lunedì 31 dicembre 2007

Baby McDonald

Un bimbo è nato nel bagno di McDonald di Vancouver. Mamma e bimbo stanno bene. (Baby born in McDonalds toilet, CNN, 2007/12/31).

Gemelle separate alla nascita (per vedere l’effetto che fa...)

Quando Elyse Shein contatta l’agenzia per sapere qualcosa in più circa la propria origine (Twins reunited, after 35 years apart, BBC News, 31 dic 2007) la scoperta è decisamente molto più sorprendente di quanto si sarebbe aspettata:

I received a letter that said: ‘You were born on 9th October 1968 at 12.51 pm, the younger of twin girls.’ It was unbelievable. Suddenly another element of my identity was revealed to me. Suddenly I was a twin.

domenica 30 dicembre 2007

Paola Binetti ritratta. O no?

Le dichiarazioni di Paola Binetti sull’omosessualità come malattia hanno avuto addirittura, come si sa, il potere di spingere Walter Veltroni a una presa di posizione un po’ più coraggiosa del solito, espressa in una lettera alla StampaSui gay Binetti sbaglia», 27 dicembre 2007, p. 1). Del resto la senatrice l’aveva fatta grossa: commentando l’inchiesta di Davide Varì, fintosi omosessuale e penetrato in un sordido giro di ‘psicoterapeuti’ cattolici che si offrono di ‘curare’ i gay («Gli ho detto: “Sono gay”. Mi hanno risposto: “La sua è una malattia leggera, possiamo curarla bene...”», Liberazione, 23 dicembre, pp. 1.3), se n’era uscita in questo modo (Giacomo Galeazzi, «Si finge gay, lo curano come se fosse malato», La Stampa, 24 dicembre, p. 11):

Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario.
La reprimenda di Veltroni non distoglieva la Binetti, anzi il contrario, dato che il giorno dopo la senatrice confermava tutto (Giacomo Galeazzi, «“Caro Walter, con i diktat non si costruisce il Pd”», La Stampa, 28 dicembre, p. 13), rincarando la dose:
Veltroni dice: io la penso così, io dico così e così si faccia. Ma come neuropsichiatra ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare. Non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di sentirsi integrati nel gruppo. Non sono io a sostenerlo, è un dato oggettivo. Fino a poco tempo fa il Dsm4, la “bibbia degli psichiatri” cui fanno riferimento il ministero della sanità, le Regioni e i principali manuali diagnostici, ha sempre inserito l’omosessualità tra le patologie del comportamento sessuale. Poi la lobby dei gay l’ha fatta cancellare. Ma noi specialisti continuiamo a collocarla tra i disturbi del comportamento sessuale.
E aggiungeva velenosamente: «Veltroni non parla a titolo personale, ma da segretario che ha dietro tutto il pressing degli omosessuali che lo vogliono obbligare a schierarsi a loro favore».
Il caro Walter non deve aver gradito, e dalle lettere sarà probabilmente passato alle telefonate. Così il giorno dopo ci ritroviamo davanti una Binetti più remissiva (Gian Guido Vecchi, «I gay: noi “malati”? La Binetti è nazista», Corriere della Sera, 29 dicembre, p. 12). Non è che la senatrice si trovi molto bene in questa veste, però; e l’attacco dell’intervista è ambiguo:
«Nazista a me? Guardi, io non muoverei un dito per far male a nessuno, non sopporto le discriminazioni né mi preoccupa chi scarica su di me la sua aggressività. Piuttosto mi preoccupano le persone più fragili, che magari vorrebbero andare in psicoterapia. Non vorrei che rinunciassero perché sennò ti prendono per malato o ti fanno il lavaggio del cervello: non è così».
Non «ti prendono per malato»? Alla luce delle dichiarazioni precedenti, uno sarebbe tentato di integrare così: «non ti prendono per malato, se non sei omosessuale»...
Nel seguito la senatrice tenta un po’ pateticamente di confondere le acque:
«Gli omosessuali, come tutti, possono andare incontro ad ansia, sofferenza, depressione, e il disagio sociale o interiore può renderle più accentuate. In questo senso possono desiderare una psicoterapia, come chiunque di noi».
Se un eterosessuale si rivolge a uno psicologo, però, non si dice che è malato in quanto eterosessuale, no? «Certo. Ma io non sto dicendo che l’omosessuale va in terapia per non esserlo più: magari arriva ad accettare la propria omosessualità. Lo scopo della terapia è di mettere una persona in condizione di vivere serenamente con se stessa e gli altri. Conosco diversi psicologi omosessuali che hanno creato gruppi di psicoterapia per aiutare chi ha condiviso la loro sofferenza».
Ma il giornalista è un osso duro, e la Binetti non può più eludere la questione:
Ma l’omosessualità, per la senatrice, è una malattia o no? «Si è omosessuali per tante ragioni diverse. Non parliamo di una classe di soggetti tutti uguali. Chi è omosessuale per così dire “strutturale” lo resterà tutta la vita. Per altri può essere stata una risposta a contesti esterni. Problemi troppo seri perché li si possa banalizzare».
Lo stesso discorso, dice, vale per le terapie, come quella «riparativa» e contestatissima di Joseph Nicolosi: «Ha un fondamento scientifico nella misura in cui considero l’orizzonte dell’omosessualità assai variegato. Nessuna terapia va bene per tutti. Ci sono situazioni e storie diverse». Insomma, per Binetti dipende dai singoli casi. «E comunque nessuno, mai, può essere curato se non lo vuole. È sorprendente che mi sia trovata spesso ad essere discriminata in modo violento da alcuni che si impegnano giustamente a difendere il loro diritto a non essere discriminati. Io esprimo una posizione scientifica, punto. Mi si può obiettare. Ma quando dico che un omosessuale può aver bisogno di psicoterapia per stare meglio con se stesso, non lo sto offendendo. L’aiuto è ciò che di più umano ci sia. Tutto qui».
Forse a qualcuno questo basterà (o dovrà necessariamente bastare); ma leggete attentamente queste frasi: non c’è un solo punto in cui la Binetti neghi che l’omosessualità sia una malattia. Tutto quello che dice è perfettamente coerente con la sua convinzione espressa in precedenza.

Lascio il commento su questa vicenda incredibile a Cristiana AlicataInsulti e silenzi: un brutto anno per la comunità gay», L’Unità, 28 dicembre 2007, p. 27):
Quanto affermato dalla senatrice Paola Binetti prima di Natale, relativamente all’inchiesta del giornalista di Liberazione che, dichiarando ad un prete la propria omosessualità è stato invitato e condotto a farsi curare, non può cadere nel dimenticatoio.
Dalle pagine di un giornale, la senatrice difendeva Cantelmi, presidente dell’associazione psicologi e terapisti cattolici, associazione che, in Italia, cura l’omosessualità e in cui era finito anche il reporter, affermando che egli svolge un ottimo lavoro, che l’omosessualità è uscita dalle malattie dell’OMS perché la lobby gay è potente e che le indicazioni terapeutiche affermano il contrario, cioè che gli omosessuali sono malati.
La censura mediatica intorno ad un reportage che avrebbe dovuto finire non solo su qualche pagina di giornale, ma persino nei titoli delle televisioni, ha fatto sì che anche le gravissime dichiarazioni di una senatrice della repubblica, le ennesime, non avessero risonanza. Non mi sembra questo uno di quei casi per cui per non dare pubblicità a colui a cui si vuole ribattere, non si debba rispondere.
Mi aspetto che il ministro della salute contraddica con forza queste aberrazioni che non trovano davvero alcun riscontro medico. Sarebbe anche opportuno verificare l’esistenza di queste strutture mediche e denunciarle pubblicamente, alla stregua di quanto si è fatto con le attività di Vanna Marchi, attività che approfittano di pregiudizi e dell’ignoranza di tante famiglie che non sanno gestire un figlio adolescente omosessuale, e lo portano in cura. E mi aspetto che l’Ordine dei medici espella Paola Binetti e insieme a lei tutti i medici implicati in questa brutta storia.
Aveva ragione qualcuno che nei giorni scorsi affermava che il problema della laicità del PD non è Paola Binetti, ma il PD stesso. C’è un limite a tutto: mi aspetto che il segretario del partito della Binetti, questo Partito Democratico che si richiama ai valori della Costituzione, prenda provvedimenti. La gravità e grettezza delle affermazioni di una senatrice della Repubblica nel resto d’Europa sarebbe confinato a qualche partito folcloristico di estrema destra. Sappiamo bene che cacciare Paola Binetti, significa, con molta probabilità, fare cadere il governo. Ma ci sono dei principi che non sono negoziabili. Se domani un senatore del PD si alza a dire che gli ebrei sono una razza inferiore o che i neri non possono prendere l’autobus, lo teniamo perché al Senato altrimenti andiamo sotto?

