
(Dal corriere.it di oggi.)
Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
In nome del rispetto «per le credenze e per il modello familiare a cui è connesso l’istituto del matrimonio», Nicolas Sarkozy si era detto contrario [in campagna elettorale] all’estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso.Prima di scoraggiarvi (o di emettere grida inarticolate di giubilo, a seconda dei gusti), leggete il resto dell’articolo («Le gouvernement prévoit une union civile pour les homosexuels et des droits pour les beaux-parents», 29 giugno 2007):
Aveva proposto invece di istituire un contratto di unione civile, da celebrare in municipio e non nella cancelleria del tribunale (come avviene per i Pacs). Questo contratto conferirebbe gli stessi diritti sociali, patrimoniali e fiscali del matrimonio, ad eccezione di ciò che riguarda i rapporti di filiazione.E questo è un conservatore. In Italia una proposta di legge quasi identica è stata presentata (ovviamente solo come gesto di testimonianza) dall’On. Franco Grillini...
Se la Francia approvasse questa norma, si unirebbe al gruppo dei paesi europei che hanno iniziato questo percorso negli ultimi sei anni. La Danimarca – il primo paese ad autorizzare il matrimonio omosessuale, nel 2001 – è stata seguita due anni dopo dal Belgio e poi dalla Spagna, mentre la Gran Bretagna ha creato nel 2005 un partenariato civile che garantisce gli stessi diritti del matrimonio.
In occasione del “love boy day”, la giornata internazionale dell’orgoglio pedofilo, pubblichiamo un gioco a supporto dell’istituzione più impegnata in difesa dei pederasti: la Chiesa Cattolica.Passano pochi giorni (tempo necessario per capire il gioco) e Luca Volontè si mobilità per far oscurare il gioco definendolo
Ispirato al controverso documentario della BBC Sex crimes and Vatican, Operazione Pretofilia è un gioco di strategia che vi introdurrà alle affascinanti pratiche di gestione delle emergenze costantemente messe in atto dalla Chiesa. Il gioco è sconsigliato ai minorenni ed ai laici.
Provocatorio e offensivo: l’ennesimo attacco alle istituzioni religiose e alla fede cristiana. Il Governo provveda con urgenza a oscurare il sito che consente di scaricare ‘Operazione pretofilia’, ‘gioco-flash’ scaricabile da Internet che riproduce la simulazione di stupri su bambini, da parte di preti, non ostacolati da genitori intimiditi e omertosi.Imperdibile il commento dei colpevoli (Volontè vs Molleindustria?):
[…]
Si applichi la legge 38/2006: benché virtuali […] la riproduzione e la divulgazione di scene che riproducono eventi così abominevoli sono vietate. Nessuno cerchi alibi con la scusa della libertà di espressione di sedicenti artisti offendendo così la sensibilità umana e religiosa. È necessario che il Governo adotti provvedimenti tali da evitare che anche in futuro possano verificarsi casi analoghi di offese al sentimento religioso e alle confessioni religiose in generale e a quella cattolica in particolare.
Luca Volontè: un uomo che riesce ad esprimersi solo in negativo, l’unico difensore di una moralità cattolica attaccata da ogni fronte. Una straordinaria fabbrica di indignazione.Così come è imperdibile la considerazione finale di Ivan Fusco (Operazione Pretofilia: la Chiesa, i pedofili, la satira e la censura, la Stampa, 28 giugno 2007):
[…]
L’occhiuto e zelante democristiano non poteva certo farsi scappare l’ultimo nostro videogame satirico “Operazione: pretofilia”. Un gioco dichiaratamente provocatorio e difficile da digerire proprio perchè tratto da eventi reali.
[…]
se quei bambini virtuali, alti appena una manciata di pixel, fossero stati seviziati e divorati da perfidi alieni, l’onorevole Volontè si sarebbe scomodato in loro difesa? Non sarà forse il riferimento tragicamente reale, più che la qualità della rappresentazione, a dar tanto fastidio ai cattolici?
