler per forza definire la nutrizione artificiale come altro da un intervento sanitario, e per questo pretendere di poter bypassare la libertà personale, è un obbrobrio logico che solo una classe politica culturalmente sguaiata come quella oggi al potere in Italia è capace di concepire e contemplare seriamente.
    La ciliegina sulla torta è costituita dal fatto che accanto alla definizione di nutrizione artificiale come strumento non sanitario, si prescrivono direttive cui proprio gli stessi operatori sanitari dovrebbero sottostare: è come definire le piante d'appartamento come opere esclusivamente letterarie e pretendere che architetti, ingegneri o geometri ne dichiarino la rispondenza a norma.

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  14. @ Paolo De Gregorio

    (sorvolo sull'evidente lapsus per cui intendeva riferirsi all'art. 32 e non al 31 della Costituzione)

    Io capisco le ragioni di chi non accetta la concezione che la legge sottende, riguardo alla eventuale sospensione di alimentazione ed idratazione, sia in relazione al fatto che "sono sempre da considerarsi sostegni vitali anche se richiedessero tecniche sofisticate per essere adeguatamente attuate”, sia per le considerazioni che si possono fare in relazione alla libertà personale.
    Ma, ribadito che quella attualmente in discussione è una legge per legalizzare (mere) dichiarazioni anticipate di trattamento (e non testamenti biologici, aventi a presupposto la disponibilità della vita), quello che mi lascia dubbi della posizione di coloro che vorrebbero riconosciuta "ora per allora" la volontà di distacco di sondino, PEG e quant'altro, riguarda l'ipotesi in cui (non altri ma) loro stessi venutisi a trovare nella situazione esistenziale in prima persona volessero cambiare idea (ed è scelta che si potrebbe voler fare , e del resto, secondo le più recenti evidenze scientifiche, non è impossibile nè raro poter comunicare con queste persone).
    Non occuparsi di questo è chiudere gli occhi su ciò che è bioeticamente attuale almeno quanto il richiamo alla libertà personale e all'autodeterminazione (anzi dovrebbe esserne visto come un aspetto).

    Biolove

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  15. @ biolove

    mi piace molto il suo ragionamento su "mero".
    Lei smisuisce la legge dicendo che non si basa sul aftto che la vita non sia disponibile. Peccato che se la MIA vita non e´disponibile a me (cosa falsa in pratica e illegale quando sono cosciente) chi ne dispone quando sono incosciente? Lo Stato? Il suo Dio?? Il Papa?? il mio medico curante??

    Dubito come al solito che rispondera' alla domanda visto che non riesce mai a farlo....

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  16. @Simone

    Il “ragionamento” sulle D.A.T. non lo faccio io solo.
    Mi limito a riportare le intenzioni di chi ha proposto il ddl stesso e quindi la ratio della legge se verrà approvata.
    In verità, l’aspetto che la legge non si basa sulla disponibilità della vita non è sufficiente a descriverla.Ma per il semplice fatto che quando si tratta di dichiarazioni anticipate di trattamento (e non di testamenti biologici) c’è anche il requisito della non vincolatività (per il medico) delle D.A.T. stesse.
    Voglio dire che l’elemento del prolungamento del consenso informato c’è (anche nel rifiuto delle cure da incosciente, con conseguenze che possono arrivare fino alla morte, come per decisione presa da coscienti), ma, quando si è in presenza di D.A.T., come quelle proposte dal ddl in esame, tutte le previsioni non sono vincolanti (a differenza che se si trattasse di testamento biologico; vedi Carlo Casini che spesso è tornato sul tema http://www.medicinaepersona.org/resources/rassegna/N12e5c6dd1bc819a7543/N12e5c6dd1bc819a7543/01-avvenire.pdf).
    Credo però che niente vieterebbe (a parte, appunto, il non potersi chiedere l’esigibilità giuridica) l’instaurarsi di prassi per cui le indicazioni vadano prese in seria considerazione.
    In più, per la specificità italiana e per espressa proposta del legislatore, si è previsto che alimentazione ed idratazione non sono oggetto di D.A.T.
    Sulla confusione tra ciò che è proposto in Parlamento e ciò che si vorrebbe proprio oggi si sofferma il direttore di Avvenire, in risposta a una lettera di chi ha letto la rassegna stampa di ieri
    http://www.avvenire.it/Lettere/avanti+nella+chiarezza_201104290803099370000.htm