sabato 29 dicembre 2007

Dubbio

Non riesco a decidere se sia più attraente il titolo oppure la foto.

venerdì 28 dicembre 2007

Un argomento del Foglio

Il Foglio ritorna ieri con un editoriale non firmato sulle contraddizioni fra la legge 194 sull’aborto e la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita («Uno spettro s’aggira per il ministero della Turco, l’eugenetica», 27 dicembre 2007, p. 1):

Si può abortire, dicono gli eugenisti democratici, e allora perché non scartare preventivamente gli embrioni “difettosi”? Dimenticano, per l’ennesima volta, che la legge non permette l’aborto eugenetico, perché il nascituro è malato, ma solo per un provato e “serio pericolo”, già in atto, per la salute fisica o psichica della gestante. Nel caso della diagnosi preimpianto la gestante non c’è. C’è una coppia che vuole scegliere, assistita dalla tecnoscienza, chi tra i suoi figli allo stato embrionale ha diritto di vivere e chi no.
È molto difficile capire cosa intenda l’autore con «provato e “serio pericolo”, già in atto». Un pericolo può essere modesto, serio, gravissimo, etc., a seconda delle probabilità che ne derivi un danno effettivo; ma rimane per definizione sempre potenziale. Cosa è mai allora un «pericolo già in atto», o peggio ancora un «serio pericolo già in atto»?
La legge 194, in realtà, parla all’art. 6 solo di «grave pericolo»; «già in atto» è un’aggiunta determinata dalla creatività dell’editorialista del Foglio:
L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Se si accetta che un processo patologico del feto o dell’embrione possa determinare un grave pericolo per la salute psichica della donna – e il Foglio, sebbene forse solo per amore di discussione, lo ammette qui chiaramente – che differenza fa se la patologia è scoperta per mezzo di un’indagine prenatale (come l’amniocentesi) oppure tramite una diagnosi genetica di preimpianto?

Un’ipotesi è che l’editorialista ritenga per qualche motivo più serio il pericolo se la patologia viene scoperta durante la gravidanza; questo spiegherebbe in qualche modo l’aggiunta della misteriosa clausola «già in atto», ed è confermato dal curioso argomento che la legge 194 si riferisce alle sole gestanti (cosa poco sorprendente, per una legge sull’aborto). Ma il pericolo non diventa maggiore se diagnosticato solo a gravidanza iniziata: diventa solo più impellente, e più costoso per la donna risolverlo.

Il giornale di Giuliano Ferrara ci ha del resto abituati a questo genere di ragionamenti, e non ci stupiamo più di leggerli sulle sue colonne: è – come tutti possono riconoscere facilmente – il classico argomento del Foglio.

Il diavolo ha le ore contate

Il Papa dichiara guerra al diavolo, la Stampa, 28 dicembre 2007:

Decine di vescovi vivono sotto peccato mortale perché non delegano i propri sacerdoti ad effettuare esorcismi». Parola di padre Gabriele Amorth, il decano degli esorcisti italiani. Ora padre Amorth torna alla carica annunciando, attraverso il sito cattolico «Petrus», che Benedetto XVI sta lavorando ad una «istruzione» per obbligare i vescovi, non solo italiani ma di tutto il mondo, ad istituire in ogni diocesi un numero stabile di esorcisti per controbattere la presenza di Satana. Tale istruttoria pontificia dovrebbe essere pubblicata nei primi mesi del 2008 per consentire agli «ammalati nello spirito», cioè ai posseduti dal maligno, di fare affidamento su uno o più preti «specializzati» della propria diocesi, senza necessità di spostarsi da un luogo all’altro.

Per iniziare bene la giornata

A parte il refuso è l’unica buona notizia della giornata. In effetti anche questa non è male ma risale a ieri. Confido in una interpretazione morbida di giornata.

giovedì 27 dicembre 2007

Babbo Natale e genitori menzogneri

A quanto pare qualcuno sta peggio di noi.

Requiem per E Polis

La categoria dell’“ultima volta” è sfuggente e spesso definibile solo a posteriori. Con l’eccezione degli abbandoni decisi e che si ha la determinazione di non contraddire. Perché anche gli abbandoni stabiliti possono essere dolorosi, sebbene necessari. La riluttanza rallenta lo strappo alla ricerca di una ragione per rimanere. Proprio come verso una persona che un tempo abbiamo amato, ci si ostina nel cercare le tracce di quell’amore offeso e tradito. Ma chi ci sta davanti si è spogliato di quella eccezionalità che sosteneva la nostra passione; è volgare e banale; ha uno sguardo servile e se l’incontrassimo oggi per la prima volta non lo degneremmo di uno sguardo. “Sei diventato un altro”, si dice a suggellare l’irrevocabilità della scelta. E la sua inevitabilità. L’abbandono è compiuto anche per non intaccare i nostri ricordi, oltre che per prendere le distanze da chi ormai disprezziamo. Può volerci del tempo per convincersi della irrimediabile estraneità. Quando accade si fatica a ricordare l’affinità di un tempo.
Gli amori e gli abbandoni non si consumano soltanto tra le persone. Anche verso una idea o verso un giornale - che a ben guardare è fatto di persone. E se le persone cambiano, cambia anche il giornale. E se il giornale viene ridotto a un bollettino informativo di qualcuno o di qualcosa, l’amore muta in sospetto e disincanto; infine nella dissociazione.
Dall’estate passata questo giornale è “diventato un altro”; il timore ha lasciato il posto all’amarezza e poi alla brutale consapevolezza della mia estraneità. Oggi, a malincuore, è l’ultima volta che scrivo per E Polis.

(Quel coraggio di dire addio a chi si è amato, E Polis).

I motivi del mio abbandono:
E Polis, qui finisce lavventura del decimo quotidiano dItalia?, Panorama, 23 luglio 2007.
E Polis risorge, la FNSI accusa. DellUtri nel cda, Panorama, 11 settembre 2007.
Rigotti annuncia: E Polis strumento di DellUtri, l’Altra Voce, 14 novembre 2007.
Rigotti rettifica, l’Altra Voce, 21 novembre 2007.
Anche:
Laddio di Lello Voce (il 17 settembre 2007).
Dell'Utri compra E Polis. Nuovo colpo per la libertà di informazione, Massimo Marini, 16 settembre 2007.
(E Polis il primo giornale libero ...).
Credo possa bastare per capire.

mercoledì 26 dicembre 2007

Il dovere della fede

La parte finale delle riflessioni di Bruno Esposito (Decano della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università san Tommaso d’Aquino “Angelicum” di Roma) su Zenit (La legge sullaborto tra magistero della Chiesa e comunità politica) di ieri merita una lettura: in poche righe si svuotano e si adattano allo scopo di Esposito termini e concetti; i confini tra morale (per loro Verità) e legge saltano senza che ci sia bisogno di un paio di parole per sancire questa riunificazione e serpeggia un velo di ironia (parliamo – sembra dire Esposito – parliamo pure, ma tanto ho ragione io).

Ora se il Magistero non si stanca di ripetere in tutte le sedi ed in ogni occasione, anche a costo dell’impopolarità e di accuse d’ingerenza, il valore supremo ed inviolabile della vita fin dal suo concepimento, lo fa nella coscienza che questo è un suo preciso dovere. Dovere che pur nascendo ed illuminato dalla fede sa che non può rimanere relegato in essa. Tutto questo ha un significato specifico per tutti quei parlamentari che si professano cattolici. La difesa della vita non è questione confessionale, dove basta professarsi non credenti per trovare giustificazione a scelte e comportamenti che sono contro la ragione, la verità, il diritto e la giustizia.

