Era già abbastanza brutta, la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento in esame al Senato. Una legge che sequestra i corpi, violando la più elementare delle libertà. Che riduce i cittadini a eterni minorenni, incapaci di decidere cosa sia meglio per loro. Che li irride con la sua neolingua, vaneggiando di «alleanza terapeutica» là dove instaura in realtà il dominio terapeutico del medico sul paziente. Che causerà angosce, dolore, mortificazione, prima di essere cassata un giorno – com’è inevitabile – dalla Corte Costituzionale.
Ma c’è dell’altro. Perché questa legge infame, per essere approvata, ha bisogno di un ultimo passaggio parlamentare. E l’approvazione è stata garantita dall’attuale Presidente del Consiglio; quel Presidente del Consiglio che con le sue pagliacciate, i suoi crimini, la sua totale inettitudine, l’egoismo vorace, ha portato il nostro paese sull’orlo dell’abisso. L’unico servizio che costui potrebbe rendere sarebbe di scappare in uno dei suoi rifugi ai Caraibi; ma alcuni aspettano da lui ancora qualcosa. Per l’appunto, l’approvazione della legge sulle DAT. Che importa la rovina del paese, e forse quella dell’Europa, di fronte ai sacri principi non negoziabili? Fiat iniustitia, pereat mundus.
Probabilmente l’appoggio degli integralisti non è decisivo per la sopravvivenza di questa maggioranza; ma certo la loro responsabilità è ugualmente piena e pesantissima. Siamo in Italia, dove nessuno paga mai per niente; ma la possibilità di essere chiamati a rendere conto rimane. E il prezzo da pagare per il sostegno a questo clown, se le cose dovessero precipitare, potrebbe rivelarsi molto, molto amaro.
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