    Il suo evidenziare come io non riesca a dare una risposta per l’ipotesi di incoscienza, in realtà, tradisce il fatto che io non dia una risposta identica a quella lei che vorrebbe fosse data.
    La legge è quella (peraltro, si dice, perfettibile fino all'eventuale approvazione).Essa dà la sua risposta (e il ruolo del paziente, del fiduciario e dei familiari sono ben precisati, se la si esamina).
    Alla mia domanda, piuttosto, quella sull’eventuale cambio di opinione quando il soggetto si viene a trovare nella situazione ipotizzata,con attenzione al possibile venire in contatto con esso, la legge non dà risposta esplicita (men che mai coloro che vorrebbero disposizioni vincolanti ora per allora).Ma per lo meno non dà una risposta chiusa in senso opposto (cioè di "autocondanna", per chi poi non la vorrebbe).

    Biolove

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  17. @ Biolove

    Grazie per la correzione: avevo freudianamente prodotto una palindromia con l'art. 13, ma era effettivamente il 32 e non il 31.

    Io volevo solo precisare quello che ho precisato, ripetuto poi infinite volte dagli stessi autori del Blog, e non ero entrato nel merito del "principio ispiratore" di questa legge. Anche perché quelle obiezioni che ho riposto tendono a non trovare risposta.

    Anche lei insiste sull'eventualità che "si cambi idea": ad ammettere ciò, non si capisce proprio perché si ritiene che solo verso la nutrizione possa cambiarsi idea ma non rispetto a qualunque altro trattamento sanitario. Chiaramente, quindi, questo del poter cambiare idea non può essere un principio ispiratore della legge in discussione, come vuole sostenere, perché è un principio che viene altrove rinnegato dalla stessa legge.

    Come anch'esso discusso altrove, resta il dilemma di capire come mai non si usi l'argomento del cambio d idea nell'altro verso: io potrei aver acconsentito a che mi venissero prestate tutte le cure del mondo, ma potrei aver cambiato nettamente idea. In ogni caso questo argomento è un involucro di cinismo vuoto: perché una persona che perde coscienza certamente non può esprimere una conferma delle sue convinzioni e allora si stabilisce, approfittando del fatto che abbia perso del tutto la capacità di farlo, di ribaltarle e sostituirle con le vostre (stavo per scrivere "nostre", ma è giusto scrivere "vostre").

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  18. @Paolo De Gregorio

    Volendo, questa legge offre parecchie occasioni per fare polemica (o “guerre di religione”, se si vuole chiamarle così).
    E ognuno tende a vedere naturalmente le proprie ragioni, insieme al “cinismo” praticato dall’altro.
    Io non mi sottraggo a questo, perché anche io sono di parte, tendenzialmente, sulla questione. Ma non tanto da potermi ritenere un sostenitore in tutto e per tutto della legge (quindi il “mio” piuttosto che il “suo”, riferito alle opinioni sulla legge, non vale sempre).
    Non trascuro il fatto che il cambiare idea (per le cure ma non per idratazione ed alimentazione ,essendo esse escluse dalle D.A.T. secondo il ddl)può avere un segno diverso da quello dato comunemente dai prolife.Può darsi che nella diversa condizione si trovi, come fatto notare, chi voleva tutti i mezzi per continuare a vivere ed ora, invece, vuole essere lasciato morire.
    Ma quando si parla del cambiare idea in genere e si arriva ad invocare un “vuoto cinismo” per una parte soprattutto, non bisogna dimenticare che di solito, tra i “critici”, le persone prive di coscienza prese in considerazione dalla legge sono ritenute dei vegetali, peggio ancora dei morti, rispetto ai quali gli alter ego che si pongono laicamente il problema preferiscono, “ora per allora”,senza particolari dubbi esprimere una decisione vincolante (e inesorabile) nel senso di togliere il disturbo per non pesare sugli altri (con buona pace del senso di "solidarietà" per i deboli vivo fino a non tanto tempo fa).
    La sensibilità di andare a cercare un possibile contatto con le persone in stato vegetativo (spesso stati di minima coscienza mal diagnosticati) oppure di non cercare di sconfiggere l’Alzheimer inducendo i malati ad autoeliminarsi , salvo rare eccezioni, non alberga presso chi si orienta verso il primato dell’autodeterminazione (alla propria fine).

