Da mesi sono in guerra tra medici del medesimo reparto per la successione del primario e con la Regione Liguria per il destino del loro centro trapianti destinato in realtà alla chiusura.
E l'altro ieri, in segno di protesta, un'équipe di chirurghi dell'ospedale San Martino di Genova si è rifiutata di prelevare un fegato da una donatrice perché l'organo non sarebbe stato destinato a una paziente ricoverata in quell'ospedale, ma reimpiantato su un'altra malata in un'altra regione.
Claudio Montaldo, assessore regionale alla Sanità, ha immediatamente aperto un'inchiesta, chiedendo alla direzione dell'ospedale di far luce sull'accaduto. E ora, sulla questione, potrebbe intervenire contro chi ha detto «no» al prelievo anche l'Ordine dei medici: «Dal punto di vista etico - è infatti il commento del professor Mauro Salizzoni, direttore del principale centro trapianti di fegato d'Italia, alle Molinette di Torino - un organo non appartiene a nessuna équipe, né a un ospedale o a una regione, ma a chi ne ha più bisogno in quel momento. Il rifiuto di prelevare che non sia per ragioni tecniche o per mancanza di personale in sala operatoria è inaccettabile e gravissimo».
La questione è in realtà soltanto la punta dell'iceberg di una situazione insostenibile di tensione che si trascina ormai da tempo e martedì prossimo sarebbe approdata in giunta. Al San Martino la Regione ha ordinato di non fare più trapianti, non solo per il clima legato a lotte interne, ma anche per il numero ridotto di interventi, tema in discussione al governo proprio in questi giorni.
La Stampa.
E' molto triste leggere notizie di queste genere,fino a quando ci saranno questi problemi che ci fanno sembrare un paese dal terzo mondo.Elena A.onedat 3
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