Con la vita e la dignità della persona umana tocchiamo ambiti e decisioni che non sono soggetti al mero consenso della maggioranza per poter essere moralmente adottati. Tutto ciò esige dal Magistero ed in particolare da quei battezzati impegnati nell’amministrazione della cosa pubblica, il dovere d’intervenire nell’ambito politico evitando quel complesso d’inferiorità che spesse volte ha giocato un ruolo considerevole, con risultati nefasti, nell’impegno politico dei cattolici. Il dialogo è importante e doveroso, ma fermo restando l’importanza della ricerca della verità e della giustizia che mai potranno essere sacrificati sull’altare del compromesso, dell’opportunismo o del cinico utilitarismo, soprattutto quando su quell’altare saranno sacrificati degli innocenti.

lunedì 24 dicembre 2007

Paola Binetti e lo Spirito Santo

Su Il Corriere della Sera di ieri spiccava un articolo dal titolo La Binetti: esaudite le mie preghiere sul decreto.
Il contenuto è facile immaginarlo, tra invocazioni a Dio alla Provvidenza allo Spirito Santo. Ormai siamo quasi abituati a lasciare un seggio anche a Gesù in Parlamento. Oltre alle raccomandazioni celesti a proposito di un decreto legge (e oltre al fatto che il contenuto sembrerebbe degno della promozione e non della bocciatura da parte dello SS) quello che colpisce è la normalità con cui la giornalista (Virginia Piccolillo) si rivolge a Paola Binetti.
Crede di essere stata esaudita?, domanda in apertura (e circa la speranza che lo SS scendesse al Senato per contrastare il decreto). E si è rivolta a Dio?, prosegue qualche riga dopo. E ancora: Pensa alla Provvidenza?; In quale altra occasione ha ringraziato Dio per l’aiuto ricevuto?
La risposta a questa ultima domanda merita di essere riportata: Nel referendum sulla fecondazione assistita. Caspita se avevo pregato molto. E mica solo io! Avevamo tutti contro e invece vincemmo.

Io sono molto angosciata. Credo che invocherò il Grande Cocomero.

sabato 22 dicembre 2007

Unioni civili in Uruguay

L’Uruguay approva le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso (Uruguay, sì alle unioni civili, Peacereporter, 20 dicembre 2007).

Il Congresso uruguagio ha approvato il disegno di legge che introduce nella cattolicissima nazione sudamericana l’istituto delle unioni civili. Un record storico per tutta l’America latina, visto che in Sud e Centro America le unioni tra cittadini dello stesso sesso erano state, finora, solo introdotte a livello locale dai municipi di Città del Messico e Buenos Aires in Argentina. La conquista degli uruguagi arriva dopo che già Olanda, Belgio, Spagna, Canada e Sudafrica avevano concesso pari dignità alle unioni dei propri cittadini, senza discriminazioni di sesso.

Discriminazioni

Rosy Bindi denuncia la circolare di Letizia Moratti che esclude i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno dalla istruzione. I bimbi, afferma il ministro, non vanno discriminati.
Tranne in alcuni casi (la spiegazione è quasi peggio della frase). O forse è solo un effetto collaterale inevitabile (il bersaglio erano gli omosessuali, il fatto che ci vadano di mezzo i bambini è il prezzo da pagare)?

venerdì 21 dicembre 2007

La carica dell’elefante

C’è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell’Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista degli innocenti

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486.
Se già prima era difficile pensare a Giuliano Ferrara senza rabbrividire, ormai è impossibile. La sua ipocrita retorica è talmente ridicola da essere innocua. O forse sono ottimista questa mattina. Certo andare a braccetto con Antonio Socci per via di questo argomento della strage degli innocenti non fa onore al ciccione sbruffone e ormai piegato ai valori dell’assolutismo, sia esso clericale, apolide, politico e casuale. In ogni modo privo di ragione e di logica. Nelle prime righe del suo accorato appello, ciò che svetta è la D di Donna – per distinguerla dalla donna in carne ed ossa (ma chissà qual è la Donna) e per poi ridurla ad una specie di incubatrice obbligata, qualora l’amore o il piacere le abbiano giocato uno scherzo indesiderato. La mannaia e il veleno, questo è il linguaggio di Ferrara, che forse continua a pensare e a temere con ossessione se la madre lo avesse abortito.
Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo “concepiti” ma “feti”, hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio.
Qui l’elefantone si supera: l’unicità cromosomica che cosa implicherebbe? Il volto a somiglianza di Dio? Davvero i lipidi in eccesso causano qualche guaio e lo spingono a dipingere un quadro intriso di un tale mediocre arsenale argomentativo da sembrare uno scolaretto in prima elementare.
La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono due cose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l’aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell’amore. E’ lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E’ oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l’aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell’eugenetica. Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l’arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l’evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.
Fa impressione come, nonostante la sua mole, sia saltato con disinvoltura dall’essere umano alla persona (perdipiù innocente qual è l’embrione con il volto ad immagine e somiglianza di dio). E la sfilza di luoghi comune impazza: il desiderio egoistico, l’aborto come autodistruzione e odio, l’incanto (?) della società moderna, il razzismo, l’eugenetica.
La grande moratoria è certo più adatta alla stazza dell’elefantone che, mi accorgo solo in extremis, ha destinato a quelli come me una crudele definizione: siamo cattive coscienze sarcastiche. Non ci dormirò stanotte. E penserò alla evidenza assoluta di questi fatti esperenziali e razionali. E che l’unico incanto che riesco ad immaginare sarebbe avere un po’ di sale in zucca e usarlo.

giovedì 20 dicembre 2007

Tre compiti per i laici

Gian Enrico Rusconi, «Democratico, ma non democristiano», La Stampa, 20 dicembre 2007:

Il laico oggi si trova davanti a tre compiti. Deve innanzitutto ribadire il principio secondo cui il credente può introdurre nel discorso pubblico e quindi nella deliberazione politica soltanto tesi che non disconoscono e non limitano l’autonomia di giudizio e il comportamento degli altri cittadini, che hanno convinzioni diverse o contrarie alle sue. Naturalmente vale anche il reciproco. Ma quando il credente si atteggia, talvolta, a vittima e protesta di essere discriminato nell’esercizio del suo diritto di costruire una «società buona» secondo i suoi criteri, dovrebbe ricordare che l’edificio legislativo della nostra società democratica non lede in nulla l’autonomia, la libertà di espressione, di pratica e di testimonianza del suo credere.
Ma il laico si trova davanti a un altro compito più impegnativo: deve sviluppare un discorso pubblico che è dotato di forza persuasiva ed efficace pari a quella dei suoi interlocutori. Deve falsificare l'inconsistente obiezione che la laicità sia, nel migliore dei casi, soltanto una procedura o un metodo, mentre la religione offrirebbe contenuti sostantivi di senso. Va fermamente respinto il luogo comune che la laicità favorisce l’individualismo anziché il solidarismo; che impoverisce anziché arricchire i rapporti umani. È una pura sciocchezza scambiare come indifferenza il pudore del laico, che non sente il bisogno di usare le retoriche del senso, tanto care ai clericali.
In terzo luogo il laico deve contrastare la tendenza di rinchiudersi in forme di cittadinanza comunitarista, che fa appello a tradizioni o radici univoche. Il laico deve far valere il principio universalistico della cittadinanza costituzionale. Il problema della laicità in Italia oggi non riguarda soltanto la riconferma dei grandi principi del pluralismo, ma l’affermazione di una cultura che dà sostegno concreto alla cittadinanza costituzionale.
Da leggere tutto. Da condividere senza riserve.

Il suicidio preannunciato di Loredana

A 16 anni sono molti gli ostacoli che possono sembrare insuperabili, anche vivendo in una condizione protetta e sicura. Se poi c’è un rapporto violento con il padre, una madre forse incapace di affrontare la situazione, una società civile indifferente o addirittura aggressiva verso la “diversità” il risultato rischia di essere drammatico. Proprio come drammatico è stato l’esito della breve vita di Loredana: che era una ragazzo ma si sentiva una donna. Una donna in un corpo sbagliato. Loredana soffriva di un disturbo dell’identità di genere, non riusciva più a stare in quella famiglia che l’aveva abbandonata, forse schernita, e dopo vari rifiuti da parte di centri che avrebbero dovuto ospitarla, era finita in una comunità maschile: 35 ragazzi tra i 15 e i 17 anni. Nessuno la voleva, Loredana. Nessuno, o quasi, ha raccontato della sua drammatica e evitabile morte: impiccata con un foulard pochi giorni fa nella sua stanza della Comunità Alice, nella provincia di Agrigento. Durante una notte in cui la solitudine, il rifiuto, il dolore di non trovare un sostegno l’hanno portata a uccidersi. La morte di Loredana è l’ennesimo episodio in questo Paese che abbandona molti dei suoi figli, per poi piangerli (spesso ipocritamente) e sentenziare la loro seconda condanna a morte: l’ormai inutile domandarsi di chi è la colpa. Inutile perché poi non accade nulla. Perché si continua a votare “secondo coscienza” a favore dell’omofobia, perché si invoca la famiglia tradizionale per umiliare le scelte diverse. Perché la libertà e il rispetto sono solo trite parole e non basta abolire la pena di morte.