    Cordialmente,
    Biolove

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  19. @ biolove

    In più, per la specificità italiana e per espressa proposta del legislatore, si è previsto che alimentazione ed idratazione non sono oggetto di D.A.T.

    quale sarebbe la specificita' italiana? i giudici comunisti?


    Sul "cambiare idea": altro argomento assolutamente irrazionale. Per cambiare idea e´necessaria la coscienza del paziente che riesamitate le condizioni in cui si trova possa soppresare di nuovo la sua decisione, non basta la presunzione che lo possa fare. Se il paziente e´incosciente detta valutazione non puo´essere fatta quindi non puo´esserci la possibilita' di un cambio di posizione. Discorso diverso e´ il paziente cosciente impossibilita' a comunicare.

    Simone

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  20. @Simone

    No, per “specificità italiana”, come già detto, non volevo riferirmi ai fantasmi berlusconiani , che, peraltro, pure nelle decisioni di bioetica, un qualche fondamento reale ce l’hanno.
    Intendevo l’imprescindibile riferimento all’articolo 32 della Costituzione, che pone una riserva di legge per i trattamenti sanitari obbligatori. Cioè la Costituzione stessa indica nel Parlamento il solo soggetto che può fissarli. Con il limite del “rispetto della persona umana”.
    Tale limite non può voler dire pretendere che lo Stato lasci morire per inanizione e disidratazione indipendenti dallo stato di salute del soggetto. Viceversa i casi in cui alimentazione ed idratazione risultino inutili o controproducenti per le funzioni fisiologiche essenziali del soggetto sono già contemplati, dalla attuale formulazione del ddl sulle DAT , come casi in cui si può fare a meno di esse.

    L’irrazionalità del “cambiare idea” può sembrare fondata perché siamo ancora agli inizi di quella ricerca di contatto con soggetti dalle menomazioni neurologiche dalla quale la scienza si dovrebbe aspettare nient’altro che fecondi sviluppi nel prossimo futuro.
    In ogni caso, già adesso, si hanno riscontri positivi e se è vero quello che dice lei (“Se il paziente e´incosciente detta valutazione – sull’attualità del consenso precedentemente prestato - non puo´essere fatta”) , moltissimi casi di svp in realtà risultano “stati di minima coscienza” mal diagnosticati e allora si può venire in comunicazione con essi e non è escluso che una risposta (se solo si ha la pazienza e la metodologia adatta) siano in grado di darla.
    Del resto anche il mondo del diritto non è rimasto nel frattempo insensibile a ciò ( o, meglio, nelle intenzioni non vi sarebbe rimasto),nella più volte citata sentenza Englaro (quando parla di rigoroso apprezzamento clinico e richiede che non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre che la persona abbia la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno).Il che -sorvolando sulla rigorosità dell'accertamento tradizionale, non tanto per incapacità di chi l'ha fatto ma per l'esemplarità voluta del caso-rendeva necessario (non facoltativo) accertare l’irreversibilità dello svp anche con gli ultimi mezzi tecnologici a disposizione (es. neuroimaging funzionale), alla qual cosa il padre e tutore si è sempre opposto.

    Biolove

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  21. @ biolove

    "Tale limite non può voler dire pretendere che lo Stato lasci morire per inanizione e disidratazione indipendenti dallo stato di salute del soggetto"

    Mi spiace ma e´molto peggio di cosi...oggi lo Stato italiano lascia morire persone sanissime che non vogliono sottoporsi a una trasfusione di sangue! Una signora e´morta giusto qualche giorno fa!
    (Immagino sabbia chi ha ispirato articolo 32).

