mercoledì 15 dicembre 2010

Strana idea di integrazione

Ovvero: il pallone è mio e le regole le faccio io. Ecco.

Aggiornamento al 16 dicembre.

23 commenti:

biolove ha detto...

Tipico esempio di dove può condurre una cattiva interpretazione del pluralismo : per non scontentare qualcuno scontentiamo tutti.
Apprezzo pure che nell'esempio (non è il primo caso in tal senso, peraltro) si riporti un fatto che avviene a spese dei cattolici (mentre spesso si lamenta che sono questi ultimi a soverchiare i laici).

Cordiali Saluti,
biolove

biolove ha detto...

variazione (attuale) sul tema, riguardante una benedizione :

http://www.ilgiorno.it/varese/cronaca/2010/12/14/428962-natale_alla_scuola.shtml

Cordiali saluti.
biolove

DiegoPig ha detto...

Questi sono i classici problemi creati dalla scarsa cultura della laicità.

Sono problemi standard anche nelle scuole pubbliche americane, con episodi che una volta vietano i club GSA (gay/straight alliance) e la volta dopo vietano alcune espressioni religiose degli studenti.

Inutile dire che non c'è la soluzione ottima.

Anche se avessero scelto la strada opposta (permettere TUTTI i festeggiamenti delle varie religioni) ci sarebbero state polemiche perchè "i pochi bambini cristiani vengono esposti contro la propria volontà ad altre religioni".


Cordiali Saluti,
DiegoPig

biolove ha detto...

@DiegoPig

sono d'accordo su quello che dice.
Il peggio però, in questo specifico ambito, si raggiunge a mio avviso proprio quando si vuole attribuire alla laicità il significato univoco di non poter rappresentare alcun valore per non ferire la sensibilità di alcuno e si pretende che ciò venga sancito giuridicamente.
Intendo riferirmi al precedente del ricorso (poi deciso a Strasburgo) contro l'esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche da parte di un'italiana di origine finlandese (sposata con un italiano di simpatie laiciste) e, ancor prima, di quello del presidente dell'Associazione musulmani d'Italia Adel Smith da Ofena.

Cordiali saluti,
biolove

paolo de gregorio ha detto...

Un'anomalia salta comunque subito all'occhio: da tempo ormai le singole scuole sui giornali non ci finiscono se viene fuori che formano capre o geni, ma se ammettono o vietano manifestazioni rituali, folcloristiche o culturali varie. Questo fatto è sintomatico, perché forse è alla radice del problema: la scuola vissuta più come esercizio di usanze che come strumento di insegnamento di nozioni ed arti, che almeno in teoria dovrebbe essere l'unica cosa che dovrebbe interessare ed eventualmente inorgoglire o scandalizzare.

Posso essere d'accordo che caso per caso la questione andrebbe valutata serenamente e che limitatamente a certe forme esse si possono interpretare certi rituali come neutrali. A questo in ogni caso va contrapposto anche il reclamo di qualche soggetto che si sentisse discriminato, qualora ci fosse. Questo è buon costume in tutti gli ambienti educati e civilizzati. Ma se si parla di scuola e riti cattolici, annacquati e decontestualizzati quanto lo si voglia, stranamente questa forma di rispetto viene vissuta come una sorta di schiaffo in faccia.
Al di là di come la si pensi, se siano giusti o meno quei veti, a parer mio non v'è dubbio che quel cattolico mostra un lato ben preciso del proprio carattere e del proprio modo di concepire lo stare insieme agli altri e il tollerale con pazienza anche i loro pruriti.

biolove ha detto...

@Paolo De Gregorio
Io penso che i cattolici troppo spesso vengano chiamati a fare esercizio di cristiana rassegnazione (più prosaicamente a fare la figura dei “più fessi”) e proprio in nome di una laicità vista come rinuncia-sacrificio a cui si è chiamati per una rigorosa separazione dello spazio pubblico da quello privato (o meglio di ciò che vi è ricacciato dentro).
Il parroco di Varese di cui al link che ho riportato dice (in altri articoli in proposito), tra l’altro : «…Noi non abbiamo
mai imposto niente a nessuno».Tanto che da anni la benedizione non veniva
impartita nelle aule ma nei corridoi della scuola. «In questo modo veniva tutelata la libertà di tutti. Chi voleva restare in classe restava e chi voleva partecipare usciva: tutto con la massima disponibilità da parte di tutti».

