venerdì 10 dicembre 2010

La decadenza della cultura cattolica

Stavo leggendo il libro di Roberto Reggi, I «fratelli» di Gesù (Bologna 2010), uscito presso un editore cattolico di un certo prestigio, le edizioni Dehoniane di Bologna, e in una collana – «Studi biblici» – che ha ospitato ancora di recente autori importanti (come per esempio Alexander Rofé, forse il più grande studioso contemporaneo della Bibbia ebraica), quando mi sono imbattuto in una nota (n. 12 p. 80), in cui l’autore traduce un passo della Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, integrandolo fra parentesi quadre con alcuni dati cronologici per renderlo più intelligibile al lettore non esperto:

Dopo il martirio di Giacomo [62] e la conquista di Gerusalemme avvenuta successivamente [Pompeo nel 63] …
Giacomo è il «fratello di Gesù», martirizzato nel 62 d.C.; ma la conquista di Gerusalemme avvenuta successivamente non può essere quella di Gneo Pompeo Magno: Pompeo entrò sì nella città nel 63, ma avanti Cristo, non dopo Cristo; Eusebio stava parlando ovviamente della conquista di Tito, avvenuta nel 70 d.C.
L’errore è talmente monumentale da non essere neppure concepibile in chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la storia della Palestina ai tempi del Nuovo Testamento; e l’attribuiremmo perciò volentieri a un momentaneo obnubilamento dell’autore – se non fosse che lo ritroviamo ripetuto pari pari più avanti (n. 36 p. 90). A questo punto si fa strada l’agghiacciante sospetto che il Reggi pensi veramente che Pompeo fosse ancora vivo nel 63 d.C.; lo scacciamo ancora una volta, seppur a fatica, e ci diciamo che in fin dei conti l’errore non riguarda la tesi del libro, che è poi quella tradizionale cattolica dei «fratelli» di Gesù che sarebbero stati invece suoi cugini. Ma ecco che ci imbattiamo subito (a p. 87) in un’interpretazione di un passo dello storico Egesippo, questo sì fondamentale per la questione, in cui Reggi imputa ai sostenitori della tesi contraria uno svarione grossolano nella sintassi greca; svarione che però non esiste, in quanto è il Reggi stesso ad aver preso un abbaglio (per quegli autori déuteron si riferisce al pronome hon, non a epískopos!)
Non mancano altri problemi: per esempio, a p. 27 l’autore sostiene che i «cugini» erano chiamati fratelli perché il termine greco anepsiós era raro nel lessico della traduzione greca dei Settanta, che gli autori del Nuovo Testamento avevano ben presente; questa però è una falsa dicotomia, perché, anche ammesso che le cose stessero così, gli autori avrebbero potuto benissimo ricorrere a una perifrasi del tipo «figli di X fratello di Giuseppe [o di Maria]», cosa che invece non fanno mai (nell’Antico Testamento, al contrario, ogni qual volta la parola ebraica ’ah viene usata per indicare qualcosa di diverso da «fratello», il testo stesso precisa subito prima o subito dopo il grado esatto di parentela). Questa e altre fallacie invalidano la tesi del libro: i «fratelli» di Gesù erano molto probabilmente davvero suoi fratelli, o al più fratellastri; ma qui siamo almeno nel campo degli errori accettabili, mentre invece topiche clamorose come il Pompeo redivivo gettano una seria ombra sulla reputazione della casa editrice (non è una giustificazione che oggi comunemente si risparmi sulla correzione delle bozze) e su quella della Pontificia Commissione Biblica, cui secondo la quarta di copertina sarebbe stata presentata la «presente ricerca … come lavoro per la licenza e l’autore è risultato “licentiatus magna cum laude”».

20 commenti:

AleG ha detto...

Forte.
Un post un po' alla Malvino (è un complimento, per quanto mi riguarda...)

Barbara ha detto...

