mercoledì 15 aprile 2015

La “Teoria del genere” in cinque punti


Ovvero in cinque farneticazioni degne dei più tortuosi e confusi imbonitori.

La teoria del genere
Per «Gender Theory» o «Teorie del Genere» si intende un complesso di studi e opere saggistiche prodotte soprattutto nel mondo anglosassone, a partire dagli anni ’60, in diversi ambiti: psicologia, filosofia, sociologia, linguistica. Queste teorie nascono nell’ambito dei movimenti ideologici femministi per contestare il sistema tradizionale di considerazione sociale della donna, a tratti considerato discriminatorio. Con il passare del tempo le teorie di genere vengono fatte proprie anche dai movimenti gay.

Cosa sostiene la “teoria del gender”
Va oltre il sesso di nascita, maschio o femmina. Arriva a immaginare la società ideale come quella in cui l’eguaglianza tra le persone può essere attuata solamente riconoscendo nel “sesso” una mera convenzione sociale, costruita attraverso l’imposizione di regole e norme esterne, che obbliga le persone a vivere al maschile o al femminile.

L’identità di genere: quante sono
Abbandonato il dualismo eterosessuale, maschio o femmina, in favore di una gamma più vasta di auto-rappresentazione di sé, sono cinque i generi principali: maschile, femminile, omosessuale, transessuale, ermafrodita, ma il governo australiano ne ha riconosciuti ufficialmente 23, mentre negli Stati Uniti Facebook permette di scegliere il proprio genere tra 56 diverse opzioni.

Cosa dice la scienza
Le teorie di genere sono smentite dalla scienza. Gli studi scientifici sostengono che la differenza tra il maschile e il femminile caratterizza ogni singola cellula, fin dal concepimento con i cromosomi XX per le femmine e XY per i maschi. Queste differenze si esprimono in peculiari differenze fisiche, cerebrali, ormonali e relazionali prima di qualsiasi influenza sociale o ambientale.

La politica e i movimenti per i diritti
Le teorie di genere vengono utilizzate in ambito politico per affermare dei diritti di uguaglianza contro la discriminazione. All’interno dell’Unione Europea la questione è diventata una priorità e un’apposita commissione parlamentare si occupa di «diritti della donna ed uguaglianza di genere». In Italia il dibattito è aperto a livello nazionale e locale. E il disegno di legge “Scalfarotto” introduce nell’ordinamento italiano i moventi di “omofobia” e “transfobia” come aggravanti di un eventuale atto discriminatorio nei confronti di una persona.

E chissà quale sarà la fonte? Incredibile...

Sulla cosiddetta ideologia del gender...

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