Dietro il fatto di cui al presente topic, poi, sembra esserci anche una giustificazione, sempre che valga come tale, ancora maggiormente extra- culturale (ma sempre segno dei tempi) : “alla festa organizzata per il Natale dell'anno scorso molti genitori non si erano presentati perché per vedere il proprio piccolo intonare canzoni natalizie avrebbero dovuto prendere un giorno di ferie dal lavoro”.
(vedi http://notizie.virgilio.it/cronaca/milano-asilo-multietnico-niente-natale.html )

Cordiali saluti,
biolove

paolo de gregorio ha detto...

@ Biolove

Non si tratta di esercizio "di cristiana rassegnazione", ma di buon vicinato. Per avere la controprova vorrei vedere qualche adepto di altro culto, o qualche ateo, "rassegnarsi" a vedere vietata la rappresentazione dei propri rituale o rappresentazione in tutta la scuola. Questa sua percezione dell'assecondare le preferenze di chi è diverso come un qualcosa di -in qualche modo- umiliante mi pare esattamente una conferma di quanto affermavo prima. È cruciale qui ribadire che parliamo di spazi condivisi e compartecipati, non di casa propria o della via del raduno, per cui chi deve "rassegnarsi" (come dice lei) è giustamente chi vuole rappresentare, se ciò non è gradito.

Detto ciò, potrei anche condividere che lasciare la libertà di uscire nel corridoio a chi lo voglia non faccia male a nessuno. Ma continua a sfuggirmi perché i testimoni di Geova non possano fare lo stesso in giro per le scuole italiane. Come continua a sfuggirmi perché un prete, con tanto di chiesa che può riempire come e quando vuole, non riesca proprio a rinunciare ad andare a benedire i bambini nella scuola pubblica: ma è per fare economia o cosa? Se i bambini non li portano a messa, la messa deve andare ai bambini?

In questo modo di agire e prendersi gli spazi io certamente non ci vedo qualcosa di grave, che minacci chi o cosa, però mi consenta di dire che trovo il tutto certamente improprio, soprattutto poi alla luce del fatto che se qualcuno solleva obiezione allora lì parte una polemica infinita: come quindi se ciò non fosse da consentire ma addirittura dovuto.

DiegoPig ha detto...

Per Biolove, 15/12/10 17:00

"Il peggio però, in questo specifico ambito, si raggiunge a mio avviso proprio quando si vuole attribuire alla laicità il significato univoco di non poter rappresentare alcun valore per non ferire la sensibilità di alcuno"


Lo stesso identico problema si avrebbe se la scuola avesse permesso, oltre al festeggiamento del natale, il festeggiamento di altre festività di altre religioni.
In quel caso non ho alcun dubbio che alcuni cattolici si sarebbero sentiti "offesi" dal fatto che la scuola imponeva ai loro figli di assistere a dei festeggiamenti che loro [i genitori] non approvavano.

E' solamente un problema di scarsa cultura laica, cioè (in questo caso) di equidistanza dalle religioni.




"Intendo riferirmi al precedente del ricorso (poi deciso a Strasburgo) contro l'esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche"


Questa sua affermazione è la dimostrazione di quando dicevo nel mio primo commento, e cioè la scarsa cultura della laicità.
La sentenza della corte di Strasburgo NON VIETA l'esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche.
La sentenza della corte di Strasburgo VIETA l'esposizione del crocifisso DA PARTE DELLO STATO nelle scuole pubbliche.

Niente, nella sentenza, vieta ad uno studente di portare il crocifisso bene in vista.
E nemmeno vi è il divieto di permettere l'affissione al muro del crocifisso da parte degli studenti.
E' OVVIO CHE in questo ultimo caso se lo stato permette l'affisione del crocifisso allora DEVE ugualmente permettere l'affissione di ogni altro simbolo religioso.

Questa è la dottrina statunitense dell'open forum, una delle conseguenze del primo emendamento della costituzione americana.

C'è un'ampia letteratura in merito alla questione della separazione fra chiesa e stato e le sue conseguenze.
Se lei conosce l'inglese, può leggere qualcosa sul sito dell'ACLU (American Civil Liberties Union), che tratta moltissimi di questi casi.

