sabato 7 novembre 2009

Carlo Casini e l’argomento di Padre Kolbe

C’è sempre, in chi si occupa di bioetica (o anche di altri campi del sapere), un’attesa piena di aspettative per nuove argomentazioni che giungano a scompigliare le carte dei ragionamenti sempre identici, già percorsi mille volte; un’attesa se vogliamo anche un po’ masochistica, perché quelli che si aspettano con più impazienza sono spesso gli argomenti contrari alle nostre tesi più care. Affrontare per la prima volta un tentativo di confutazione costituisce una sfida intellettuale che non può che essere benvenuta, già solo per il mero piacere dello sforzo di ragionarci su, ma anche per la luce che può portare sulle nostre credenze morali, fino eventualmente a farcele mutare.
Ma proprio per questo, quando gli argomenti nuovi arrivano davvero la delusione può essere cocente. Prendiamo per esempio un’argomentazione – per me inedita – presentata da Carlo Casini, storico avversario della legge sull’aborto e presidente del Movimento per la Vita, in un articolo apparso due giorni fa sul giornale della Conferenza Episcopale Italiana («Approvare subito la “legge Calabrò” sul fine vita», Avvenire, 5 novembre 2009, p. 16):

il tempo ha attutito l’emozione provocata dalla morte della giovane donna lecchese [Eluana Englaro], ma la drammaticità del fatto resta. Per non stendere su di essa una nebbia ovattante ho ripensato in questi giorni a Padre Massimiliano Kolbe. Nel luglio del 1941 egli era prigioniero nel lager di Auschwitz. Si offrì di sostituire un padre di famiglia nella decimazione decisa per terrorizzare i detenuti dopo la fuga di uno di loro e, chiuso in un sotterraneo, fu ucciso «per fame e per sete». Morì il 14 agosto 1941. Dunque l’alimentazione e la idratazione non sono una terapia se la loro privazione costituisce, come è avvenuto per Padre Kolbe, una «condanna a morte con tormenti».
Quanti secondi ci vogliono per confutare questo argomento? Due sarebbero già troppi, perché la sua assurdità salta immediatamente agli occhi: siamo subito in grado di citare innumerevoli controesempi che invalidano il ragionamento di Casini. Si pensi per esempio all’edema polmonare, che se non curato provoca letteralmente l’annegamento del paziente nelle sue stesse secrezioni: questo dimostra forse che il trattamento di questa patologia (a base per esempio di nitroglicerina e diuretici) non costituisce un trattamento sanitario, visto che la sua privazione costituisce una «condanna a morte con tormenti»?
Carlo Casini avrebbe potuto fare benissimo a meno di scomodare noi e, soprattutto, l’incolpevole santo...

6 commenti:

filippo ha detto...

Per la precisione: Padre Kolbe non venne ucciso "per fame e per sete" ma con una iniezione di acido fenico, un metodo utilizzato con una certa frequenza nei lager perchè di semplice esecuzione e dall'effetto rapido e sicuro.
Con tale metodica si procedeva ad esempio all'eliminazione dei prigionieri che erano stati utilizzati come cavie in esperimenti medici, quali quelli sulla sterilizzazione forzata eseguiti dal prof. Clauberg.

Casini si conferma per l'ennesima volta nel suo ruolo di mistificatore di bassa lega, come quando si inventò fantomatici dati che, a suo dire, dimostravano l'incremento dei nati da fecondazione assistita nella Regione Toscana dopo l'entrata in vigore della legge 40.

annarosa ha detto...

Dopo 2 settimane senza acqua né cibo nel bunker p. Kolbe fu ucciso il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico e il corpo venne poi cremato.

I Nazisti erano "avanti"...

Helga Kuhse, Remarks at the World Federation of Right to Die Societies' Fifth
biennial conference, Sept. 20-23, 1984 : "If we can get people to accept the removal of all treatment and care, especially the removal of food and fluids, they will see what a painful way this is to die, and then, in the patient's best interest, they will accept the lethal injection."

Traduzione: "Se riusciamo a fare accettare alla gente la rimozione di ogni trattamento ed assistenza, specialmente del cibo e dei liquidi, ci si accorgerà di come sia doloroso questo modo di morire e quindi, nel migliore interesse del paziente, accetteranno l'iniezione letale".

filippo ha detto...

Sempre per la precisione: a Kolbe è stato somministrato l'acido fenico per un'esecuzione, non per un'eutanasia.
Dubitiamo che tale somministrazione sia stata effettuata nel suo "miglior interesse".
Non siamo in grado di precisare se e quanto le Totenkopf SS del Lager di detenzione di Kolbe fossero "avanti", certo siamo in grado di precisare che l'amico Casini non sembra essere l'unico mistificatore di bassa lega in circolazione.

annarosa ha detto...

L'acido fenico è stato il "colpo di grazia" per farlo smettere di soffrire (oltre che per liberare le guardie da quella noiosa situazione) perchè, come sottolinea anche la dott.ssa Kushe, la morte per disidratazione è ben peggiore di quella da iniezione letale.

La frase di questa benemerita dottoressa smaschera molta ipocrisia.

filippo ha detto...

Sarà che siamo dei precisini, però ci permettiamo di dubitare che l'esecuzione tramite ac. fenico sia stata eseguita per "far smettere di soffrire" il detenuto. La comprensione verso gli Untermenschen non rientrava di certo nel decalogo guida degli appartenenti all'Ordine Nero di Himmler.

Per il resto, di quale ipocrisia si va cianciando? Abbiamo già affermato, più volte, anche in queste pagine di blog, che l'eutanasia intesa come somministrazione di farmaci atti ad abbreviare la sofferenza di pazienti incurabili e costretti a sofferenze indicibili, deve far parte dell'armamentario terapeutico a disposizione del medico, che decide se e quando somministrarla in accordo con il paziente e con le sue volontà. Come per qualsiasi altra terapia disponibile e praticabile.
Se poi in questo paese di merda sei costretto ad alzare la voce solo per ottenere quanto già ti dovrebbe essere costituzionalmente garantito, ossia il rispetto della tua libertà personale intesa in questo caso come insindacabile diritto all'interruzione delle cure, e se non hai al momento altro cui ricorrere poichè nel paese di merda di cui sopra i medici non possono praticare l'eutanasia (almeno ufficialmente), allora ti rimane solo l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione. Come per Nuvoli. Per quanto terribile e ben peggiore di un'iniezione questa possa essere.

colombina ha detto...

Nel mese di maggio 1941 fu arrestato dalle SS e portato nel campo di prigionia di Auschwitz.
Immatricolato con il numero 16670.
Alla fine del mese di luglio dello stesso anno un uomo del block di Kolbe era riuscito a fuggire dal campo: per rappresaglia i tedeschi selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto.
In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso. I campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e le azioni "generose" non erano accolte volentieri.

Dopo 2 settimane senza acqua né cibo nel bunker, visto che quattro dei dieci condannati, tra cui Kolbe, erano ancora vivi, furono uccisi il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico e il loro corpo venne poi cremato.

L'iniezione di acido fenico fu fatta per abbreviare i tempi ma il fatto di essere mandato nel bunker della fame significa solo che la condanna a morte non era per avvelenamento ma proprio per fame e per sete.. solo che dopo 2 settimane questi resistevano!!Dovevano essere finiti, non fosse mai che l'avrebbero scampata.. chissà magari per l'accanimento terapeutico di qualcuno che passava loro del cibo..