Beh le generazioni che ci hanno preceduto avevano possibilità di scelta molto minori rispetto a quelle attuali (a noi). Sviluppare un approccio culturale cattolico, o scegliere la carriera clericale, avevano un significato completamente diverso allora, rispetto a oggi, quando l'offerta di correnti culturali e di carriere è così ampia.

Essendo la CCAR un'istituzione resistente al cambiamento non riesce a sostenere la concorrenza; la sua politica è quella di sfruttare le rendite di posizione ma a lungo andare - come succede per tutte le altre aziende e istituzioni - anche quelle si erodono.

Di conseguenza la loro capacità di reclutare le migliori risorse umane dell'epoca, o anche solo di suscitare in loro un certo interesse e una certa influenza, va diminuendo.

animabella ha detto...

Posso permettermi di segnalare qui il mio blog? Lo trovate all'indirizzo http://cinziasciuto.blogspot.com
Nell'ultimo post riporto uno scambio di mail tra me e Fulvio De Nigris a proposito della pretesa delle associazioni prolife di essere ospitata da fazioe Saviano

Giovanni Bazzana ha detto...

Complimenti per il blog e grazie della segnalazione: stavo quasi per comprare il libro!
GB

Giuseppe Regalzi ha detto...

Giovanni: però una tua recensione - magari per la Review of Biblical Literature - sarebbe divertente (e scommetto anche istruttiva) da leggere... :-)

Anonimo ha detto...

Stavo leggendo "Universalgeschichte der Juden" a cura di Eli Barnavi e guarda caso in quest'opera tradotta in tedesco troviamo un'errore di datazione legato a Pompeo. Al posto del 63 a.C. troviamo 63 d.C. Visto però che l'errore è presente solo in un punto e non in altre parti del testo, e visto che nella traduzione in inglese come nell'opera in francese tale errore non è presente, è chiaro che si tratti di una svista.
Cosa sia capitato nell'opera di Reggi non lo so, ma prima di andarci giù pesanti con le critiche, sarebbe opportuno chiedere al diretto interessato (essendo ancora vivo e vegeto). Trovo inutile e insensato speculare o interpretare in un modo o nell'altro un simile errore.

P.S. Che i fratelli di Gesù fossero fratelli lo sostiene la maggior parte degli studiosi (almeno sicuramente in ambito protestante). In tale ottica la tesi sostenuta da Reggi è ovviamente criticabile. (È più un'opera in sintonia con la Chiesa cattolica che con l'opinione della maggior parte degli studiosi accademici - questa non vuole essere una critica ma un'esposizione dei fatti, di come stanno le cose).

Giuseppe Regalzi ha detto...

Anonimo, converrai che un conto è scrivere una volta "d.C." al posto di "a.C.", un altro conto scrivere che subito dopo la morte di Giacomo Pompeo ha conquistato Gerusalemme. Il primo è un refuso, il secondo no. E comunque mi sono sforzato di non attribuire a Reggi la convinzione che Pompeo fosse ancora vivo a 168 anni...

Giovanni Bazzana ha detto...

Sarebbe bello, ma purtroppo la RBL non ha ricevuto una copia del lavoro di Reggi (cosa che non sembra piu' inspiegabile a questo punto).
Una piccola osservazione per l'anonimo/a nr. 6: non vedo cosa ci sia di male nel rilevare un enorme errore fattuale (ripetuto!) in una recensione e mi sfugge il motivo per cui l'autore dovrebbe avere diritto i replica su questo punto (non e' mica la RAI...). Tuttavia, va anche detto che Regalzi non mi smebra insistere troppo su Reggi, ma giustamente attribuisce la "colpa" anche alla casa editrice. Vorrei capire come si farebbe a stabilire la qualita' e l'affidabilita' dei lavori scientifici se non si facesse questo tipo di peer-review.
GB

P.S. Una curiosita' pero' ce l'ho: non mi risulta che la PCB sia un'istituzione che conferisce titoli come la licenza (in teologia, immagino, dato il contesto). Potrebbe aver preso in visione il lavoro per sanzionarne l'accettabilita' dottrinale dal punto di vista cattolico.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Giovanni: sulla PCB non so che dire; la quarta di copertina ha proprio queste parole: «la presente ricerca è stata presentata alla Pontificia Commissione Biblica come lavoro per la licenza e l’autore è risultato “licentiatus magna cum laude”». Anch’io mi sarei aspettato qualcosa come qualche Università Pontificia. Magari è un altro errore... :-)

Anonimo ha detto...