Casi prototipici sono, ad esempio, un'amministrazione scolastica che promuove eventi religiosi oppure un'amministrazione scolastica che censura le espressioni religiose di qualche studente (come, ad esempio, censurare parte del discorso di commiato perchè fa riferimento a "dio").

Entrambi sono violazioni del primo emendamento.



"da parte di un'italiana di origine finlandese (sposata con un italiano di simpatie laiciste) e, ancor prima, di quello del presidente dell'Associazione musulmani d'Italia Adel Smith da Ofena."

Sinceramente me ne infischio nel modo più totale se la ricorrente è finlandese, canadese, marziana, ebrea, musulmana, comunista, atea, abortista, lesbica o se uccide a bastonate i cuccioli di foca.
Nè mi interessa se la ricorrente frequenta un corso di uncinetto oppure una cellula terroristica venusiana.

L'UNICO ASPETTO RILEVANTE in questo contesto è che la ricorrente è una cittadina dello stato italiano e QUINDI gode degli stessi diritti e doveri di ogni altro cittadino.
E, tra i diritti del cittadino italiano, c'è il diritto di ricorrere alla giustizia nei suoi vari gradi.


Questo è lo stato di diritto, che le piaccia o meno.


Cordiali Saluti,
DiegoPig

Angelo Ventura ha detto...

Laicità per me significa che ognuno possa praticare la sua religione (o non praticarne alcuna) nel rispetto della libertà e diritti altrui. io non mi sento affatto offeso dalle manifestazioni di devozione altrui, purchè non mi si obblighi a oarteciparvi attivamente.non capisco quelli che si sentono "offesi" dalla semplice vista di un crocefisso. Laicità è reciproco rispetto e accettazione delle differenze.

DiegoPig ha detto...

Per Rainbow, 16/12/10 10:20


"Laicità per me significa che ognuno possa praticare la sua religione (o non praticarne alcuna) nel rispetto della libertà e diritti altrui."


D'accordissimo con lei.




"io non mi sento affatto offeso dalle manifestazioni di devozione altrui, purchè non mi si obblighi a oarteciparvi attivamente."

Ancora d'accordissimo con lei.





"non capisco quelli che si sentono "offesi" dalla semplice vista di un crocefisso. "

Nemmeno io.
Capisco invece benissimo chi (come me) si sente offeso quando lo stato impone l'affisione esclusiva di un simbolo religioso.





"Laicità è reciproco rispetto e accettazione delle differenze."


Ancora d'accordissimo con lei.
E' per questo che facevo riferimento alla scarsa cultura della laicità.
Ma spero lei non pensi che siano solo i "non cristiani" ad essere affetti da questa scarsa cultura.



Cordiali Saluti,
DiegoPig

biolove ha detto...

@Paolo De Gregorio
parte 1

Lei lo chiama buon vicinato. Fatto sta che molto raramente si vedono rinunciare gli altri, diversi dai cattolici, a quelle che configurano come vere e proprie pretese, con un preciso contenuto.
Personalmente apprezzo come valore il pluralismo ma non posso fare a meno di notare come risulti limitante, per coloro che aderiscono ad alcuni tratti culturali prevalenti nella popolazione, rinunciare alle manifestazioni esteriori degli stessi (tanto più quando rivestono un carattere di universalità che può risultare indisponente solo ove non vi sia reale tolleranza).
Il punto che sottolineavo poi è quando dalla somma delle varie pretese confliggenti si arriva ad annullare di significato ogni iniziativa per non scontentare qualcuno.
In questo senso c’è da chiedersi se rappresenti un buon compromesso quello raggiunto da ultimo per la Festa di Natale in oggetto in questo post, per cui essa si terrà ma “le canzoncine saranno laiche e senza alcun riferimento a Gesù Bambino”.

biolove ha detto...