Operazione: Pretofilia fotografa la realtà, così come vista dagli autori, e la spara a schermo con contorni di china e colori pastello, per farla rivivere a chiunque abbia voglia di farlo. «Nessuno cerchi alibi con la scusa (corsivo mio, ndr) della libertà di espressione di sedicenti artisti», ha dichiarato Volontè. Ma l’osceno è nello specchio o negli eventi che riflette?Perché non pensare a una Operazione Volontèfilia (concordo sulla assoluta necessità di specificare che non si tratta di Gian Maria)?
Non c’è un «noi» e non ci sono «gli altri», quando si parla degli italiani.Si può convenire sulla diagnosi veltroniana del pericolo gravissimo per la convivenza civile posto dal «bipolarismo etico»; anche se si vorrebbe sapere in che cosa mai consista quel «laicismo esasperato» che Veltroni contrappone all’integralismo religioso, e che suona un po’ come l’accusa di intolleranza rivolta a chi voglia emarginare dalla vita democratica gli intolleranti e i violenti. Ma suppongo che qui il sindaco di Roma avesse bisogno, per far mostra di equilibrio, di un sia pur fittizio termine di paragone...
E non ci può essere «noi» e «gli altri» nemmeno quando si tratta del rapporto tra fede e laicità. La cosa peggiore che il Paese potrebbe avere in sorte è la contrapposizione esasperata tra integralismo religioso e laicismo esasperato. È un paradosso insostenibile: il bipolarismo politico e istituzionale deve ancora diventare compiuto mentre a dominare la scena ci sarebbe un dannoso e paralizzante «bipolarismo etico».
No, non può essere. La risposta è nella sintesi. Nel punto di equilibrio, che è dovere della politica e delle istituzioni cercare, tra il valore pubblico delle scelte religiose delle persone e la laicità dello Stato. A nessun cittadino che abbia fede, quale essa sia, si chiederà di lasciare fuori dalla porta della politica il proprio percorso spirituale e i propri valori. Anche i non credenti devono rispettare e tener di conto le opinioni di chi, mosso dalla fede, può portare alimento alla vita pubblica. Al tempo stesso, ognuno è tenuto a rispettare quel che la nostra Costituzione afferma e salvaguarda: la laicità dello Stato Repubblicano.
Ed è la democrazia stessa a imporre, a chi è legittimamente mosso da considerazioni religiose, di tradurre le sue preoccupazioni in valori universali e in proposte concrete ispirate alla ragionevolezza, e non specifici della sua religione. In una democrazia pluralista non c’è altra scelta.
La politica, come è stato giustamente detto, dipende dalla nostra capacità di persuaderci vicendevolmente della validità di obiettivi comuni sulla base di una realtà comune. È qualcosa che vale in particolare per temi come questi, come la tutela della famiglia, come la difesa dei diritti civili di ognuno. A guidarci c’è una Costituzione che indica principi comuni a tutti noi. A guidarci deve essere quel senso della misura, e dell’amore per la coesione della propria comunità, che deve spingere a cercare sempre un punto di incontro virtuoso che non mortifichi i convincimenti degli uni o degli altri.
È questo spirito di ricerca e di confronto che sta alla base della proposta di legge sui Dico. Se è certamente vero ciò che Savino Pezzotta ha detto, circa il valore costituzionale della famiglia fondata sul matrimonio, è altrettanto vero che, come hanno fatto tutte le altre grandi democrazie, anche in Italia è giusto riconoscere i diritti delle persone che si amano e convivono.
