In “Human Organ Transplantation” due infermieri entrano nella casa di Mr. Brown, lo sbattono sul tavolo della cucina e gli prelevano il fegato. È un episodio di Monty Python’s The Meaning of Life, film esilarante e irriverente dell’indimenticabile gruppo inglese. Più che di trapianto, ovviamente, si dovrebbe parlare di rapina o di aggressione.
La versione reale è il traffico illegale di organi umani, ben poco divertente e troppo spesso liquidato dai media come leggenda metropolitana – proprio come i coccodrilli che fanno capolino dal water.
Nel maggio 2007 Alessandro Gilioli aveva raccontato di questo traffico da Kathmandu, del patto scellerato tra ricevente e “donatore”, dell’inferno della povertà e dell’illegalità, rompendo il silenzio complice di questa barbarie (“Ho comprato un rene in Nepal”, L’espresso).
Se le parole sulla carta non fanno abbastanza effetto, fare finta di niente davanti a testimonianze filmate è più difficile. La storia è abbastanza ripetitiva: abusi, miseria, violenza. Persone prive dei mezzi necessari a sopravvivere che vengono private anche di un pezzo del loro corpo. Questi filmati, cominciati proprio in Nepal e in India due anni fa, faranno parte di un documentario intitolato “Human Organ Traffic”. H.O.T. ha lo scopo di denunciare questa realtà di ingiustizia e di sopraffazione.
I protagonisti di H.O.T. sono bambini e adulti che raccontano la loro storia di disperazione.
La “realtà invisibile” e drammatica di un mondo popolato da pochi benestanti che sfruttano moltissimi poveri: “da un lato la necessità di sopravvivere alla povertà a qualsiasi prezzo, dall’altro, quelli disposti a pagare qualunque prezzo per sopravvivere”.
Il mercato nero degli organi, i medici corrotti, la promessa di una vita migliore. E poi i mediatori e le forze dell’ordine.
Una mappa degli abusi che va dall’India al Brasile, da Israele alle Filippine.
H.O.T. è diretto da Roberto Orazi e si avvale anche della collaborazione del “nostro” Ignazio Marino e dell’antropologa Nancy Scheper-Hughes, cofondatrice di Organs Watch, team multidisciplinare su diritti umani e i trapianti di organi.
DNews, 30 marzo 2009
lunedì 30 marzo 2009
Traffico di organi la tragedia scambiata per una leggenda
Postato da Chiara Lalli alle 12:24
Etichette: Alessandrgo Gilioli, Chiara Lalli, DNews, H.O.T., Prelievo di organi, Traffico di organi
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19 commenti:
Questo succede a causa dell'ipocrisia di chi ritiene che vendere i propri organi sia immorale alimentando così un traffico illegale!! Siamo alle solite: legalizzare, regolamentare, controllare! Questa è l'unica soluzione per questioni simili! Se uno vuole vendere un organo deve essere messo nelle condizioni igienico-sanitarie migliori per evitare, oltre al danno della privazione dell'organo (che, pur modesto, è sempre un danno) il danno di un post-operatorio non tutelato.
-- Questo succede a causa dell'ipocrisia di chi ritiene che vendere i propri organi sia immorale alimentando così un traffico illegale!! --
Secondo la wikipedia inglese l'antropologa citata nell'articolo è FERMAMENTE CONTRARIA alla vendita legale di organi, con le solite motivazioni vetero-umaniste tipo "non si può commercializzare l'Uomo", ecc.
Dimmi con chi vai...
E questo traffico illecito impedisce a chi non è straricco di acquistare organi a prezzi onesti! L'OMS dovrebbe regolamentare il mercato non sulla base della regola domanda-offerta ma stabilendo un prezzo conveniente per il venditore e l'acquirente in modo che non ci siano nè sfruttati nè persone che non possono permettersi di acquistare ciò che gli serve.
A leggere certi commenti mi viene la pelle d'oca.
