mercoledì 17 settembre 2014

No all’aborto, nemmeno in caso di stupro


Rebecca Kiessling è stata concepita durante uno stupro. Scampata all’aborto, si presenta come la voce di chi non ce l’ha, cioè di tutti i «bambini» concepiti allo stesso modo e che rischiano di essere «uccisi» («I speak internationally sharing my story of having been conceived in rape and nearly aborted at two illegal abortionist, but protected by law»). Kiessling vorrebbe vietare l’interruzione di gravidanza in qualsiasi circostanza. Per quanto improponibile sia vietare l’aborto volontario, Kiessling è almeno coerente con le sue premesse ferocemente prolife: se l’aborto è un omicidio, lo è anche in caso di stupro. La modalità di concepimento non incide infatti sullo statuto ontologico dell’embrione, considerato persona fin dal concepimento. Se uccidi tuo figlio sei sempre una assassina, e se uccidi un bambino che ha avuto origine da una violenza carnale sei forse qualcosa di peggio.

Next, 17 settembre 2014.

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