Buongiorno e complimenti per il blog.
Volevo chiedere: ma l'aggettivo "secondo", nel passo di Egesippo, si riferisce a "vescovo" o a "cugino?
Lo chiedo perchè ho trovato una traduzione di un sito cattolico americano, "Newadvent.org", in cui quel passo viene tradotto così:
"after James the Just had suffered martyrdom, as the Lord had also on the same account, Symeon, the son of the Lord's uncle, Clopas, was appointed the next bishop. All proposed him as second bishop because he was a cousin of the Lord."
Questa traduzione è quindi scorretta?
Simone

Giuseppe Regalzi ha detto...

La traduzione che proponi tenta astutamente di unificare due interpretazioni differenti del passo di Egesippo, che alla lettera legge:

"il figlio di suo zio, Simeone figlio di Clopa, fu nominato vescovo, il quale elessero tutti, essendo cugino del Signore, secondo".

Il problema sta in quel "secondo": va con "il quale", e quindi ha il valore di "(elessero come) secondo (vescovo)", o va con "cugino", ed è quindi un secondo cugino (si intende, oltre a Giacomo)? Ambedue le interpretazioni sono possibili grammaticalmente, anche se la prima è per varie ragioni preferibile. Invece Reggi dice che è sintatticamente sbagliata, perché ha capito che gli studiosi che la propongono stanno unendo "secondo" (deuteron) a "vescovo" (episkopos).

Anonimo ha detto...

Grazie per la rapidissima risposta.
Le ragioni per preferire la prima traduzione sono di tipo strettamente grammaticale o sono dovute ad altre informazioni contenute nella Storia Ecclesiastica di Eusebio?
Chiedo questo perchè, facendo una breve ricerca sul sito che ho precedentemente citato digitando i nomi di Simeone e Giacomo, mi pare che quest'ultimo non venga mai nominato "figlio di Clopa" nè qualificato come "fratello di Giacomo". Insomma, di Simeone si dice spesso che era figlio di Clopa e quindi cugino di Gesù, di Giacomo mai.
Infine, Eusebio riporta, in un altro punto dell'opera, che Giacomo era conosciuto come figlio di Giuseppe.
Sono queste le ragioni che inducono a preferire la prima traduzione?
Simone

Giuseppe Regalzi ha detto...

Simone: le ragioni sono diverse. Come faceva notare il Lightfoot (Dissertations on the apostolic age, 1892, pp. 29-30), sembra decisivo che il testo dica per definire Simeone "il figlio di Clopa" e non "un altro dei figli di Clopa", e soprattutto che se davvero Egesippo riteneva Simeone fratello di Giacomo l'avrebbe detto direttamente, senza ricorrere a una perifrasi un po' demenziale. Forse si potrebbe sostenere (contro lo stesso Reggi) che Giacomo fosse un cugino di Gesù figlio non di Clopa ma di un altro fratello di Giuseppe, che però rimarrebbe stranamente innominato. Ma qui si può osservare con Bauckham (Jude and the Relatives of Jesus in the Early Church, 1990, p. 24) che anche Eusebio (Storia Ecclesiastica 3:22) definisce Simeone "il secondo", sottintendendo sicuramente "vescovo di Gerusalemme", e lo stesso fa con Ignazio secondo vescovo di Antiochia.

Anonimo ha detto...

Anch'io, ricercando su "newadvent.org", avevo notato quel parallelo con Ignazio di Antiochia:
"At this time Ignatius was known as the second bishop of Antioch, Evodius having been the first. Symeon likewise was at that time the second ruler of the church of Jerusalem, the brother of our Saviour having been the first."