    Sulla minima coscienza mi spiace ma la differenza tra un paziente cosciente e un paziente con un danno cerebrale esteso e´talmente grande che non si pone il problema.
    Ad ogni modo, ci deve essere piena coscienza perche' io possa cambiare idea.


    Simone

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  22. @Simone

    La sua replica evidenzia un diverso modo di vedere le cose ed è immaginabile che sia così.
    Ma, appunto, la differenza del rifiuto di una trasfusione di sangue (per cui non sono mancate pronunce non così scontate, per i noti casi dei Testimoni di Geova) con la sospensione di idratazione ed alimentazione è tutta nella contestata distinzione tra trattamento sanitario e mezzo di sostegno (e, tra i mezzi di sostegno, nel tener conto che di idratazione ed alimentazione necessitano sia sani che malati).

    Sulla coscienza non so se lei si rende conto delle conseguenze bioetiche di quello che dice. Può darsi che a lei non interessi nulla delle possibilità cui accennavo, ma tenga presente che ci possono essere persone a cui interessa eccome (c’è chi si fa ibernare !).Mi sembra che incontri il suo favore il carattere vincolante e potenzialmente irrevocabile delle disposizioni (allora non semplici dichiarazioni) di trattamento. Ma degli altri (della loro autocondanna a morte) ce ne freghiamo, così? Se lascio delle dichiarazioni, anche se non vincolanti per legge,nel senso che non voglio dati trattamenti, c’è sempre la possibilità che il medico le prenda in seria considerazione. Ma se invece quelle stesse indicazioni per legge sono vincolanti e poi si riesce per qualsiasi motivo a comunicare con il soggetto, questo deve restare in ogni caso vincolato alla volontà espressa per iscritto anni prima, da “sano”?

    Cordialmente,
    biolove

    RispondiElimina
  23. "c'è sempre la possibilità che il medico le prenda in seria considerazione" insomma s sono nelle mani delle decisioni del medico e non delle mie. Proprio una bella prospettiva.

    Personalmente, tra la prospettiva di rimanere intrappolato per anni in un corpo, del tutto immobile r alimentato da sondini e cateteri, per la decisione di un medico, e quella di pentirmi per 5 minuti di aver detto "staccatemi la spina" preferisco comunque la prima. Il problema, caro biolove, è che questa legge lascia a lei tutta la libertà di stare nella summenzionata condizione da paradisiaca finché vuole, ma non lascia a me la libertà di lasciare lo stesso inferno. Vede qual è la differenza fra la mia visione e la sua: la mia non impedisce nulla a lei (se non quella di obbligarmi alla sua visione) la sua invece mi obbliga ad accettare una condizione che non voglio. Si faccia ora un bell'esame di coscienza sulle nefandezze che sostiene.

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  24. @Simone

    La problematicità in quello che ho affermato io resta (e lei le chiama “nefandezze”).

    Quanto all’esigibilità della cessazione di "cure" da parte del medico sulla base di quanto precedentemente indicato, c’è la stessa probabilità di vedersela negata quanta ne ho io di incappare lì per lì in un medico che ritenga inutile proseguirmi le cure anche se avevo desiderato diversamente.
    La “paradisiaca condizione” per cui la vita è qualcosa che può proseguire per inerzia è un’idea che purtroppo deve essere (e facilmente) messa da parte se solo si va a vedere la condizione dei malati gravi e gravissimi nel nostro Paese, che per continuare a vivere hanno bisogno di cure (a volte molto costose e/o impegnative) .

    In ogni caso sono tutti argomenti ampiamente trattati qui e su ciò né la mia né la sua parola valgono più di quello che sono.
    Sulla legge (che, ripeto, a mio avviso non è perfetta né potrà essere onnicomprensiva di tutti i casi che si presenteranno nella pratica) e sul dibattuto nodo di alimentazione ed idratazione si attende la scontata chiamata in causa della Corte Costituzionale, il cui giudizio di bilanciamento dei valori costituzionali è auspicabile da ognuno che sia sereno e obiettivo.