@Paolo De Gregorio
parte 2

Sull’avvicinamento alla scuola di altre confessioni e religioni, penso che, se vi sono limiti, molto derivi da ciò che si porta dietro, appunto, l’idea della laicità dello Stato come separazione del pubblico dalla sfera privata in cui si deve ricomprendere la religione (genericamente intesa), salvo, magari, se in qualche caso vengano veicolati valori che ai laici fanno comodo, l’accettazione di chi se ne fa promotore ( non mi stupirei di vedere nelle scuole conferenze sul testamento biologico promosse da esponenti Valdesi, e può darsi benissimo che già si sono tenute).
Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, la benedizione dei luoghi rientra nella tradizione del Rituale Romano
http://www.liturgia.maranatha.it/Benedizionale/p2/25page.htm
Lei dice : “continua a sfuggirmi perché un prete, con tanto di chiesa che può riempire come e quando vuole, non riesca proprio a rinunciare ad andare a benedire i bambini nella scuola pubblica”.
La benedizione è del luogo, anzitutto, e poi dei ragazzi che in essi affrontano la vita scolastica. Perciò il rito non può essere sostituito con un altro che si svolga in luogo diverso (la Chiesa).
Se a ciò si possa rinunciare (in parte) lo diceva quel prete stesso su Avvenire di ieri :
«Martedì prossimo alle
15.30 e alle 16.20 sarò davanti alla scuola, nel parcheggio. E qui, in occasione delle due uscite dei ragazzi, terrò quel momento di riflessione e di preghiera che ci è stato impedito di tenere nella scuola».
Non ha preteso che sia “dovuto” ciò che era tradizione, ma ha cercato di venire incontro comunque in qualche modo a chi quella tradizione vuole continuare ad osservarla.

Cordiali saluti,
biolove

paolo de gregorio ha detto...

@ Biolove

"La benedizione è del luogo, anzitutto".

Anzitutto, no. Se fosse anzitutto questo, il prete andrebbe a scuola dopo la fine delle lezioni a benedire la scuola. E invece questa prospettiva fa salire la polemica, la quale se questo "anzitutto" fosse realistico sarebbe oltremodo insensata.

A monte del problema, qui, al di là dello stare a discutere e mettersi d'accordo su cosa sia giusto o meno, proprio o improprio, di cosa consentire, vietare o tollerare, vi sarebbe urgente necessità di rimuovere qualunque ipocrisia dal campo. Se l'oggetto privilegiato della benedizione è il bambino, esistono altri luoghi, se è la scuola esistono altri tempi. Il volere entrambe le cose per me manifesta esattamente quella convinzione, conscia o inconscia, che la scuola sia in un qualche modo una proprietà di cui poter, e dover disporre. Preciso che dico ciò non perché voglio attaccare un genitore che gradisse questa fantomatica benedizione per il proprio bambino, ma rivolgendomi a tutti i soggetti non direttamente coinvolti che come lei sembrano convinti che nel non dare il permesso al prete di fare quello che vuole in una scuola pubblica si stia realmente facendo un torto a prescindere da tutto il resto. Io a priori non riscontro la necessità di obblighi o divieti, in merito a quella faccenda lì, ma trovo del tutto naturale che un direttore d'istituto o il consiglio competente possano optare delle scelte, si spera coerenti (se si dà il permesso a uno, lo si dà a chiunque lo chieda, oppure non lo si dà a nessuno).

biolove ha detto...

@DiegoPig

Anche sul fatto che si tratti di scarsa cultura laica, se ciò diventa annullamento di qualsiasi manifestazione culturale esteriore, mi ripeto per quanto detto sopra.

Sulla sentenza di Strasburgo io intendevo riferirmi a tutti gli sviluppi della vicenda e se inizialmente è vero che vi è stata la sentenza del novembre 2009 con cui la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha vietato l’esposizione a cura delle scuole pubbliche di crocifissi nelle loro aule, in seguito avverso tale decisione si è avuto il ricorso di vari Stati tra cui quello italiano, ricorso dichiarato ammissibile nel marzo di quest’anno e deciso dalla Grande Camera della CEDU in una forma che però, a quanto sono venuto a sapere, verrà resa pubblica non “prima di sei mesi, un anno o più”, con innovazione del diritto ex tunc (“Alla Grande Camera spetta il compito di decidere in via definitiva sulla questione dell’esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche. Nel farlo la Grande Camera riprenderà in considerazione tutta la questione come se la prima sentenza del 3 novembre non fosse mai stata fatta”) .
Fonte : http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/crocifisso-aperta-a-strasburgo-ludienza-sul-ricorso-dellitalia-449581/
Altrove però, sull’uscita della sentenza, si dice che è attesa a giorni http://www.diritticomparati.it/2010/11/lintervento-di-josep-weiler-alla-corte-di-strasburgo-sul-crocifisso.html