Quotiamoli in borsa gli organi!
Già che ci siamo!
Ohibò, leggo qui tra i commenti: "solite motivazioni vetero-umaniste". Sarebbe una delizia adesso leggere una esaudiente definizione di tale espressione, e soprattutto il suo contenuto informativo.
"stabilendo un prezzo conveniente per il venditore e l'acquirente"
Ma vedi, questo sarebbe un po' difficile da discutere quando a qualcuno, come me, può venire il vago sospetto che in questo ipotetico baratto (se dovessse mai riguardarti) tu sai già che saresti comunque nelle condizioni di essere il compratore, avendo i soldi, e non del venditore, essendo un disperato. Più interessante sarebbe la tua opinione se tu rientrassi nella categoria di quelli che dopodomani non saprà come comprarsi un tozzo di pane. Strano, ne dubito.
Io rimango fedele all'idea che il lavoro nobiliti l'uomo, e che i baratti si fanno coi frutti del lavoro, che è riproducibile. Sopperire alla mancanza di lavoro utile o mercato equo con un "prezzo equo" per una risorsa non riproducibile è una bella e sfacciata presa per i fondelli della scatola cranica dell'homo sapiens sapiens (che a volte preme un po' troppo sulla materia grigia, evidentemente). Vetero-umanesimo? Direi più: possesso di materia grigia superiore a g 0,00001.
Comunque dato che è stato un totale anonimo ad aprire bocca, viene anche il sospetto che possa trattarsi del fanatico di turno sotto mentite vesti, con la solita indomitta voglia di purgare ogni discussione che tenti di fare dei ragionamenti.
quelli disposti a pagare qualunque prezzo per sopravvivere
Direi piuttosto "quelli in grado di pagare qualunque prezzo per sopravvivere".
L'unica vera e definitiva soluzione risiede in una seria ed efficace limitazione delle nascite, per arrivare a un livello di popolazione mondiale compatibile con le risorse disponibili (scendere a non più di due miliardi di terrestri in un arco di due/tre secoli). Solo intervenendo sul rapporto popolazione/risorse è ragionevole ritenere di poter risolvere il problema della povertà. Ma fin che Santa Madre Chiesa sarà contraria - già, lei sulla povertà ci campa ...
"scendere a non più di due miliardi di terrestri in un arco di due/tre secoli"
Lector, e questo numero dove l'hai tirato fuori? Guarda che già ora quasi ci sarebbero le risorse per tutti con un diverso sistema di consumo, mentre anche a come stanno ore le cose il fattore di disavanzo rispetto alla sostenibilità è inferiore al 2 a 1. Torno a ripetere allora, due miliardi da dove l'hai fatto uscire?
Certo, non a livello del consumismo nostrano, ma di certo ad un livello dignitoso di vita le risorse ci sono già. È probabilmente vero che potremmo presto avvicinarci ad un limite anche ipotetico di sosteniibilità della popolazione mondiale, ma d'altronde questa sostenibilità non è nemmeno sondabile fino a che da un lato del pianeta una persona consuma in un giorno quello che dall'altro una persona consuma in fino quasi a dieci. Non ti pare? Inoltre basterebbero dei cambiamenti di stile di trattamento delle risorse (senza variare il consumo), da questa parte del globo, per quasi dimezzare l'impatto particolare sulle risorse globali.
Dire che siamo quattro miliardi di troppo non è un modo un po' comodo di dimenticcarsi di questi e vari altri elementi?
è etico che una persona (ricca o povera) muoia perché la gente che muore non dona i propri organi?
è disumano usare quanto si ha a disposizione per sopravvivere - posto che non si commettano violenze nei confronti di terzi?
è etico non donare un organo (di cui si possa fare a meno, ovviamente!) sapendo che potrebbe salvare una vita?
è etico che una persona che dona un organo e quindi ne ha disagi e futuri rischi non abbia un compenso per tali rischi e disturbi?