    Cordialmente,
    Biolove

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  25. @ biolove

    Scusi se insisto ma vorrei capire se sono io che vivo in Germania e mi son perso qualcosa dell´Italia oppure lei vive in Italia e pensa di vivere in un altro Paese:

    "La “paradisiaca condizione” per cui la vita è qualcosa che può proseguire per inerzia è un’idea che purtroppo deve essere (e facilmente) messa da parte se solo si va a vedere la condizione dei malati gravi e gravissimi nel nostro Paese, che per continuare a vivere hanno bisogno di cure (a volte molto costose e/o impegnative)."

    Mi scusi ma chi e´che negli ultimi anni sta falcidiano la sanita' pubblica??? Non sono quelli che con questa legge vogliono imporre cure a persone che le cure non vogliono? Non sono quelli che nonostante gli scandali sessuali invocano in Parlamento a difesa dei valori cristiani?

    Qui si dovrebbe parlare di bioetica ma mi pare evidente che qui il legislatore ha bel altro a cuore che i pazienti che vogliono le cure...sono le Curie che gli interessano!

    Altra piccolo dettaglio: chi e´in Italia che scatena una guerra ad ogni sentenza "avversa" (dimenticando le decine di volte in cui la Corte accoglie le ragioni del Governo) della Corte Costituzionale? Chi e' che tutti giorni si prodiga per erodere o sovvertire i principi cardine della Costituzione?


    Simone

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  26. @Simone

    Si accorge lei stesso che si viene a parlare di politica. O meglio di demagogia, perché se si fa uno sforzo, anche minimo, di obiettività, si dovrebbe riuscire a vedere al di là di un compiacimento servile delle Curie.
    I problemi della sanità pubblica (della quale, più che le cure pro vita, richiamate per dire che il governo attuale non le garantisce, sembra qui importarle solo il fatto che, se verrà approvata la legge sulle D.A.T. , imporrà “cure a persone che le cure non vogliono”, dove le cure per quello cui si riferisce lei, cioè idratazione ed alimentazione non inutili, sono della malattia "vita") sono estesi a tal punto che, ad esclusione di un ingiustificabile immobilismo, meriti e demeriti difficilmente sono attribuibili ai singoli esecutivi con effetti incisivi e duraturi.
    La legge sulle cure palliative è stato un esempio di normativa sulla quale vi è stata la convergenza di un consenso trasversale (anche se mi ricordo ancora che, al momento dell’approvazione, l’opposizione, anche su un provvedimento così importante, mise in atto il gioco ostruzionistico).
    E’ quantomeno uno spirito partigiano quello che la porta a dire che è ben individuabile chi si ribella ad ogni sentenza avversa (come se chi le sta simpatico si arrendesse ad ogni “sconfitta” o arresto di marcia giudiziaria), per non parlare delle cause liberamente provocate, anche con casi strumentali , con l’effetto di nullificazione delle leggi approvate dai rappresentanti del popolo e di dare un’interpretazione tendenziosa della Carta costituzionale.

    Biolove

    RispondiElimina
  27. @ biolove

    "l’effetto di nullificazione delle leggi approvate dai rappresentanti del popolo "

    Incidentalemnte quelle leggi sono incostituzionali, la funzione della Corte e´quella di annullare leggi votate dai rappresentanti del popolo. Non lo vogliamo piu, si puo´ cambiare la Costituzione e abolirla. Finche' l´ordinamento e´quello mi spiace ma la Corte ha solo ilsuo lavoro.

    Per il resto noto la sua miopia, ma del resto in Italia e´talmente diffusa che e´diventata la regola.

    Simone

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  28. @ Simone

    non si tratta di abolire la Corte Costituzionale, nè di esautorare altri organi e poteri, bensì c'è da aspettarsi che ognuno svolga il suo ruolo mettendosi nei panni dei cittadini, in particolare delle categorie più deboli che attendono protezione (nelle forme, non eccessive, in cui la si può riconoscere).Necessità di protezione , quella sì, in Italia non astratta, dato il livello di civiltà spesso latitante, specie in questioni così delicate .
    Se lei mi taccia di miopia io non posso che ricambiare, sulla base di quanto da lei affermato come facente a lei comodo...