Le considerazioni che lei fa distinguendo fra crocifisso esposto dallo Stato e crocifisso esposto in pubblico dal credente richiamano il principio di laicità che è alla base del nostro Stato e in quanto tale va osservato dai suoi cittadini (io distinguevo poi i ricorrenti iniziali a Strasburgo riferendomi alla loro diversa cultura e/o religione perché sono aspetti che rilevano per differenziarli dai cattolici).
Tuttavia la sentenza di Strasburgo (ora messa alla prova con il ricorso) ha aggiunto che “gli Stati sovrani hanno un dovere di neutralità e imparzialità; quindi non possono valutare la legittimità e l'espressione delle convenzioni religiose.”
Per il docente ebreo Joseph Weiler, che ha deciso di difendere il ricorso a Strasburgo : “questo concetto di neutralità è basato su due errori concettuali. Ripeto: la Convenzione assicura la libertà, di e dalla religione, ma la controbilancia con un'altra grande libertà per i singoli Stati, quella di decidere autonomamente, quando si tratta dell'eredità religiosa quale identità collettiva della nazione e riguardo ai simboli che sono testimoni di questa identità. In Europa ci sono Paesi dichiaratamente laici come la Francia e Paesi come la Germania, l'Irlanda, la Grecia che nella loro stessa Costituzione fanno riferimento a Dio. La regina Elisabetta è anche capo della Chiesa d'Inghilterra: vogliamo arrivare a dire che non si può mettere l'immagine della regina nelle scuole inglesi perché è anche un'immagine religiosa? Uno Stato non può spogliarsi della sua eredità culturale perché proviene da un'identità religiosa. È la Convenzione europea che lo stabilisce.”

Cordiali saluti,
biolove

Anonimo ha detto...

@ biolove
ma le benedizioni hanno una scadenza? dopo un anno non producono più effetti e devono essere rinnovate (come il bollo auto o il canone tv)?

biolove ha detto...

@Paolo De Gregorio

Quando io dicevo che la benedizione è anzitutto del luogo intendevo riferirmi al fatto che c’è una voce esplicita nel Rituale Romano della Chiesa cattolica che lo prevede. Altrimenti bisognerebbe andare a vedere se c’è una voce sulla benedizione delle persone (che naturalmente c’è, ma viene in secondo luogo, in questo caso).
Quello che non capisco, comunque, è il tono con cui lei affronta la questione come se “io e quelli come me” avanzassimo pretese di particolar sorta (ho detto che alla fine, nei fatti, noi cattolici ci veniamo a rimettere; non si potrà nemmeno esprimere qui un po’ di disappunto ?).
Comunque lo stesso Rituale non manca di dire che l’attenzione della Chiesa è “innanzi tutto per quelle istituzioni educative cattoliche in cui i ragazzi e i giovani non solo ricevono una preparazione culturale e una formazione umana, ma possono coltivare di giorno in giorno lo spirito del Vangelo .”
E ancora “Nel rispetto della struttura del rito e dei suoi elementi essenziali, si potranno adattare le singole parti alle circostanze di persone e di luoghi.”

Cordialità,
biolove

DiegoPig ha detto...

Per Biolove, 16/12/10 16:42

"Tuttavia la sentenza di Strasburgo (ora messa alla prova con il ricorso) ha aggiunto che “gli Stati sovrani hanno un dovere di neutralità e imparzialità; quindi non possono valutare la legittimità e l'espressione delle convenzioni religiose.”

Per il docente ebreo Joseph Weiler, che ha deciso di difendere il ricorso a Strasburgo : “questo concetto di neutralità è basato su due errori concettuali. Ripeto: la Convenzione assicura la libertà, di e dalla religione, ma la controbilancia con un'altra grande libertà per i singoli Stati, quella di decidere autonomamente, quando si tratta dell'eredità religiosa quale identità collettiva della nazione e riguardo ai simboli che sono testimoni di questa identità."


