Bordelli. Conservazione crionica (possibilmente praticata su individui ancora viventi). Terapia genica. Clonazione. Compravendita di organi. Poligamia. Procreazione artificiale. Cliniche abortive. Combattimenti all’ultimo sangue. Tutte attività sulle quali i governi tendono in genere ad avere qualcosa da ridire – in qualche caso giustamente, nella maggior parte no. Dove praticarle allora liberamente? La risposta prova a darla Patri Friedman e il suo Seasteading Institute, fondato appena l’anno scorso: su piattaforme ormeggiate al largo delle acque territoriali (Chris Baker, «Live Free or Drown: Floating Utopias on the Cheap», Wired, 17.02). Lo scopo, naturalmente, è più serio che fornire asilo ad attività illegali: si tratta di sperimentare nuovi sistemi politici e sociali, liberi dalle interferenze dei governi.
Friedman sembra avere le credenziali giuste: nipote di Milton Friedman, figlio di David Friedman, è stato software engineer della Google Inc., è uno dei membri del consiglio direttivo della World Transhumanist Association e vive in una comune.
Come finirà – ammesso che la cosa abbia mai un inizio? Probabilmente, con una salva di avvertimento di una cannoniera della US Navy. Ma sarà stato, si spera, divertente.
Aggiornamento 30/1/2009: dopo Bioetica la storia viene ripresa anche dal Foglio («Utopia selvaggia», 29 gennaio, p. 1). Il taglio, ovviamente, è un po’ diverso dal nostro...
martedì 27 gennaio 2009
Live free or drown
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