(Giovani vittime dell’imperante perbenismo, E Polis).

mercoledì 19 dicembre 2007

Walter Veltroni: ma anche...



E questo purtroppo è quello vero: I diritti civili in cui crede il Pd, la Repubblica, 19 dicembre 2007. Quale infinita tristezza.
(Il temino di Veltroni vuole essere una risposta a quanto scritto da Miriam Mafai, Prima sconfitta per il Pd).

lunedì 17 dicembre 2007

I sacrifici in nome della parità

Il logo del Nordic Battlegroup ha subito qualche modifica.

sabato 15 dicembre 2007

Lettera di Claudio Bianzino al presidente della Repubblica


Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Signor presidente,

nonostante la grande stima che ho nei suoi confronti, mi perdonerà se, seguendo l’esempio dei miei genitori, volutamente non uso le lettere maiuscole nel rivolgermi a lei ed alle istituzioni in genere, nel tentativo di riavvicinarvi un po’, almeno simbolicamente, alla popolazione italiana.
Leggo sui giornali, con immensa gioia, che è stata finalmente presentata all’ONU la moratoria internazionale sulla pena di morte. Credo che sia una grande battaglia di civiltà portata avanti dal nostro Paese.
La vicenda di cui vorrei informarla, però, è un’altra.
Non so se ha sentito parlare di quell’uomo di 44 anni, trovato morto nel carcere di Capanne, nei pressi di Perugia, la mattina del 14 ottobre scorso.
Quell’uomo era un falegname che viveva nelle campagne dell’Umbria, nel cuore del nostro Paese, e conduceva una vita fatta di duro lavoro, amore per la propria famiglia ed i suoi tre figli, di preghiera ed amore per la natura. Quell’uomo costruiva mobili, mensole, porte, finestre, soppalchi. Era una delle persone più tranquille del mondo, quell’uomo, ed era circondato da centinaia di persone che gli volevano bene. Era un nonviolento, un “gandhiano”, e, come me, avrebbe apprezzato moltissimo l’iniziativa per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Quell’uomo la sera del 12 ottobre è stato arrestato perché nel suo orto è stata trovata qualche piantina di canapa indiana per uso personale.
La canapa, come è noto, è quella pianta che i nonni dei nostri nonni hanno coltivato e utilizzato per centinaia di anni, fino all’introduzione in Europa del tabacco, pianta che, a differenza della canapa, provoca dipendenza e causa milioni di morti in tutto il mondo.
Va da sé che se in un Paese aumentano le cose considerate illegali, il mondo dell’illegalità trova nuova linfa per alimentarsi e diventare sempre più forte. Ecco probabilmente perché, venendo incontro alla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta, alle multinazionali del tabacco, nonché alla malavita in genere, la canapa è stata equiparata alle droghe ed inserita tra le sostanze illegali.
Fermo restando, comunque, che il problema della droga, quella vera, quella che si trova con gran facilità in tutte le discoteche, o quella di cui fanno uso molti uomini d’onore che siedono sui banchi di Montecitorio e Palazzo Madama, sia un problema molto serio. Ma torniamo al nostro uomo, un problema ancor più serio.
L’arresto è avvenuto al termine di una giornata di perquisizioni, a seguito delle quali, oltre alle piantine, si è scoperto che il falegname aveva soldi in casa per un valore di 30 (trenta) euro, e nessun conto in banca o in posta. È stato quindi deciso di mettere l’uomo, totalmente incensurato, in una cella di isolamento, e lasciare a casa, per un tempo indeterminato, un ragazzino di 14 anni in compagnia della nonna ultranovantenne in precarie condizioni di salute.
C’è chi dice che l’uomo sia stato scambiato per qualcun altro, forse per uno spacciatore, forse per un anarchico o chissà chi.

I fatti ci raccontano che dopo l’arresto, sono state effettuate le consuete ed accurate visite mediche e psichiatriche, attestanti che l’uomo era in perfette condizioni psico-fisiche, con pressione arteriosa e battito cardiaco ottimali. La mattina del 14 l’uomo è stato trovato morto.
I medici legali, la voce della scienza, ci dicono che dopo la prima autopsia sul corpo dell’uomo sono state riscontrate delle lesioni. Lesioni compatibili con l’omicidio. Compatibili con la tortura. Tortura che, se confermata, è stata certamente compiuta da professionisti, gente addestrata ad uccidere con metodi che non lasciano segni esteriori, ma svariate lesioni interne, riscontrabili solo tramite esami autoptici.
Ovviamente c’è un’indagine in corso, che potrà confermare o meno queste ipotesi. Ed a proposito dell’indagine, essendo lei anche il presidente del Csm, vorrei informarla di alcuni particolari. Si sa che un carcere di “sicurezza” è tenuto ad essere videosorvegliato ed a fornire le immagini di tutto ciò che succede al suo interno, 24 ore su 24. Ma le attese immagini chiarificatrici non hanno ancora chiarito nulla. Si sa anche che quando un magistrato fissa l’incidente probatorio è obbligato a convocare tutte le parti in causa. Ma anche questo non è successo. Ultima precisazione, poi, che potrebbe apparire alquanto bizzarra: il magistrato che sta conducendo le indagini è la stessa persona che ha ordinato
l’arresto dell’uomo.
È ovvio, comunque, che in un Paese civile come il nostro, un Paese che diffonde democrazia, pace e giustizia in tutto il mondo, ci si aspetterebbe che, se ci fosse qualcuno sospettato per aver commesso un simile assassinio, costui fosse quanto meno sospeso dal proprio incarico. Beh, non ci crederà, signor presidente, ma questo non è successo.
Un Paese come il nostro, che porta alta la fiaccola dei diritti umani ed urla al resto del mondo di abrogare la pena di morte, consente a propri dipendenti, sospettati di simili atrocità, di continuare ad esercitare la loro “professione” indisturbati, magari nei confronti di altri uomini o donne. Magari proprio in questo momento, mentre le sto scrivendo.
Sabato 10 novembre a Perugia c’è stata una grande manifestazione, piena di giovani e con oltre duemila persone, che chiedevano verità e giustizia per quell’uomo. Chiedevano di poter vivere in un Paese migliore, signor presidente.
Ho la speranza, signor presidente, che un giorno qualche nazione, ancora più civile della nostra, vada all’ONU a chiedere che venga fatta piena luce sulle centinaia di morti che avvengono all’interno delle carceri italiane.
Questo per sperare di poter vivere in un mondo un po’ più giusto, un po’ più libero, un po’ più vivibile.
Così come avrebbe voluto anche quell’uomo. Quell’uomo che si chiamava Aldo. E che era mio fratello.

Distinti saluti.


Claudio Bianzino

giovedì 13 dicembre 2007

Avvenire mente ancora!

Da Avvenire di oggi («Yamanaka: basta embrioni, sono come i nostri figli», 13 dicembre 2007, inserto È Vita, p. 3):

Lo scienziato giapponese, infatti, ha dichiarato di non aver mai utilizzato cellule embrionali per i suoi esperimenti («In Giappone è proibito – ha spiegato Yamanaka – e in America, dove pure ho un laboratorio, anche se venivano utilizzate da alcuni per verificare il meccanismo della mia scoperta sulla riprogrammazione, io non le ho mai impiegate»).
Dall’ultima frase (e dal contesto dell’articolo) sembrerebbe doversi dedurre che nel laboratorio americano di Yamanaka non si usassero staminali embrionali; ma una leggera ambiguità ci spinge a cercare la fonte originale. Eccola (Martin Fackler, «Risk Taking Is in His Genes», The New York Times, 11 dicembre):
In fact, restrictions are so tight that he says he cannot use human embryos at his laboratories here. Instead, research using human embryos is done at U.C. San Francisco, where he maintains a small two-person laboratory. He said he had never handled actual embryonic cells himself, and the American lab uses them only to verify that the reprogrammed adult cells are behaving as true stem cells.
“There is no way now to get around some use of embryos,” he said. “But my goal is to avoid using them.”
L’ambiguità, come si vede, è sparita, e l’impressione che il giornale dei vescovi voleva comunicare ai lettori è rovesciata: è proprio il laboratorio americano di Yamanaka ad aver usato cellule tratte da embrioni, e per le sue ricerche! Che il ricercatore in persona non li abbia mai maneggiati, come si preme di farci sapere (Yamanaka mostra qui un certo talento per le public relations), è del tutto indifferente.
La frase finale, infine («Non c’è modo per adesso di fare a meno degli embrioni»), si cercherà invano nel resoconto degli integralisti, nella loro ansia di arruolare testimonial eccellenti per la loro moratoria...