Se fosse possibile vendere i propri organi, penso che molti trapianti quali quello di midollo e di reni diventerebbero molto più frequenti e nel complesso la qualità di vita migliorerebbe per chi riceve e anche per chi dona (se non viene sfruttato). e magari i riceventi non sarebbero solo gli straricchi (che possono permettersi di pagare non solo il donatore, ma anche il costo degli atti illegali) e i donatori non solo gli strapoveri.
la vendita di organi per me è come la prostituzione: in generale non piace prestarcisi, se si è ricchi si può donare con più libertà (sesso o organi), da poveri gli "stimoli" (eufemismo eccessivo) diventano ben diversi. ma se una persona adulta e informata vuole farlo, non credo che uno stato abbia il diritto di metterci becco.
vorrei che qualcuno mi portasse degli argomenti concreti per convincermi dell'immoralità intrinseca nel vendere una parte del mio corpo (MIA al di sopra di ogni dubbio!!!) a qualcuno.
se volete, parliamo dello sfruttamento dei poveri: è un argomento "on top", vale per gli organi come per la prostituzione, come per il lavoro minorile nelle fabbriche del terzo mondo e altre forme di sfruttamento. diciamo che il problema è lo sfruttamento di una parte debole e non la vendita degli organi in sé (che per me, ribadisco, non solo è moralmente lecita, ma pure vantaggiosa per la società nel suo complesso).
Silvia
p.s. convinti che per fare certe donazioni si debba essere proprio disperati? a livello assolutamente personale: per anni ho donato il plasma, ero convinta che fosse mio dovere civico, soprattutto avendo gruppo0, nonostante fossi anemica e avessi una sola vena buona per la donazione. dopo ripetute rotture della vena buona e dopo reiterati fastidiosi commenti perché mi presentavo a donare nonostante fossi single, ho deciso di smettere perché i fastidi (fisici e psicologici) erano molto maggiori dell'appagamento del senso del dovere. soprattutto pensando che dal mio plasma - DONATO - le strutture sanitarie invece ci guadagnavano. se mi avessero pagato, probabilmente avrei continuato.
e se ora mi pagassero una cifra congrua a rischio e disturbo, prenderei seriamente in considerazione l'idea di donare midollo, fegato e anche un rene (mentre per la stessa cifra sicuramente non mi prostituirei).
a mio modesto parere se uno deve donare un organo, lo deve fare gratis.
se no cosa lo si chiama "donazione" a fare!
Donare è un atto d'amore verso il prossimo bisognoso.
e chi ha bisogno non può pretendere che ci sia l'organo sempre a disposizione.
Anche se può spendere tutti i soldi del mondo.
Li parte la tragedia nella violenza.
@-->Paolo De Gregorio
Valore meramente ipotetico di un buon rapporto popolazione/risorse, con un occhio anche per la natura e gli animali selvatici, che hanno tutto il diritto di riprendersi i loro spazi vitali. In due/tre secoli potremmo farcela: basterebbe cominciare ad usare i preservativi con maggiore frequenza :-)
@ Silvia
"la vendita di organi per me è come la prostituzione"
Io ci vedo una profonda differenza: la prostituzione è un "bene di lavoro" riproducibile, e siamo su piani diversi. Infatti io non sono totalmente contrario in linea di principio alla donazione di sangue dietro equo compenso, se questo può incrementare la speranza di salvare delle vite in più, anche se rimarrebbe di non aver risolto il rischio che qualcuno si "dissangui" per il semplice motivo che la società lo lascia deliberatamente ai margini e nella disperazione. È molto probabile che il donatore di turno (dietro compenso) quando si ammalerà non avrà di che salvarsi. E questo è etico?
"è etico che una persona (ricca o povera) muoia perché la gente che muore non dona i propri organi?"