Mi permetta, ma il docente ebreo Joseph Weiler non ha capito assolutamente nulla (se le parole sono riportate correttamente).

Niente, nella sentenza della corte di Strasburgo, obbliga lo stato a rinnegare la propria "eredità religiosa".
Semplicemente, la sentenza della corte di Strasburgo impediesce allo stato di fare preferenze.

Lo stato può continuare ad affiggere crocifissi in qualsiasi luogo pubblico desideri.
MA QUALORA LO FACCIA non può esimersi dall'affiggere anche gli altri simboli religiosi.

Lo stato può permettere lo svolgimento di una funzione cattolica su suolo pubblico.
MA QUALORA LO FACCIA non può impedire lo svolgimento sullo stesso suolo pubblico di funzioni di altre religioni.

Lo stato può finanziare le opere cattoliche religiose.
MA QUALORA LO FACCIA allora E' TENUTA finanziare anche le omologhe opere non cattoliche. (Si noti l'aggettivo omologhe).


Neutralità ed imparzialità non significano indifferenza.
Significano, appunto, neutralità ed imparzialità.


Quello che il docente ebreo Joseph Weiler confonde per "eredità religiosa" è semplicemente "preferenza dello stato verso una determinata religione".
Il che è fondamentalmente in contrasto con il concetto di stato laico.




Non posso che tornare a consigliare di consultare il sito dell'ACLU, per farsi un'idea di come questo problema viene affrontato negli stati uniti.
Gli stati uniti, in questo particolare campo, sono da prendere ad esempio sia per il primo emendamento sia per la lunga storia di casi simili.




Cordiali Saluti,
DiegoPig

biolove ha detto...

@ anonimo

per chi non ci crede è ovvio che le benedizioni non hanno valore mai (né rapportate all'annualità né ad altro).
Ma la Misericordia divina ha vie che noi non conosciamo ...

Cordiali saluti
biolove

paolo de gregorio ha detto...

@ Biolove

Chiudo brevemente, da parte mia, sulla questione della benedizione per non soffermarmi troppo a lungo sul problema: lei afferma che in quanto cattolici "ci avete rimesso" ed è questo che trovo assurdo. Che non si conceda la ratifica alla richiesta di dare corpo ad un rituale religioso in una scuola pubblica per me è una scelta nell'ordine possibile delle cose, lei la vive come privazione di qualche cosa, una "rinuncia", paradossalmente imposta (ci mancherebbe che a decidere invece che il direttore e il consiglio fossero il prete o L'Avvenire). Rinuncia obbligata, chiaramente non volontaria, che in ogni caso finisce sul giornale: quindi lamentevole. Sono senza dubbio ben lieto che a queste delibere non seguano scontri di piazza da parte dei credenti, ma questo non vuol dire che ci sia stata una qualche rinuncia spontanea da parte di qualcuno.

Tornando in tema, lei si chiede:

"In questo senso c’è da chiedersi se rappresenti un buon compromesso quello raggiunto da ultimo per la Festa di Natale in oggetto in questo post."

E io mi chiedo perché se lo chiede: se il tema centrale è l'integrazione certamente è un compromesso accettabile. Non lo sarebbe se il tema fosse un altro. Il Natale può essere festa di tutti solo in senso laico, fermo restando che per chi è credente assume legittimamente un significato ulteriore.

Torno a dire che l'interferenza della politica è stata estremamente impropria. Tra le altre cose è la manifestazione anche della deriva del ruolo che essa dovrebbe avere, che è quello di far funzionare le strutture, non di preoccuparsi che tutti i direttori scolastici (che sono liberissimi di fare altrimenti) facciano adeguatamente cantare le canzoni su Gesù bambino.

paolo de gregorio ha detto...

@ Biolove

"Ma la Misericordia divina ha vie che noi non conosciamo"

E invece ne conosciamo benissimo nomi e cognomi: sono firme di articoli di stampa, alti e bassi prelati, consiglieri amministrativi pubblici, parlamentari della Repubblica e via discorrendo. Stranamente, Dio può sempre tutto quello che vuole, eppure a dargli una mano c'è sempre una fila di gente. Gente di poca fede.

biolove ha detto...