Veronica di fronte al potere

Aggrapparsi al rispetto del comune senso del pudore, o a qualcosa che gli somigli, per giustificare veri e propri soprusi evoca scenari da dispotismo – nemmeno troppo illuminato. Il moderno ostracismo che ha colpito Daniele Luttazzi è l’ennesimo sintomo di un Paese che vuole apparire come morigerato ed educato. Un Paese in cui chi offende il buon gusto (il buon gusto di chi?) viene licenziato, ma spesso chi commette gravi reati è intoccabile. E magari è tra quanti decide come bisogna comportarsi per non essere licenziati, quale forchetta usare e come fare l’inchino a seconda di chi si ha davanti.
Tutti coloro che non hanno fatto un fiato, o peggio che hanno applaudito il licenziamento di Luttazzi, non si rendono conto della gravità dell’avvenimento. E poco serve essere oggi dalla parte dei “buoni”. Perché in una condizione di arbitrio, anche chi oggi si sente al sicuro potrebbe essere presto travolto dalla condanna in nome del buon costume. Chi tace per calcolo, oltre ad essere moralmente discutibile, è ingenuo: non capisce che il prossimo potrà essere lui, incornato proprio quando sta mettendo a punto l’ultima veronica (nel senso della tauromachia).
E non c’entra l’eleganza del gesto o la scelta del bersaglio di una satira sicuramente pungente, forse anche eccessiva per le orecchie di alcuni benpensanti – liberi di pensarla come più gli piace. Liberi di girare canale per ripassare il plastico del luogo dell’ultimo efferato delitto o per essere trascinati nel turbinio degli scandali sessuali. Ma che ne è della libertà di Luttazzi e di quanti vogliono ascoltare le sua irriverenza?

(Il sacro diritto di far infuriare i benpensanti, E Polis).

mercoledì 12 dicembre 2007

L’evoluzione sta accelerando

Vi ricordate quando a scuola ci dicevano che l’evoluzione biologica dell’uomo si era arrestata 40.000 anni fa, o giù di lì, per venire sostituita dall’evoluzione culturale? Beh, era tutto sbagliato: l’evoluzione dell’uomo non solo continua, ma sta addirittura accelerando: di 100 volte, nelle ultime migliaia di anni, rispetto ai milioni di anni precedenti.
Queste sono le conclusioni di un articolo apparso pochi giorni fa sui Proceedings of the National Academy of Sciences (John Hawks et al., «Recent acceleration of human adaptive evolution»; l’articolo non è ancora disponibile online). Sul suo blog, oggi, Hawks dedica un post a un’esposizione semidivulgativa (bisogna conoscere qualche nozione di genetica) della scoperta («Why human evolution accelerated», John Hawks weblog, 12 dicembre 2007). In sintesi, il fenomeno è dovuto a due fattori: l’enorme, recente incremento del numero di esseri umani viventi – in particolare a partire dalla rivoluzione neolitica – che ha aumentato la probabilità che si verifichino mutazioni anche molto rare; e il continuo cambiamento dell’ambiente umano a opera degli uomini stessi, che favorisce nuovi adattamenti. Molte delle novità genetiche apparse nelle ultime migliaia di anni hanno a che fare con la lotta contro gli organismi patogeni (che prosperano nelle affollate comunità agricole e urbane) o con la capacità di metabolizzare nuovi alimenti (come la persistenza della capacità di digerire il lattosio anche da adulti nelle popolazioni che praticano l’allevamento dei bovini).

C’è un’ironia speciale nel fatto che tutti quelli che si affannano a negare la teoria dell’evoluzione fanno parte essi stessi dell’ultima ondata di mutanti che ha preso il sopravvento sui tipi precedenti di esseri umani – anche se a volte uno non può evitare il sospetto, di fronte a certe performance, che in realtà appartengano alla penultima ondata...

martedì 11 dicembre 2007

Intolleranza omofobica

Immancabile il commento di Francesco D’Agostino (Si soffoca il civile dibattito. Se si criminalizzano le opinioni anziché le azioni, Avvenire, 11 dicembre 2007) sulla triste vicenda di Paola Binetti e della norma riguardo alla omofobia. Commento che getta una ulteriore tristezza su uno scenario già misero.
La prima affermazione triste è la seguente:

se infatti è evidente che i parlamentari (e non solo loro!) devono sempre pensare al bene del Paese, non è affatto evidente che si realizzi davvero il bene del Paese reprimendo penalmente la cosiddetta intolleranza omofobica (quando ovviamente non si manifesti come un intenzionale attentato alla dignità di singole persone).
Verrebbe da obiettare che se un Paese (che voglia chiamarsi ancora civile, liberale e laico) non si prende la responsabilità di dare un segnale chiaro riguardo al montare di un pregiudizio, non fa qualcosa per il bene del Paese stesso. E poi viene da sorridere al pensiero che lo stesso D’Agostino non tratterebbe allo stesso modo questioni come il vilipendio alla religione, che evidentemente non si manifesta come attentato a qualche singola persona (per non parlare delle tanto citate offese alla dignità umana come valore astratto in tema di biotecnologie o alla presunta offesa alla famiglia tradizionale da parte di chi chiede diritti anche per chi non può o non vuole contrarre il sacro vincolo matrimoniale). Ma forse aspettarsi coerenza da D’Agostino è come chiedere ad un lombrico di esibirsi in una danza del ventre.

Ma il tenore del pezzo peggiora quando D’Agostino si esibisce in alcuni distinguo.
Una cosa infatti è offendere o recare violenza agli omosessuali, ben altra cosa è ritenere che gli omosessuali siano inadatti all’adozione o che l’omosessualità sia una patologia. Temo proprio che Zanda non si renda conto che il testo al quale la Binetti ha rifiutato il proprio voto è tale, da far rientrare dalla finestra la categoria dei reati di opinione, che una cultura autenticamente laica e liberale dovrebbe invece accanitamente tenere fuori dalla porta dell’ordinamento. Quando si criminalizzano le opinioni, anziché le azioni, si produce l’effetto perverso di soffocare il libero dibattito intellettuale, sociale e politico (nel nostro caso sui diritti degli omosessuali, se davvero tali diritti esistano e su come eventualmente possano essere tutelati) e si favorisce l’accettazione, passiva e acritica, di idee magari politicamente corrette, ma non per questo tali da doversi ritenere fondate e quindi riconducibili al ‘bene del Paese’.
Ben altra cosa, ovviamente! E non sia mai che si citi una qualche dimostrazione per queste affermazioni discriminatorie, fallaci, immorali e spaventosamente superficiali. Non mi è chiaro il senso di “se davvero tali diritti esistano”. Se si intendesse che gli omosessuali non hanno diritti in quanto omosessuali ma in quanto persone allora non ci sarebbe nulla da obiettare. Ma, non so perché, temo che D’Agostino non intenda questo. Inoltre la rivendicazione dei diritti degli omosessuali in quanto omosessuali è purtroppo una fase necessaria quando il contesto è omofobico e ipocrita. E dico purtroppo riferendomi alla omofobia e alla ipocrisia, ovviamente. Il vero intento di una battaglia, oggi in Italia, è proprio quello di parlare di diritti di persone, senza soffermarsi in modo pornografico su quello che ognuno di noi fa nella propria vita privata. Ma la strada è lunga e dolorosa, piena di umiliazioni. Non solo per chi vive sulla propria pelle l’omosessualità, ma anche per quanti provano vergogna nell’essere cittadini di un Paese omofobico. Io provo questo senso di vergogna profonda, cui si aggiunge la rabbia dell’impotenza. Impotenza di cambiare questa situazione, impotenza di ribellarsi alla ingiustizia mascherata da “libero dibattito”.
Lo schifo culmina nella chiusura.
Ne segue che il dovere di rispettare i valori altrui, se ha un indubbio valore sul piano psicologico, non ne ha alcuno sul piano argomentativo: se i valori altrui sono infondati, e ancor più se sono eticamente discutibili, si ha il laico, laicissimo dovere di dissentire pubblicamente da essi ed eventualmente di combatterli, esplicitando naturalmente le ragioni razionali (e non confessionali!) per le quali si assume questo atteggiamento.
Chi è in grado di elencarmi un solo argomento razionale proposto dalla Binetti o da D’Agostino? Peraltro, se il dibattito fosse avvenuto in privato potrebbe valere quanto detto da D’Agostino (certo sarebbe schifoso, ma di idee schifose ce ne sono molte, e non sarei certo io a volerle censurare). Il problema politico è un altro: se io disprezzassi, mettiamo, i religiosi non mi sognerei di fare contro di loro una battaglia politica. Non mi sognerei di non proteggerli in quanto cittadini. Il mio dissenso dovrebbe essere privato. Perché forse D’Agostino ha dimenticato un dettaglio: che lo Stato non deve occuparsi di valori, ma di diritti. Della salvaguardia dei cittadini e delle loro idee diverse. Non stiamo chiedendo alla Binetti l’assoluzione o la sua benedizione. Stiamo chiedendo che faccia ciò per cui qualcuno ha pensato di farla senatrice. E, se non ricordo male, senatrice dello Stato italiano e non di quello vaticano.