Può darsi che non sia etico, ma in ogni caso l'etica in quanto tale a mio modo di vedere non fonda gli ordinamenti e le regole comuni, e anche quando se ne tiene conto vale il principio del soppesamento dei beni da difendere. Se però parliamo solo di eticità (senza invocare ordinamenti), allora potrei rispondere che se davvero la gente rischia di morire, allora non è nemmeno etico donare un organo dietro compenso ma non donarlo se invece lo si deve fare gratis (se il problema è etico: il cagionare la morte).
Detto ciò, vorrei chiarire che a parer mio non esiste un diritto inalienabile a guarire dalla minaccia della morte. Questo diritto è contingente alle cure giuste che si possono ricevere, e non un bene assoluto superiore persino all'integrità personale degli altri. Quindi per me non è automatico che poiché uno ha una malattia terminale allora assolutamente tutto quello che non gli consente di sopravvivere non è etico. Dipende.
Il problema non è se non sia ingiusto che ci sia poca disponibilità a donare, ma se nel computo globale dei danni diventi più giusto accettare un sistema aperto di compravendita, con rischi annessi.
Parliamo di prezzo equo? D'accordo, se io anche accettassi questo principio non vedrei che un'unica soluzione: un vitalizio al donatore (se non anche ai familiari più stretti che potrebbero risentire di sopraggiugibili problemi di salute) almeno pari al netto di quello che rimane al "miracolato". Ripeto, perché se si compra un bene non riproducibile come se fosse merce frutto di un lavoro allora si dovrebbe tener conto del fatto che una volta ceduto quel bene esso non è più riproducibile. A proposito di eticità, vorrei proprio sapere se non sia più equo almeno questo: dividere a metà (e oltre) tutto quello che si avrà nella vita, che uno vivrà in virtù di una donazione dell'altro. Ovviamente deve valere anche per il ricco: per esempio Bill Gates al donatore di turno dovrebbe cedere metà dei suoi averi personali, sennò di equo non vedo assolutamente nulla di fronte alla scongiura della morte stessa.
"convinti che per fare certe donazioni si debba essere proprio disperati?"
È esattamente il contrario. È proprio perché uno non deve essere disperato per donare che si crea il paradosso assurdo che laddove la donazione è merce sono guardacaso proprio i disperati quelli che donano più spesso. Ed è prorprio perché non si deve essere disperatii per donare che la via percorribile è quella culturale e non merceologica.
P.S.: ho letto solo ora la fine del tuo commento sulla tua esperienza personale. Avevo guardacaso già commentato sulla donazione "riproducibile" senza aver letto l'ultima parte, quindi spero che ora sia chiaro dove per me stia la distinzione.
P.S.: sul prezzo equo: salvo fatto il caso in cui chi deve avere in donazione non ha niente, o ha poco, nel qual caso che si farebbe? Forse il "costo" dovrebbe essere coperto da terzi, sennò chi non ha nulla ha anche meno diritti a curarsi. In effetti anche la mia soluzione ipotetica è problematica, perché non risolverebbe il problema che chi ha poco se si ammala è fregato (problematica già prevista in quei paesi dove la sanità è pubblica, per cui la salute non può averla solo chi può comprarla). Non vedo quindi come possa uscirsene senza creare una amplificazione delle disuguaglianze, che finirebbe per estendersi all'integrità personale dopo che ha già infettato il vivere civile.
@ Letcor
"con un occhio anche per la natura e gli animali selvatici, che hanno tutto il diritto di riprendersi i loro spazi vitali."
Beh, secondo alcuni studi, circa settantamila anni fa (decina di migliaio in più o in meno) la popolazione umana s'era ridotta a qualche migliaio di capi. Se il problema è far riprenedere lo spazio vitale agli animali selvatici, allora ...
@-->Paolo De Gregorio
Come tutti i problemi di prevaricazione dei ricchi sui poveri, anche il traffico d'organi deriva da una allocazione delle risorse che permette ad alcuni di avere molto più del superfluo e ai più di non disporre neppure del necessario.