Un tragico e inconsulto precipitare degli eventi in Italia, sommosse, scontri, sangue. Abbiamo sfiorato una sanguinosa guerra civile con l’uccisione di Romano Prodi da parte delle Brigate rosse? Sembra un romanzo di fantapolitica, ma se fosse invece una tragedia che abbiamo davvero rischiato di vivere? Un presagio, un drammatico avvertimento soprannaturale, una profezia “sotto condizione”, forse ha permesso di scongiurarla, grazie anche all’eroico sacrificio di una donna ignota a tutti.Sono righe di purissimo Socci: te lo immagini, leggendole, mentre saetta frenetico gli occhi di bragia dallo schermo del computer a un crocifisso in scala 1:1, come per cercare ispirazione, e quasi senza accorgersene mormora cantilenante libera nos a malo, libera nos a malo, libera nos a malo...
una signora che viveva in una città toscana aveva saputo per vie «soprannaturali», nell’estate del 1994, che una statuetta della Madonna avrebbe pianto alle porte di Roma, a Civitavecchia, perché eventi tragici potevano verificarsi in Italia se non si fosse pregato molto e fatto penitenza: sconvolgimenti sociali, guerra civile, tanto sangue e pure l’uccisione da parte delle Brigate rosse di «un certo Prodi, eletto al governo».Impressionante, non è vero? Certo, qualche scettico incallito potrebbe obiettare che le Br, anche quando sono «tornate fuori» negli anni successivi, non hanno mai avuto la forza sufficiente a compiere un attentato a un Presidente del Consiglio (la prima volta che hanno incontrato due poliziotti armati hanno lasciato sul terreno un morto e uno dei componenti di spicco dell’organizzazione è stato catturato con tutto l’archivio segreto). Ma insomma, che cavolo!, proprio questa debolezza sarà merito del sacrificio della profetessa, no?, e quell’ingrato di Prodi dovrebbe riconoscerlo.
Va detto che nell’estate del 1994 nessuno parlava di Prodi (non faceva politica) e nessuno più parlava di Br (che solo negli anni successivi tornano fuori e uccidono). Di quella donna sono riuscito a sapere solo questo: che «si offrì come vittima» per risparmiare al suo Paese questa tragedia e che di lì a poco in effetti si è ammalata di una patologia strana e grave.
dopo le lacrimazioni di Cagliari, una persona si rivolse a Telefono Antiplagio, appena istituito (era il dicembre del ’94), per annunciare l’imminente organizzazione di una nuova lacrimazione che non sarebbe stato facile fermare: il 2 febbraio 1995 cominciò a piangere la madonnina di Civitavecchia. È anche per questo motivo che Telefono Antiplagio ha sempre presentato regolari denunce.Ma chissà, forse Socci rubricherebbe anche questa come una straordinaria profezia...
Così la polizia dell’aeroporto di Atene ha fermato un’insospettabile signora britannica per la pequisizione di rito senza tuttavia trovare nulla di metallico nelle sue tasche. Un mistero che la donna ha poi contribuito a svelare, confessando: “Porto una cintura di castità”.Non solo Paola Binetti, ordunque.
Alle affermazioni della signora 40enne gli agenti della sicurezza stentavano a credere. Ma la donna, una turista di ritorno da un soggiorno nella capitale greca, ha assicurato che era tutto vero. A far indossare lo scomodo indumento di costrizione è stato il marito che, secondo il racconto della vittima, sarebbe ossessionato dalla gelosia e impaurito dagli “amanti greci”.
La cittadina britannica ha potuto imbarcarsi sul volo per Londra solo dopo che il pilota si è personalmente assunto la responsabilità di averla a bordo.
Here is the thing you must know: It is all changing with incredible, butt-tingling speed. It is all fast becoming more than we ever imagined, with ramifications we are only beginning to fully taste. There is no stopping it. There is little that can slow it down. There is only the single, looming question: How will you respond? Will you recoil and gag and spit, or will you gurgle and swallow and smile?
Example: We are on the cusp of being able choose, should you so desire, the exact size and length and speed and eye color and specific pleasing fur markings of... your dog. And your cat. And your baby (well, minus the fur). And by the way, we have also invented new drugs to eliminate menstruation and we can now grow designer vaginas in the lab and plastic surgery is more common than bad sacrum tattoos and it’s becoming increasingly obvious that males of many species – including our own – are largely unnecessary for procreation (but not, say, parallel parking, the lifting of heavy things or buying you a nice postcoital breakfast).
