mercoledì 10 gennaio 2007

Cellule etiche?

Un ottimo articolo di Ida Dominijanni a proposito di staminali amniotiche («Cellule etiche», Il Manifesto, 9 gennaio 2007):
Che il liquido amniotico contenga cellule staminali con capacità rigenerative pari o quasi a quelle contenute nell’embrione è una magnifica scoperta nonché un’ottima notizia, sia pure da tarare con tutta la prudenza che qualunque scoperta scientifica domanda. Meno magnifica è la scoperta che nel linguaggio politico corrente la parola «etica» sia diventata ormai sinonimo di «tabù dell’embrione», come risulta dalle entusiastiche reazioni con cui il lavoro di Paolo De Coppi e Anthony Alata è stato accolto dai loro colleghi cattolici, dal Vaticano e dai pasdaran di centro destra della biopolitica italiana. I quali in coro incassano la scoperta come fosse un risultato diretto delle loro precedenti crociate contro la ricerca sulle staminali embrionali, e in coro giudicano risolto ogni dilemma etico sol perché l’embrione è salvo. Siamo sicuri? Salvato l’embrione, sciolta ogni riserva anche su trapianti , clonazione terapeutica e quant’altro? Salvato l’embrione, superflua ogni domanda sulla fruibilità della scoperta in questione: se ad esempio interesserà solo i nuovi nati, o sarà estensibile all’umanità adulta? Non sono questioni etiche queste? E i rischi d’aborto che l’estrazione del liquido amniotico può comportare (in 1 caso su 1000 secondo alcuni, su 200 secondo altri)? …
Etico è invece, per i suddetti pasdaran, dare dell’«omicida» a Mussi e Bonino per aver fatto saltare il divieto italiano alla ricerca sulle staminali embrionali in sede Ue. Etico è trarre dalla scoperta di De Coppi e Atala la conclusione che la legge 40 è un’ottima legge, così confermando che essa non serve ad aiutare la procreazione bensì ad assicurare l’embrione. Etico infine è non interrogarsi mai, oltre che sugli effetti (sull’embrione) della ricerca scientifica, anche sulle sue condizioni materiali di possibilità. Leggere la biografia di De Coppi per credere: mai il paese occidentale più appassionato alle diatribe etiche, che sarebbe il nostro, avrebbe potuto offrirgli le risorse per realizzare la sua eticissima ricerca.

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