Stupratori in percentuale

Il 90% degli stupri è commesso da italiani (compatrioti). Di questa percentuale una fetta enorme è compiuta da familiari (o meglio: il compagno, il partner, il marito o chiamatelo come vi pare).
Se si è in grado di fare qualche conto (o se si leggono i giornali giusti) si arriva a sapere che meno del 10% è attribuibile agli stranieri.
Già. Fa riflettere.
Così come fa riflettere il modo di dare la notizia. Solo la Repubblica titola: Il 90% degli stupri commessi da italiani.
Gli altri preferiscono concentrarsi su quel 10% o poco meno.

domenica 9 dicembre 2007

Daniele Luttazzi ha offeso Giuliano Ferrara


Fahrenheit
(dal blog di Daniele Luttazzi)
Stasera è successo un fatto gravissimo: per motivi legali (nessuna comunicazione ufficiale della sospensione del programma) io e Franza Di Rosa abbiamo completato al montaggio la puntata n. 6 che doveva andare in onda. Verso le 20, dei funzionari di La7 sono entrati in sala montaggio per impedire fisicamente che proseguissimo. Hanno occupato la stanza, hanno intimato al tecnico di sospendere (senza averne titolo), uno di loro si è seduto al mio posto alla consolle e non se ne andava, sfidandoci. Ho telefonato all'avvocato: stavano commettendo un reato (violenza privata) e potevo chiamare la polizia. A quel punto sono usciti. Poi, quando ho finito e me ne sono andato, uno di loro è entrato per CANCELLARE TUTTO IL GIRATO di Decameron, passato e futuro. Spero non l’abbiano fatto.

E poi invece il servilismo del commentatore tv Aldo Grasso. Sentirlo invocare responsabilità ed eleganza fa sorridere. Davvero. A pensarci bene fa proprio ridere.

venerdì 7 dicembre 2007

«Lei è stato creato!»

Così poco fa Giuliano Ferrara a un attonito Paolo Flores d’Arcais, nella puntata di stasera di OttoeMezzo. A quando l’annuncio ufficiale della conversione? O l’ateismo devoto continua a fare più snob?

Avvenire mente con gusto e frequentemente

Su Avvenire di ieri si leggeva (Lorenzo Fazzini, «California, punto e a capo: “Non solo embrioni”», 7 dicembre 2007, inserto È vita p. 1):

La California, “paradiso” della ricerca sulle cellule staminali embrionali, compie una prima, storica virata in favore di tecniche di ricerca che non prevedono la distruzione di embrioni umani, come ha dichiarato nei giorni scorsi il California Institute for Regenerative Medicine (Cirm).
[…] la pubblicazione del bando di concorso per finanziamenti in favore di ricerche sulle staminali non embrionali è datata 29 novembre. Detto altrimenti, a San Francisco si sarebbero convinti […] del fatto che i soldi pubblici devono andare ai ricercatori che insistono sulle staminali adulte. […]
E il finanziamento in questione, il cui nome è significativamente quello di «Cirm New Cell Lines Awards» (Premio Cirm per nuove linee cellulari), si propone di sostenere «metodi alternativi per la derivazione di linee cellulari pluripotenti». In altre parole, cellule staminali adulte.
Così, il 3 ottobre scorso il Cimr ha stanziato 13 milioni di dollari che verranno devoluti l’anno prossimo a quei ricercatori che intendono«investigare tecniche che non distruggono embrioni umani».
Ma se andiamo a leggere il bando di concorso del Cirm (RFA 07-05: CIRM New Cell Lines Awards) scopriamo che le cose stanno un po’ diversamente. Il premio, che ammonta complessivamente a 25 milioni di dollari, è rivolto infatti a due categorie di ricerca, la prima delle quali è definita così: «Derivazioni di nuove linee di cellule staminali embrionali, usando embrioni umani sovrannumerari ai primi stadi ottenuti con la fertilizzazione in vitro» («Derivation of new hESC lines using excess or rejected early stage human embryos generated by in vitro fertilization»). Sì, si tratta proprio di nuove linee cellulari ottenute distruggendo l’embrione; il nome del premio è significativo, ma in senso opposto a quello che ci vorrebbe far credere Fazzini.

Si dirà: va bene, Avvenire si è macchiato di un peccato di omissione, ma in fondo non ha mentito... Ma – a parte le considerazioni che si potrebbero fare sull’etica professionale di un giornalista che tace metà della notizia che sta riportando – la menzogna c’è, ed è bella grossa. I «metodi alternativi per la derivazione di linee cellulari pluripotenti» non coincidono affatto con le staminali adulte, alle quali nel bando si accenna brevemente e indirettamente, e neppure soltanto con le cosiddette fonti ‘etiche’ di staminali. La seconda categoria di ricerca, infatti, viene definita in questo modo: «Derivazione di linee di cellule staminali umane pluripotenti da altre fonti [rispetto agli embrioni sovrannumerari], usando metodi alternativi come (ma non limitati a) lo SCNT o la riprogrammazione di cellule adulte o neonatali (cellule iPS)» («Derivation of pluripotent human stem cell lines from other sources using alternative methods such as (but not limited to) SCNT or reprogramming of neonatal or adult cells (iPS cells)»). Le cellule iPS, ottenute con la riprogrammazione di cellule adulte (che non sono staminali adulte) o neonatali, sono quelle di cui tanto si è parlato in questi giorni; ma che cos’è lo SCNT? La sigla misteriosa sta per Somatic Cell Nuclear Transfer, trasferimento nucleare di cellula somatica – noto anche come clonazione terapeutica...

Lo Stato della California, insomma, ha stanziato milioni di dollari per fare a pezzi e clonare embrioni umani, ma i lettori di Avvenire devono credere che anche lì si siano convertiti tutti al pio studio delle staminali adulte. E questo sarebbe giornalismo?

giovedì 6 dicembre 2007

D’Alema si dispiace

Natalia Lombardo, «D’Alema: “Su gay e governo solo polemiche distruttive”», L’Unità, 6 dicembre 2007, p. 9:

Una «polemica da cortile mediatico», dice sprezzante il ministro degli Esteri, che però ci tiene a chiarire «ai lettori» il suo pensiero: «È stato presentato come un fotomontaggio, pezzi di un film messi insieme ma fuori contesto». Una cosa brucia di più: «Mi dispiace che mi venga attribuita un’improvvisa svolta clericale». La sua e del Pd. Tutto nasce lunedì mattina, quando D’Alema ha tenuto una conferenza nell’istituto tecnico «Cristoforo Colombo» di Roma, Il giorno dopo il Corriere della Sera titolava: «No di D’Alema alle nozze gay: offesa a tanti italiani», nell’occhiello: «non sono cattolico ma avverto il fascino della fede».
Durante il giorno è montata la polemica. «Con i ragazzi ho citato una bellissima intervista di Grillini, nella quale lui stesso diceva che i matrimoni gay non sono fra gli obiettivi immediati del movimento omosessuale», racconta D’Alema, «e poi che il matrimonio è un sacramento, quindi non mi sembra il caso di offendere la sensibilità di una parte degli italiani. Ho detto una cosa ovvia, spiegando agli studenti ho che in Italia ci possono essere altre forme di unione: i Pacs o le Unioni civili, per garantire i diritti di persone dello stesso sesso che si amano, perché possano convivere o assistersi in ospedale. Spero che il Parlamento discuta queste proposte» [corsivo mio].
Se non è «un’improvvisa svolta clericale», vuol dire che è una svolta clericale ancora in corso...

