È giusto occuparsi del dolore di Caino, ma anche di quello di Abele. La vicenda del risveglio, dopo 23 anni di stato vegetativo ci può fare immaginare quale angoscia ci sarebbe stata nel trapasso, provocato, di chi pur senza poter parlare, come in un incubo, era perfettamente consapevole di quanto accadeva intorno a lui.Il riferimento, nonostante la forma un po’ contorta, è chiaramente alla vicenda di Rom Houben, l’uomo belga che i medici hanno riconosciuto possedere una coscienza quasi completa di ciò che lo circonda, dopo che per 23 anni era rimasto in totale mutismo e immobilità a causa di un grave incidente. C’è qualche dubbio sullo stato di Houben nel corso di questi anni, ma su una cosa tutti – o almeno tutti meno Meluzzi – sembrano essere d’accordo: l’uomo non si è risvegliato dallo stato vegetativo, perché in realtà in stato vegetativo persistente – a differenza per esempio di Eluana Englaro – non c’è mai stato.
Il Movimento Per la Vita ha dimostrato che una delle più efficaci forme per far riflettere una donna circa la scelta di interrompere la gravidanza, è mostrare la dettagliata ecografia tridimensionale di un feto di 12 settimane perfettamente eliminabile, anche senza ragioni terapeutiche, per sola scelta della donna. È un piccolo bambino quasi perfettamente formato, con occhi, naso, bocca, gambine, piedini, un cuoricino che batte, 5 dita nelle mani e nei piedi e i primi movimenti spontanei per succhiarsi il pollice.La retorica dei piedini va ancora forte in campo antiabortista, ma un veterano del Movimento per la Vita non la applicherebbe mai – beh, mai per iscritto – a un aborto compiuto con la RU-486, visto che la pillola abortiva si usa in genere fino alla 7ª settimana di gestazione (cioè fino alla 5ª settimana dal concepimento), quando il feto – o meglio, l’embrione – ha l’aspetto di questo ragazzo qui. Niente piedini, temo.
[…] Bene, sapete quanto ci mette a morire questa creatura dopo la somministrazione di una RU486? Circa 48 ore, cioè 2 giorni. E per asfissia da espulsione dall’endometrio, cioè per soffocamento.
Non so da dove Meluzzi tragga il dato delle 48 ore di agonia: 48 ore sono il periodo che nell’aborto farmacologico intercorre fra la somministrazione del primo farmaco (la RU-486) e quella del secondo (il misoprostolo); la morte dell’embrione può avvenire in qualsiasi momento di questo intervallo di tempo, o anche dopo. La cosa comunque è abbastanza irrilevante, visto che il «soffocamento» (altri, sempre naturalmente col nobile scopo di far «riflettere» le donne, preferiscono parlare di «morte per fame») in seguito al distacco dall’endometrio, che fornisce ossigeno (non aria!) e nutrimento al prodotto del concepimento, ha ben poche delle connotazioni che siamo soliti attribuire alla parola: prima di tutto perché l’embrione non percepisce nulla, e quindi nemmeno la mancanza di ossigeno nel sangue. Ma naturalmente Meluzzi su questo la pensa diversamente:
Si obietterà che non c’è dolore perché non c’è coscienza. Innanzitutto, chi lo sa? Visto che comprovatamente poco più avanti nella gravidanza i feti persino sognano.«Poco più avanti nella gravidanza» sta qui per «a un’età quasi tre volte maggiore», visto che un sonno paragonabile al sonno REM inizia solo alla 30ª settimana (secondo Carlo Bellieni, noto antiabortista ma anche neonatologo). Spingendo un po’ più in là la stessa logica, Meluzzi avrebbe potuto dire che «poco più avanti» i feti scrivono persino articoli per il Giornale...
Lungi dal voler colpevolizzare donne che non potranno mai essere obbligate a trattenere dentro il proprio corpo una creatura che considerano poco meno di un alien.Per carità! Chi potrebbe mai pensare che il buon Meluzzi voglia colpevolizzare le donne – queste Ellen Ripley della porta accanto – che «considerano poco meno di un alien» la loro creatura? Lungi, lungi!
Ma l’uso diffuso di un veleno, distribuito in Spagna alle minorenni in farmacia e senza l’autorizzazione dei genitori, ci pare davvero troppo.Ahia, Meluzzi! Mi cade proprio sul finale... Oramai l’hanno imparato persino quelli dei TG Rai a non confondere la pillola del giorno dopo (il Norlevo, quello che in Spagna distribuiscono in farmacia anche alle minorenni, ’sti disgraziati) con la pillola abortiva (che in Italia sarà disponibile solo in ospedale)... Vabbeh, cose che capitano; non colpevolizziamo il povero Meluzzi (certo che però dalla redazione del Giornale, un giornale così autorevole, uno si aspetterebbe più attenzione...). Vedrete che la prossima volta andrà meglio. Sicuramente.