    Cordialmente,
    Biolove

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  29. @ biolove

    Visto che parla di categorie deboli e siccome ha letto l sentenza sulla legge 40 sa che la Corte si e' messa nei panni della categoria debole: la donna che invece il legislatore scienziato ha in maniera indece maltrattato!

    Simone

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  30. @Simone

    Non intendevo uscire dal seminato del fine vita di cui si parlava finora.
    Ma se si va oltre la fascinazione per il paternalismo mortifero dei Radicali e di quel partito radicale di massa in cui si è trasformata la sinistra nel suo complesso oramai, si può osservare che in altri settori, come quello da lei citato, ci si ferma alla superficie nel vedere i soggetti deboli, senza considerare i più deboli tra i deboli.

    Biolove

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  31. Con il varo avvenuto giovedì sera delle linee guida per le Regioni sugli stati vegetativi ... «L’accusa pretestuosa rivolta al governo secondo cui vorrebbe far vivere i malati ma non assisterli si mostra del tutto infondata. Le linee guida dimostrano quanto ci stia a cuore l’assistenza dei pazienti e per farle arrivare in porto l’esecutivo si è impegnato al massimo».
    http://www.avvenire.it/Cronaca/Stati+vegetativi+cura+e+rispetto_201105070721119730000.htm

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  32. Sono l'anonimo del 2 maggio, vedo che il caritatevole biolove non coglie il succo del discorso ed infatti risponde: "Quanto all’esigibilità della cessazione di "cure" da parte del medico sulla base di quanto precedentemente indicato, c’è la stessa probabilità di vedersela negata quanta ne ho io di incappare lì per lì in un medico che ritenga inutile proseguirmi le cure anche se avevo desiderato diversamente."
    Il problema, da me sollevato, non è il medico, ma una legge toglie del tutto, a me paziente, qualsiasi diritto di veder riconosciute le mie volontà espresse in precedenza, mentre invece dovrebbe obbligare il medico a rispettarle punto e basta.
    Vedendola da un punto di vista può cinico, se prima c'e infatti simmetria nel vedersi rispettare le proprie volontà da parte di un medico, o questa legge crea una macroscopica dissimmetria.

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  33. @anonimo del 2 maggio

    Anzitutto io non sono “il caritatevole biolove” ma semplicemente sostengo le ragioni di chi può vedersi privato, in considerazione della sua (veramente ultima) volontà, di ciò che non si può umanamente ricreare: la vita.
    Riguardo a quello che lei chiama il succo del ragionamento, io lo comprendo benissimo ma posso non condividerlo (per lo meno per la pretesa di "avere ragione" senza tener conto delle ragioni degli altri, meritevoli di contemporanea protezione speciale), premettendo la differenza con ciò che io sottolineo, consistente nel fatto che anche nell’ipotesi diametralmente opposto vi può essere (un prolungamento di)qualcosa di indesiderato (in ogni caso non “umanamente “ irrimediabile), ma la sospensione delle cure che sono alla base dello stato in cui si trova il soggetto può essere sempre aversi prendendo in seria considerazione le di lui indicazioni.
    Su tutto aleggia , per casi tra i più diffusi che la legge verrebbe a disciplinare,l’incognita dello stato ancora primitivo delle nostre conoscenze su stati di minima coscienza e stati vegetativi, che non è escluso che col tempo si possano approfondire (come si ricava anche da un articolo di oggi:
    http://www.scienzaevita.org/rassegne/44fa721c429879c51ac70c81c49413f3.pdf

    Biolove

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  34. Se quella di Biolove non è "caritatevolezza" allora è proprio quello che sembra (cattolica) ipocrisia: tipo quella di chi si dice anche dalla parte di chi vive un "qualcosa di indesiderato" con conseguente sospensione delle cure, e poi è ha fare dei una leggere che fa delle volontà del malato carta straccia.

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