lunedì 14 settembre 2009

[...] non possiamo esentarci dalle nostre responsabilità individuali

Perché non reagire? Reagire a cosa? Non reagiamo a noi stesse che sbeffeggiamo la democrazia, astenendoci dal votare per la fecondazione assistita, la diagnosi preimpianto, la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Non reagiamo quando gli intellettuali tessono le lodi dell’irrazionalità, col risultano che la dicotomia femmina/maschio, donna/uomo (dicotomia sessista) viene a rafforzarsi nell’immaginario collettivo, con i maschi/uomini che permangono nell’essere giudicati non solo animali umani razionali, ma anche attivi e oggettivi, in opposizione a donne che risultano non solo animali non umani (in quanto oggetti sessuali) ma anche irrazionali, emotive, passive, soggettive. Non reagiamo di fronte ai sinonimi di «uomo» e di «donna» che troviamo nella versione 2007 di Microsoft Office Word. Sinonimi di «uomo»: «essere umano, persona, individuo, genere umano, il prossimo, umanità, gente, maschio, adulto, addetto, operaio, tecnico, giocatore, atleta, soldato, militare, elemento, unità, un tizio, un tale, uno, qualcuno. Sinonimi di «donna»: «femmina,gentil sesso, bel sesso, sesso debole, signora, signorina, donna di servizio, domestica, cameriera, collaboratrice familiare, colf, governante, dama, regina. Manca «escort»: peccato! Il referendum, il fascino dell’irrazionalità, i sinonimi Microsoft appaiono innocui rispetto a «culi, fighe, peni, tette» sbattuti ovunque, oltre che in prima pagina. Apparentemente innocui. Perché se irrazionali, emotive, passive, soggettive, le donne non riescono a nutrire fiducia nelle proprie capacità intellettive, ad aspirare, per merito comprovato, non per «gnoccheria», a posizioni scientifico-culturali di spicco, ove il corpo non debba venir mercificato.
Nicla Vassallo, Donne e uomini «pensanti» per rompere il muro del silenzio, l’Unità, 12 settembre 2009.

2 commenti:

Giulietta ha detto...

-- Perché se irrazionali, emotive, passive, soggettive, le donne non riescono a nutrire fiducia nelle proprie capacità intellettive, ad aspirare, per merito comprovato, non per «gnoccheria», a posizioni scientifico-culturali di spicco, ove il corpo non debba venir mercificato. --

Mercificare la mente per far carriera invece va bene?
E sa a una donna la propria "gnoccheria" stesse bene, deve per caso sentirsi inferiore?

paolo de gregorio ha detto...

Io rimasi parecchio sotto shock nel constatare che a votare per i quesiti referendari, ivi incluso quello sulla diagnosi preimpianto, si recarono il 25% degli aventi diritto: in considerazione del fatto che più del 50% degli aventi diritto sono donne (noi uomini siamo notoriamente senza speranza). E che, a mio modetso parere, se si fosse trattato di un referendum riguardante l'aborto teraputico ed eventuali diagnosi prenatale le stesse donne sarebbero andate a votare in percentuale maggiore. Non si può, secondo me, tenere fuori dalla discussione questo elemento che contrasta apertamente con la famigerata nozione di solidarietà al femminile, e avvicina un po' (chiedo perdono) la donna a quella rappresentazione più tipica del maschio menefreghista ("se non riguarda me non me ne preoccupo").

@ Giulietta:

Cosa intendi precisamente per "mercificare la mente"? E poi nell'articolo questo concetto del "sentirsi inferiore" mica l'ho letto. Mi pare che si parli di razionalità e irrazionalità come categorie rappresentative.