Mamma Rosa

Che cosa hanno in comune Rosa Giannetta Alberoni, Mauro Mazza e Rocco Buttiglione (ma la lista potrebbe essere molto più lunga)? Non sopportano l’idea di discendere da una scimmia. Partendo da una visione caricaturale dell’evoluzionismo, rifiutano di vivere in un mondo dominato dal caso e privo di un Creatore. Secondo Alberoni, autrice de “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”, molti dei mali che affliggono l’umanità sarebbero imputabili a Charles Darwin, il quale per raggiungere “uno scopo personale” si beffa di Dio sostenendo che l’uomo non sia stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (“come è scritto nella Genesi e come ci dice la nostra ragione”). L’effetto della “ideologia” di Darwin sarebbe devastante: annienta laregalità dell’uomo, lo riduce ad un animale qualsiasi, demolisce la morale e produce “aberrazioni come il razzismo, il classismo, l’eugenetica, il peggior colonialismo, la discriminazione biologica”. Povero Darwin: responsabile di cotanto orrore! Basterebbe conoscere a grandi linee la teoria dell’evoluzione per rendersi conto che è insensato attribuirle simili effetti. Non solo: una conoscenza anche superficiale basterebbe come risposta alle insensatezze riguardo all’origine della specie umana. Non è in discussione la legittimità delle credenze - ognuno è libero di credere quello che preferisce - ma l’aspirazione a presentare le proprie bislacche credenze come vere. A voler dare al creazionismo uno statuto scientifico e dunque a presentarlo come una valida alternativa all’evoluzionismo. Ah, se la falsa testimonianza valesse anche per la scienza!


(Chi non vuole essere parente della scimma, E Polis).

Dialogo con un integralista sulle staminali embrionali

Io: Hai letto questo? Stava sul Washington Post di lunedì (Alan I. Leshner e James A. Thomson, «Standing in the Way of Stem Cell Research», 3 dicembre 2007, p. A17):

Un nuovo modo per indurre le cellule della pelle a comportarsi come cellule embrionali ha cambiato ogni cosa, e allo stesso tempo non ha cambiato nulla. Essere capaci di riprogrammare le cellule della pelle in cellule staminali pluripotenti senza danneggiare gli embrioni inaugura un’eccitante nuova linea di ricerca. È importante ricordare, tuttavia, che siamo al primo passo, ancora incerti in questa fase iniziale se le cellule della pelle potenziate offrono la stessa promessa delle loro cugine embrionali.
Lungi dal giustificare l’attuale politica americana di negare i fondi federali a molti di quelli che lavorano per sviluppare cellule staminali embrionali che potrebbero un giorno salvare vite umane, gli studi recenti pubblicati su Science e Cell descrivono un’importante conquista ottenuta nonostante le restrizioni politiche. Di fatto, il lavoro delle squadre di ricercatori americani e giapponesi che hanno riprogrammato le cellule della pelle dipende interamente da precedenti ricerche condotte sulle staminali embrionali.
Lui: Sì, certo, come no. La verità è che questi si sentono minacciati dalla concorrenza, perché è stato dimostrato che il loro lavoro sulle embrionali è del tutto inutile. Fosse dipeso da gente come questa, quegli studi non sarebbero stati nemmeno pubblicati, stai pur certo.
Io: Temo proprio che tu ti stia sbagliando. Uno degli autori è James Thomson...
Lui: E chi sarebbe?
Io: Uno degli autori dello studio pubblicato su Science («Induced Pluripotent Stem Cell Lines Derived from Human Somatic Cells», 20 novembre).
Lui: Ah. Eeeh...
Io: In effetti anche l’autore dell’altro studio, Shinya Yamanaka, ha espresso concetti simili («Stem cell pioneer says embryonic research still needed», AFP, 27 novembre):
Gli scienziati devono continuare la ricerca sulle cellule staminali embrionali, perché ci vorrà un po’ di tempo – come minimo un anno, direi – per dimostrare la sicurezza [del nuovo metodo].
Lui: Oh. Beh, sai, non vorranno inimicarsi i loro colleghi...
Io: Non vogliono inimicarsi quelli che secondo te sarebbero i loro concorrenti??
Lui: Eeeh... Beh, si è fatto tardi, devo scappare. C’è la raccolta di firme per la moratoria sulla ricerca sulle cellule embrionali, sai, aspettano me...

(Questo dialogo è immaginario, naturalmente, ma – temo – fin troppo realistico...)

mercoledì 5 dicembre 2007

Per chi passa per Sassari il 7 dicembre

Un testo base per i Cus

La Commissione Giustizia del Senato ha approvato ieri come testo di base per la legge sui Cus (Contratti di Unione Solidale) quello presentato da Cesare Salvi, Presidente della Commissione.
A una prima, rapida lettura, il testo si presenta sobrio e abbastanza ragionevole. È scomparso il meccanismo demenziale della raccomandata: il contratto di unione solidale si stipula mediante dichiarazione congiunta davanti al giudice di pace o ad un notaio. Sembrano presenti tutti i principali diritti: assistenza ospedaliera, trasferimenti, decisioni in caso di malattia o di morte (ma queste ultime, misteriosamente, solo «in assenza gli ascendenti o discendenti diretti maggiorenni del soggetto interessato»), successione nell’affitto.
Più discutibili sembrano gli articoli sulla successione ereditaria, a cui i partner hanno diritto solo a partire da nove anni (!) dall’inizio dell’unione, e con modalità di concorso che a prima vista sembrano inaccettabili (solo metà dell’eredità se esistono parenti diversi da figli, ascendenti, fratelli e sorelle!). Come già per i DiCo si rimandano infine gli aspetti previdenziali dei Cus a future decisioni «in sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica».

Una proposta di legge insomma con aspetti discutibili, ma che nel complesso sembra un vero passo in avanti e non una grottesca presa in giro, com’era stato con i DiCo.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato alle ore 18 di martedì 15 gennaio 2008.

Assuntina Morresi è un’abortista

Lo so, a chi conosce la Morresi sembrerà un’asserzione delirante; ma è quello di cui è convinto Mario Palmaro, del Comitato Verità e Vita, che in un comunicato stampa l’ha attaccata ieri con quest’accusa («“La 194 è una buona legge”. Quando i cattolici diventano abortisti», 4 dicembre 2007).
Ovviamente Assuntina Morresi è, era e resterà antiabortista; ma chissà che questo episodio non le serva a capire almeno un po’ cosa significa avere a che fare con il fanatismo integralista...

martedì 4 dicembre 2007

D’Alema e il matrimonio «simulato»

Da Fabrizio Caccia, «No di D’Alema alle nozze gay: offesa a tanti italiani», La Stampa, 4 dicembre 2007):

No, non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali perché il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione. E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento. Il matrimonio tra omosessuali, perciò, offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente. Due persone dello stesso sesso possono vivere uniti senza bisogno di simulare un matrimonio. Lo Stato, però, deve riconoscere loro diritti civili e sociali. Mi accontenterei di fare la legge...
Le domande da fare al ministro sarebbero tante. Potrebbe citare in quale articolo della Costituzione si parla esattamente di «matrimonio tra un uomo e una donna»? Negli artt. 29-31 non ne trovo traccia. In che senso un matrimonio civile sarebbe un sacramento? O risulta al ministro che le associazioni omosessuali si battano per il matrimonio cattolico tra omosessuali? E se «il sentimento religioso di tanta gente» venisse offeso – come di fatto viene ‘offeso’ – anche dal riconoscimento dei diritti civili e sociali agli omosessuali, cosa succede? Bisogna rinunciare anche a quelli? E se l’offesa è arrecata da un libro, dall’espressione di un pensiero, dalla semplice esistenza di qualcosa che non risulta gradito a quella stessa «gente»? Perché, infine, il matrimonio fra due omosessuali sarebbe una «simulazione»? Qual è il criterio che decide, per Massimo D’Alema, cosa è genuino e cosa no? La sua Costituzione immaginaria? La legge naturale? La morale cattolica? O forse le convenienze politiche di un cinicone le cui ambizioni smisurate si sono finora scontrate con la sua discreta inettitudine, e che continua a tentare – e a sbagliare?