@DiegoPig

Lei è libero di trarre le conclusioni che vuole riguardo a una (non la sola) opinione tra coloro che gravitano intorno al ricorso di Strasburgo (opinione che in ogni caso giunge non da un correligionario ma da un ebreo).
Visto che comunque mette in dubbio che io abbia riportato bene le sue parole cito la fonte
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/interviste/2010/282q06c1.html
(ma già nel link sopra citato http://www.diritticomparati.it/2010/11/lintervento-di-josep-weiler-alla-corte-di-strasburgo-sul-crocifisso.html trova espresso il suo pensiero).

Lei intende : ” Niente, nella sentenza della corte di Strasburgo, obbliga lo stato a rinnegare la propria "eredità religiosa".
Semplicemente, la sentenza della corte di Strasburgo impedisce allo stato di fare preferenze.
La sentenza della corte di Strasburgo impedisce allo stato di fare preferenze.”

Ma bisogna (a parte e in virtù del fatto che la camera Alta ha dichiarato ammissibile il ricorso sulla precedente decisione) che la storia degli Stati (e di specifici Stati) non può essere messa del tutto in un angolo.
In linea generale l’ammissibilità del ricorso ha riconosciuto il possibile accoglimento delle ragioni provenienti da altri dieci Paesi (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, San Marino, Russia Monaco e Romania).
Per quanto riguarda l’Italia nello specifico, poi, si vuole dimenticare, ribadendo a piè sospinto la definizione di Stato laico, che il nostro è anche uno Stato concordatario.
E’ vero che questo aspetto è ormai svilito (mentre da altro punto di vista l’ingerenza è fin troppa ed evidente), è vero che a ciò si giunse sotto il fascismo del per altri versi anticlericale Mussolini e fu confermato in epoca repubblicana ma dal governo Craxi (aspetto ugualmente per altri criticabile), ma fatto sta che questa è la nostra storia.
L’apporto dei modelli degli americani, che sono maestri di costituzionalismo ma di tradizione di Common Law (e non hanno risolto tutte le loro contraddizioni interne), possono tenersi presenti, ma sono cultura extra-europea (sempre meglio comunque di Paesi come alcuni tra quelli islamici dove la cultura della tolleranza deve ancora sorgere).

Cordiali saluti,
DiegoPig

biolove ha detto...

@Paolo De Gregorio

Io quando dicevo che qualcuno ci rimette (con il meccanismo della laicità che svuota tutti i contenuti) non mi riferivo all’episodio della benedizione, ma a un fenomeno ben più ampio che però richiama aspetti pericolosi da trattare per coloro per i quali non hanno nessun significato (perché se ne accettano acriticamente le conseguenze) e che sono riassumibili sotto il concetto di relativismo culturale.
Scongiurate le improbabili proteste di piazza dei credenti, lei dice “questo non vuol dire che ci sia stata una qualche rinuncia spontanea da parte di qualcuno.”
Chiediamoci allora (se lecito), e per tacere altri esempi sul piano degli atei-agnostici, quale esempio di rinuncia “spontanea” venga dal rinnovato assalto al crocifisso di Adel Smith (notizia di pochi giorni fa) :
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=3211&ID_sezione=524&sezione=

Sono d’accordo con lei che l’unico modo per rendere il Natale una festa di tutti sia quella di accentuarne gli elementi di universalità (laicità così intesa, non vedo come potrebbe essere altrimenti).
Ma sul ruolo che lei attribuisce alla politica (si sono mosse in realtà le Istituzioni , quelle scolastiche, al loro grado più ramificato e oggi assorbito nel senso della sussidiarietà) intravedo la solita critica basata sulla separazione pubblico-privato che diventa ambigua quando appunto invoca la separazione della sfera pubblica alta dalle “bagatelle”.
Perché i cittadini possono avere solo nella politica, nelle Istituzioni un punto di riferimento autorevole e la religione, la spiritualità devono vedersele confinate nelle loro case e chiese ?
Forse la risposta può venire da quella pletora altrettanto nutrita di maneggioni che io potrei contrapporre a coloro che lei cita nel mio commento all’anonimo di sopra …

Cordialità,
biolove

Angelo Ventura ha detto...

Per "Diegopig"
Non alludevo a nessuno in particolare, grazie per la risposta. Purtroppo il fanatismo religioso è molto diffuso fra certi cattolici