Giovedì 28 giugno, alle 10.30, il giardino di piazza San Giovanni Bosco verrà intitolato a Piergiorgio Welby. Saremmo contenti di vederti partecipe all’iniziativa per onorare insieme la memoria di un uomo che con la sua generosità ha permesso a noi tutti e all’intera società italiana di compiere un salto di consapevolezza. Grazie a lui disponiamo ora di una sensibilità più intensa sulla vita e la morte e sui confini tra esse. E soprattutto abbiamo compreso l’importanza di essere parte attiva di una battaglia su diritti civili che rispettino la coscienza individuale e l’autodeterminazione di sé, anche nei casi più estremi, anche laddove si configurino scelte irrimediabili.Per arrivare a piazza San Giovanni Bosco.
La decisione di Welby di terminare la propria esistenza, dopo anni e anni di sopravvivenza artificiale, tra dolori inauditi e speranze via via smarrite, ha avviato un processo culturale e politico che finalmente ha trovato un primo approdo legislativo, attualmente all’esame del Parlamento. Al di là di come verrà definita la legge che regolamenterà il limite giuridico dell’esistenza nei casi di malattie irrimediabilmente incurabili, avremo finalmente restituito al sentimento umano, che è l’unica dimensione a cui spetta la scelta finale, ciò che oggi è spesso oggetto e non soggetto di accanimenti terapeutici. E potremo inoltre sottrarci a quella convenzione spirituale che pretende, in base a un presunto imperativo ultraterreno, di stabilire le nostre frontiere biologiche.
Né la scienza né la religione possono determinare se e quando la nostra vita trova la sua conclusione; a prevalere devono essere le nostre ragioni, i nostri sentimenti.
Piergiorgio Welby era un uomo eccezionale da vivo e lo è diventato ancor più scegliendo di morire. Noi del X Municipio l’abbiamo conosciuto e anche aiutato con i nostri servizi sociali, con il sostegno costante dei nostri operatori. Accogliendo la volontà politica del Consiglio municipale e del Consiglio comunale, ci sentiamo di regalargli simbolicamente il giardino di piazza San Giovanni Bosco, il luogo dove sei mesi fa l’abbiamo salutato: per ricordare e anche riabbracciare una persona che riusciva a sorridere anche nel dolore.
La vicenda è rilevante anche per il nostro Paese dove, passato il referendum sulla legge 40 - ed eccezion fatta per un dibattito, stanco, trascinato e con rari picchi di sterili contrapposizioni - l'argomento appassiona poco, senza attrarre un interesse che si concretizzi in scelte fattive, soluzioni pratiche e supporto efficace alla ricerca.Il treno l’abbiamo perso, e da tempo. Proprio perché ci sono persone che giudicano morale e doveroso seguire la scelta salvaembrioni di Bush. Che mettono paletti nella ricerca (staminali embrionali contro staminali adulte contro staminali della placenta). E che non si rendono conto che affannarsi a difendere i concepiti come fossero persone finisce per calpestare i diritti di quanti sono persone senza dubbio!
Poco importa che la strategia proposta da Bush l’avessimo delineata in Italia anni fa, in tempi non sospetti. Rischiamo di perdere l'ennesimo treno, tutti insieme, ricercatori, politici, pazienti, la società ed il Paese nel suo insieme. Le soluzioni esistono e coincidono con opportunità enormi. Le polemiche sterili e ideologizzate sull'argomento staminali hanno stancato ed è giunto il momento di fornire risposte concrete.
Si può discutere fin che si vuole, ma l’embrione è vita, è già vita. Posso riavvolgere all’indietro il nastro della mia esistenza, e quando arriverò al momento della fusione dei due gameti ci sarà già tutto il patrimonio genetico che farà in futuro l’Angelo Vescovi che sono io oggi.Tutti pareri argomentati, come si può vedere. Niente paura, perché Vescovi continuerà la sua rubrica su Il Giornale ogni giovedì e magari qualche motivazione salterà fuori.
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Accusano la Legge 40 di essere eugenetica, razzista, ma io non riesco a vedere... Chiaramente sono contrario alla clonazione terapeutica, comunque tutto il resto va lasciato alla libertà della persona, alla libertà della donna.
