Ieri linko sul mio profilo facebook il pezzo sulla proposta di legge sui disturbi alimentari. Tra i commenti posto una foto di Lauren Greenfield con il link a Thin, documentario sui disturbi alimentari e foto.
Posto anche una delle foto #proana.
Dopo qualche ora non riesco più ad accedere e mi accorgo che il mio profilo non esiste più.
Dopo qualche altra ora riesco a reimpostare la password. Accedo. «Abbiamo rimosso questo contenuto in quanto non rispetta gli standard della comunità di Facebook in relazione alle immagini di nudo» (vedi alla voce «nudità» e «rivedi gli standard della comunità»).
Chissà chi è la persona «particolarmente sensibile» che ha segnalato la foto. Chissà da cosa è stata tanto turbata da segnalarla e chiedere di rimuoverla. Certo è un bel guaio non poter segnalare e rimuovere anche la foto dal sito di Lauren Greenfield e, sopratutto, non essere in grado di valutare il contesto.
Facebook si scusa in anticipo per l’eventuale limitazione e per l’inconveniente, ma deve aver ritenuto che la richiesta fosse sensata e che la rimozione fosse giustificabile e giustificata. Troppo scandalosa quella foto di nudo! Bisogna tutelare «le esigenze della nostra eterogenea comunità globale».
Non è la prima volta che una foto (la femen, l’asceta nudo, il calendario benefico, l’allattamento e altre) viene rimossa per ragioni abbastanza ridicole o del tutto sballate. Ah se il mondo potesse essere regolato dagli stessi standard di facebook! Non servirebbe nemmeno la legge sul reato di istigazione ai disturbi alimentari!
Ora è rimasto solo il link. Ancora un po’ troppro scabroso forse. Fossi una persona sensibile segnalerei anche questo.