In proposito, personalmente mi colloco nella corrente di pensiero cui rinvio con questo link: la decrescita
In quest'ora della notte non ho punto voglia di leggermi tutta la discussione.
Mi pare però che tempo addietro una dei due gestori del blog affermò il suo sostegno alla possibilità di vendere liberamente i propri organi.
Spero di non sbagliarmi, ma non ho tempo di andare a scartabellare l'intero blog alla ricerca del riferimento.
Sarebbe comunque interessante un suo intervento tra i commenti, a proposito della questione...
@Paolo
Parlare per principi è interessante e spesso proficuo, ma a volte si parte per la tangente...
Se parliamo di vendita degli organi e di sfruttamento, io mi riferisco e organi che una persona può vendere e rimanere in vita. Questo esclude la vendita di cuore, pancreas, etc.
Ci sono organi che posso vendere senza gran perdita effettiva: midollo, fegato (e credo anche porzioni di pelle) possono essere donati senza perdita dell'organo, della funzionalità e senza particolari rischi eccettuati quelli connessi al prelievo. Questi "fastidi" però ci sono e credo giusto che una persona possa essere ricompensata per essi e per il rischio (non importa se limitato) cui si sottopone.
Più complesso è il discorso per organi che vanno donati nella loro interezza: reni, cornee, polmoni. Senza una cornea o senza un rene, posso vivere anche bene, ma resto cieco da un occhio o induco un maggiore fattore di rischio per la mia salute futura. Per questo credo sia corretto che la cifra sia molto più alta, non penso però necessariamente metà della ricchezza del richiedente perché il rischio o la perdita non sono così rilevanti (prova a vedere per quanto vengono assicurate o risarcite in tribunale le persone che perdono un occhio o un rene per dolo altrui, non credo si arrivi alle centinaia di migliaia di euro...).
E tornando a quanto dicevo, se la donazione di midollo e di fegato fosse retribuibile (anche dalla sanità pubblica: perché no???), credo che le liste di potenziali donatori sarebbero molto molto più lunghe.
E forse sarebbero un filino di meno anche le persone che crepano in attesa di avere un rene (mentre alcuni noti esponenti cattolici iniziano a contrastare la pratica di donazione degli organi).
Certo, se vai a sfruttare i poveracci che crepano di fame, le leve come dicevo sono ben diverse: ma se rendessimo possibile una vendita regolamentata, con assistenza sanitaria, opportune valutazioni mediche etc. ribadisco che molte più persone migliorerebbero la propria condizione.
@Andrea
visto che per te deve essere una "donazione" ed è "un atto di amore per il prossimo bisognoso" (che tu ovviamente amerai, da bravo cristiano, vero?) suppongo che tu doni il sangue con regolarità, che tu sia in lista per la donazione del midollo, abbia il tesserino di donatore di organi e che se scoprissi che il tuo vicino di casa è in dialisi andresti subito a fare il test di compatibilità per donargli un tuo rene, vero? Compreso il caso in cui fossero delle Eluane in SVP...
In attesa che tutti diventino bravi e generosi come te (e notando a parte che con il portafogli degli altri è facile essere genrosi), mettiamoci intanto a pregare che a chi crepa tanto ci pensa dio...
Scusate, mi sono dimenticata di firmare il commento sopra
Silvia
Anche il CICAP nella sua lista mi pare abbia sostenuto tratti di una leggenda metropolitana, facendo un sacco di psicologia spicciola sul complottismo e sui fantasmi cui la storia farebbe appello...
Ma questa ovviamente non è una questione filosofica. E' questione di dati ed indagini.
Credo che il Cicap si riferisca al vero e proprio furto d'organi (organi sottratti a forza a persone rapite). Il documentario invece parla di traffico illegale: persone convinte con lusinghe, ricatti, false promesse a cedere i propri organi. Naturalmente la differenza è molto, molto sottile...
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