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Se l’embrione è vita e la vita è un continuum, di embrioni nuovi non se ne fanno più. Il discorso deve considerarsi chiuso.
Un gruppo di ricerca americano ha rivelato questa settimana che cellule staminali embrionali clonate a partire da scimmie sarebbero state finalmente create. La scoperta è stata annunciata il 18 giugno per mezzo di una presentazione dell’ultimo momento all’incontro annuale della International Society for Stem Cell Research, a Cairns in Australia. Questo risultato rianimerà senza dubbio le speranze che cellule analoghe possano essere prodotte per gli esseri umani.
«Aspettavamo questo momento da un bel po’», ha dichiarato Alan Trounson della Monash University di Victoria, Australia, che ha introdotto la presentazione.
Il lavoro è stato portato a termine da Shoukhrat Mitalipov dello Oregon National Primate Research Center di Portland, e dai suoi colleghi. Dopo aver rimosso i cromosomi da ovociti di scimmia non fertilizzati, gli scienziati li hanno sostituiti con nuclei di cellule epiteliali di una scimmia rhesus adulta (Macaca mulatta). Da un totale di 278 ovociti sono state ottenute 21 blastocisti (embrioni cavi a uno stadio precoce di sviluppo), dalle quali il gruppo di ricercatori ha derivato alla fine due linee di cellule staminali. I risultati devono ancora essere pubblicati.
Il fallimento di tentativi precedenti di clonare cellule staminali embrionali a partire da scimmie aveva portato molti esperti del campo a suggerire che caratteristiche specifiche dei primati rendevano forse l’impresa impossibile (C. Simerly et al., Science 300, 2003, p. 297). «Ora sappiamo che è possibile con i primati, come con altre specie di mammiferi», ha dichiarato Norio Nakatsuji dell’Università di Kyoto, che in passato aveva ottenuto linee di staminali di primati a partire da embrioni non clonati.
Un aspetto forse cruciale della nuova ricerca è costituito da un procedimento meno traumatico per rimuovere i cromosomi dall’ovocita, usando un software per imaging per guidare il processo, al posto della colorazione e della luce ultravioletta.
José Cibelli, un esperto di clonazione della University of Michigan di Ann Arbor, ha dichiarato che non sembrano esserci al momento evidenti motivi per cui le tecniche da impiegare nella produzione di cellule staminali embrionali umane tramite trasferimento nucleare debbano essere molto diverse da quelle usate con i primati non umani. Ma avverte anche che «quello che funziona nelle scimmie rhesus non funziona con i babbuini».
Il lavoro del grupppo dell’Oregon deve ancora essere replicato nelle scimmie, ma Renee Reijo Pera della Stanford University, California, progetta di applicare le stesse tecniche ad altre specie di primati, e sostiene che il successo con le scimmie dovrebbe portare nuova linfa all’impegno di trovare tecniche analoghe per gli esseri umani.