Ipse dixit

I giornalisti italiani [...] hanno cominciato con domande cretine. Sì, esattamente questo! Per provocare, per eccitare. Io non voglio finirci dentro, è una discussione puramente italiana e resterà italiana. Perché poi loro provocano e danno la colpa a me.
Come dargli torto?

Offensiva antiabortista

Rights for embryos proposed, Chicago Tribune, 12/05/2007:

activists in half a dozen states are preparing ballot referendums that would grant “personhood” and constitutional rights to embryos from the moment of conception.
Tuttavia
Anti-abortion activists face an uphill battle. Most Americans support the right of a woman to terminate her pregnancy in the first trimester, albeit with some restrictions. And many legal scholars believe granting constitutional rights to embryos would result in a host of unwanted legal consequences.

Berlusconi revolution

L’arte contemporanea è una sfida crudele per l’estetica e la critica dell’arte. I mezzi di valutazione sono complessi e spesso inintelligibili (secondo alcuni contorti): appare più “semplice” attribuire valore a un Rembrandt piuttosto che a un Fontana (prima di sapere che qualcuno lo abbia pagato 6 milioni di dollari).
Il tentativo di indicare criteri saldi e oggettivi per misurare il valore di un’opera contemporanea potrebbe essere destinato al fallimento.
Non è detto che l’automecenatismo sia un sintomo o un indizio di un mediocre talento artistico. Tuttavia insinua un certo sospetto leggere che Xante Battaglia espone nella Fondazione Xante Battaglia (si fosse chiamato Mario Rossi si sarebbe potuto sospettare un caso di omonimia, ma Xante Battaglia è un nome piuttosto inconsueto).
Non è detto nemmeno che la scarsa presenza su Google sia una prova del suo fallimento (nemmeno 700 occorrenze per l’esattezza, ma la questione se si possa essere geni o artisti in assenza di riconoscimento pubblico è una logora e interminabile diatriba).
Non è nemmeno detto che l’oggetto dell’opera artistica (qualora sia riconoscibile) pregiudichi il profilo artistico: non è nemmeno chiaro se augurarsi che l’arte trasfiguri davvero.
Chi fosse attanagliato dai suddetti dubbi, può recarsi fino al 30 gennaio a visitare Berlusconi revolution, 20 opere (?) che ritraggono il cavaliere e la sua novella paladina, Michela Vittoria Brambilla. Elevandoli e trasfigurandoli in simboli metastorici e decontestualizzati (i veri critici d’arte parlano così).

Una nomination per Bioetica

La redazione di LibMagazine ha scelto Bioetica, assieme ad altri tre blog, come candidato alla prima edizione dei LibMagazineBlog Awards. I lettori possono votare il loro blog preferito in questa pagina, fino al 27 dicembre.
Ringraziamo gli amici di LibMagazine e tutti quelli che vorranno darci il loro voto. Gli altri tre blog in concorso sono: Buraku, ilblogdibarbara e The Sappy Raccoon.

lunedì 3 dicembre 2007

Terzo Trofeo Luca Volontè

Accogliendo di buon grado il suggerimento di Don Zauker viene assegnato il terzo (e dico terzo!) prestigioso ottimo imperdibile invidiabile Trofeo Luca Volontè.
Il premio va a Rosa Giannetta Alberoni per avere scambiato la sua idiozia per la Verità. Almeno gli altri provano a sembrare intelligenti.

Scimpanzè superano uomini in un test mnemonico

Comincio a capire perché il Cardinal Renato Martino – assieme a Rosa Giannetta Alberoni e compagnia cantante – non si «sente discendente da uno scimpanzè»... (Rowan Hooper, «Chimps outperform humans at memory task», NewScientist.com, 3 dicembre 2007).

Aggiornamento: ABC News mostra un video dell’esperimento. Impressionante: gli esseri umani mordono la polvere (hat tip: Caminadella).

Solo un miracolo può avervi portato dove siete

Non solo Rosa Alberoni scrive quello che scrive, ma è triste che un buon numero di giornalisti privi di senso critico (o forse anche della minima conoscenza degli argomenti di cui sparlano) non riescano a porre una domana (una sola!) che non rientri a pieno titolo nel calderone di Rosa. Abbiamo il piacere di leggere Stop ai cattivi maestri della «darwinolatria», Il Giornale (lo so, lo so, cosa avrei dovuto aspettarmi? Ma anche la faziosità può essere più o meno idiota), 3 dicembre 2007:

Cancellando il Creatore e riducendo l’uomo a un derivato delle scimmie - ha spiegato Rosa Alberoni - Darwin e i suoi seguaci, da una teoria scientifica, hanno tratto un’ideologia atea che si basa su un solo comandamento: il primato del volere individuale che ha un solo scopo, quello di saziare i propri impulsi. È un modo subdolo per parificare l’essere umano agli animali». L’autrice analizza l’ideologia darwiniana e fa paragoni con le ideologie atee e totalitarie di nazismo e comunismo. In effetti, «non è un caso - ha detto ancora Rosa Alberoni - che il darwinismo abbia prodotto aberrazioni come il razzismo, il classismo, l’eugenetica, il peggior colonialismo, la discriminazione biologica».
Lo scopo dichiarato del libro è quello di mettere in guardia i genitori perché «nel momento in cui si accettano le origini solo materiali del nostro corpo, della nostra mente, del nostro cuore, allora cadranno non solo i fondamenti della fede, ma anche quelli della morale e della convivenza umana».
Dubito che Rosa Alberoni sia in grado di spiegare. Poveretta, a stento capisce come pettinarsi al mattino. Ma a parte questo: è mai possibile che un tale cumulo di stronzate riceva servizi del Tg2 (e chissà quanti altri), paginoni, il servilismo di Rizzoli e il plauso di quanti si dichiarano creati da dio? Mettere in guardia i genitori? Mi auguro che i genitori abbiano più sale in zucca di questo baraccone insulso e presuntuoso (e si sa, la presunzione è direttamente proporzionale alla ignoranza).

p.s.: imperdibile la dichiarazione di Mauro Mazza, direttore del Tg2, che
ha rilevato che “nonostante si dica che il darwinismo e più in generale l’evoluzionismo goda di diffusa accoglienza, è un fatto che in tutti i continenti ci sono scienziati di varie discipline che lo contestano”.
p.p.s.: vale la pena rivedere il servizio sul Tg2.

domenica 2 dicembre 2007

Le dimissioni di Elena Cattaneo

Il testo completo.
Riporto la conclusione:

Pur manifestando la mia ammirazione per la gran parte dei colleghi del CNB, ai quali va la mia immutata stima, in questi mesi ho purtroppo anche dovuto rendermi conto di quanto debole e ridotta fosse, su alcuni argomenti, l’analisi scientifica e responsabile di aspetti che toccano la ricerca biomedica e che sono così vicini alle esigenze umane.

Anche per questo preferisco tornare a spendere quanto più del mio tempo per la ricerca scientifica.

Omofobia

Nikolai Alekseev, and about 15 others gays and lesbians have been arrested this morning at 10am in Moscow while they attempted to vote at the “District Electoral Commission N° 165”. They came to the place at 9.30am. Mayor of Moscow Yuri Luzhkov who banned the last 2 gays prides was planning to vote in the same place later in the day.
The police suddenly broke into the place and took all the activists who were quietly voting. There was no protest organized. About 5 police bus could be seen around the voting place which usually serve as a school. In the voting room, music was being plaied.
The activists are detained at the Tverskoy police station and no information on their release is given by the authorities.
Member of German Bundestag, Volker Beck, has called his Ministry of Foreign Affairs to react in Moscow. A statement is due soon.

UPDATE: At the police station, the Moscow TV channel (TVC) controlled by the City Hall was allowed by the police to record the jailed activists with their face despite their refusal.

An appeal signed by Russian Gays and Lesbians and released about 2 weeks ago called the LGBT community to come to vote and write on the balot paper: “No to homophobs!”
They claimed that no political party took the LGBT issues ino consideration and therefore they did not want to support anyone.

Accontentarsi non è una virtù cristiana?

Joseph Ratzinger nella consueta arringa domenicale:

Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale.
Io avrei espresso la soddisfazione per non essere stata confinata (la fede) nel dominio dei deliri o delle allucinazioni. Meglio la sfera privata che un TSO, o no?

sabato 1 dicembre 2007

I 4 Magi blasfemi

Ma io mi domando: se ne avessero usato solo 3 (i 3 canonici) non sarebbe stato blasfemo lo stesso? Anzi, non sarebbe stato più blasfemo?