Per il testamento biologico si è messa davvero male. Più si allunga il dibattito, più la mediazione rischia di diventare cervellotica e più la matassa finisce per ingarbugliarsi. E se questo accade già in commissione Sanità, figuriamoci cosa potrebbe succedere dopo in aula. Ma allora, forse è il caso di gettare la spugna, dandola vinta a chi dice che possiamo anche fare a meno di una legge sul tema? Rinunciare sarebbe doloroso, e non solo per una questione di “laicismo identitario”. Il fatto è che di una norma c’è bisogno, perché ci sono due obiettivi da raggiungere. I cittadini devono poter contare sul fatto che le loro preferenze in materia di trattamenti medici saranno tenute in debita considerazione anche nel caso in cui non saranno più in grado di esprimerle. Mentre i medici devono poter contare sul fatto che non saranno perseguiti per aver rispettato le volontà dei malati, come invece sta succedendo a Mario Riccio. Dunque non è il caso di battere in ritirata. Ma poiché la strada appare sempre più in salita, può essere utile ricordare a Fiorenza Bassoli e agli altri mediatori dell’Unione che a forza di spaccare il capello in quattro si rischia di ritrovarsi con niente in mano. Prendiamo il caso dei trattamenti sostitutivi, quelli che vengono intrapresi per rimediare al deficit di funzioni complesse dell’organismo, come la ventilazione meccanica e la nutrizione artificiale. Per evitare il muro contro muro, si potrebbe tentare di distinguere tra nutrizione parenterale ed enterale, tra ventilazione a breve o lungo termine, tra diverse tipologie di pazienti, tracciando un confine arbitrario tra accanimento terapeutico e cure ordinarie. Concedendo solo qualcosa ad alcuni, forse si riuscirebbe a salvaguardare – almeno all’apparenza – i principi di tutte le parti politiche. Ma se per cercare una via d’uscita al disaccordo ci si affida ai tecnicismi, è difficile arrivare lontano. Una lezione, tutt’altro che esaltante, viene da Israele. Da un paio di mesi è entrata in vigore una legge che prevede la possibilità di redigere il testamento biologico e disciplina anche la sospensione delle cure nei pazienti coscienti che lo desiderano, purché abbiano davanti a sé meno di sei mesi di vita. Per arrivarci ci sono voluti sette anni: il ministero della Sanità ha istituito un apposito comitato di 69 membri nel 2000, la legge è passata quasi all’unanimità nel 2005 e la stesura delle linee guida ha occupato il tempo restante. Ma il risultato lascia perplessi e non soltanto per la severità di alcuni articoli. Il problema è che per mettere d’accordo il diritto all’autodeterminazione dei malati e le indicazioni dell’Halakhà, si è deciso di ricorrere a un escamotage dotando i ventilatori di un timer. Di tanto in tanto,dunque, i malati o i loro fiduciari devono confermare la volontà di riaccendere la macchina – i resoconti giornalistici parlano di un intervallo di 24 ore – altrimenti si ferma automaticamente. In questo modo nessuno deve sobbarcarsi l’onere psicologico di staccare la spina e il divieto religioso di interferire con la vita è salvo. Per il Sabbath gli ebrei ortodossi adottano una strategia simile, utilizzando scaldavivande semiautomatici per non compiere attivamente i gesti di accensione e spegnimento. Anche se ha ricevuto qualche commento benevolo – per esempio sul British Medical Journal – questo approccio alle tematiche di fine vita appare strampalato a chiunque non sia di religione ebraica e probabilmente anche a molti ebrei. Per quanto i parlamentari italiani siano ben provvisti di fantasia, difficilmente arriveranno a tanto. Ma la storia della legge 40 ci ha insegnato che anche noi siamo capaci di grandi pasticci bioetici, per esempio quando tuteliamo l’embrione più del feto. Allora come dovrebbe essere una buona legge sul testamento biologico? La migliore soluzione possibile, secondo il bioeticista cattolico Sandro Spinsanti, è racchiusa in un unico articolo, che potrebbe suonare così: «Quando risulta, in modo certo e documentato, che la volontà di una persona non in grado di intendere e di volere è di non essere sottoposta a un atto medico, eseguire questa volontà non è reato». Spinsanti si definisce “diversamente credente” perché non è disposto a seguire la sua Chiesa su qualsiasi terreno ed è consapevole di avanzare una proposta provocatoria. Il cuore del suo messaggio, però, è serissimo: aggiungere dettagli su dettagli è controproducente. Nascondendo le differenze dietro ad artifici e termini ambigui – come quello di accanimento terapeutico – si rischia di restringere gli spazi lasciati aperti dalla Costituzione, dal codice deontologico e dalla Convenzione di Oviedo. Ma seppure non fosse così, si correrebbe un altro pericolo. Stabilendo rigidamente quali trattamenti medici rientrano nella disponibilità dei malati, e a quali condizioni, si finisce per tradire lo scopo originario della legge, che dovrebbe rendere più personalizzata la morte di ciascuno anziché imporre per legge una morte uguale per tutti.