Anche qui lascia perplessi il fatto che Egesippo non faccia il minimo cenno a un legame fraterno tra Giacomo e Simeone, che sembrerebbe del tutto naturale e spontaneo. Anche se, ovviamente, gli argomenti "ex silentio" vanno sempre presi con le molle.

Grazie ancora per l'esauriente risposta e per la disponibilità.
Simone

Anonimo ha detto...

Ciao sono Roberto Reggi, il soggetto "incriminato".

Sì, ho fatto un errore, l'assedio è ovviamente quello del 70 d.C., non del 63 a.C. Come vedi nella seconda nota il testo è lo stesso della prima nota. Non 2 errori ma uno ripetuto. Non so dirti come mi sia venuto fuori, ovviamente lo correggerò in una seconda edizione.

L'errore è mio. Non c'entrano PCB o EDB. E non mi è chiaro il nesso tra quelle tre parole in nota, sicuramente errate, e una presupposta "decadenza della cultura cattolica".

Sì, la PCB eroga i gradi accademici di baccellierato, licenza e dottorato.

Non riconosco di aver fatto uno "svarione grossolano nella sintassi greca". Il greco è chiaro: ὄντα ἀνεψιὸν τοῦ κυρίου δεύτερον, "essendo cugino del Signore secondo". Anepsion deuteron. Collegare il deuteron finale in questa frase con la frase precedente è un non senso, motivato solo dal voler rigettare Giacomo come cugino di Gesù.

No, non sbaglio ad attribuire ai sostenitori dei fratelli la resa "secondo vescovo". E' quello che dicono. E che dici anche tu in una risposta: "Eusebio definisce Simeone 'il secondo', sottintendendo sicuramente 'vescovo di Gerusalemme'".

Anonimo ha detto...

PS: scrivi:
"sembra decisivo che il testo dica per definire Simeone 'il figlio di Clopa' e non 'un altro dei figli di Clopa'".

Sì hai ragione, può essere decisivo, ma il testo dice il contrario di quello che dici:
"πάλιν ὁ ἐκ θείου αὐτοῦ Συμεὼν ὁ τοῦ Κλωπᾶ", "ancora il (figlio) dello zio di lui (Gesù) Simone figlio di Clopa".
Lo definisce "un altro dei figli di Clopa".

Giuseppe Regalzi ha detto...

Per prima cosa grazie per essere intervenuto così cortesemente.

Cosa c'entrano EDB e PCB con l'errore? Io credo che il compito di una casa editrice sia non solo quello di mettere in bella forma tipografica un testo, ma anche quello di validarne il contenuto presso la comunità degli studiosi e dei lettori; e questo si fa leggendolo con attenzione e correggendone seriamente le bozze. Non è proprio la peer-review, ma poco ci manca. Mi sembra evidente che le EDB siano venute meno a questo compito (l'errore non poteva sfuggire); sappiamo tutti qual è la realtà del mondo editoriale oggi, ma questa - come ho già scritto - non è una giustificazione. La casa editrice, oltretutto, ha contribuito a mettere nell'imbarazzo anche te, quando sarebbe stato facile ovviare prima. Stesso discorso per la PCB: se rilasciano diplomi vuol dire che qualcuno deve leggere con attenzione le tesi sottoposte (parto dal presupposto che la tua fosse identica alla versione stampata). Non dico ovviamente che ti dovevano bocciare, ma notare l'errore sì. Da questa doppia omissione è nato il titolo del mio post - forse un po' sopra le righe, ma devo pur catturare l'attenzione dei miei lettori... :-)

Lo "svarione grossolano nella sintassi greca" non lo imputo io a te, ma sei tu che lo addebiti agli altri studiosi. A p. 87 scrivi infatti che questi "applicano, impropriamente, l'aggettivo accusativo «secondo» al sostantivo nominativo «vescovo», ottenendo il chimerico déuteron epískopos". Ma in realtà quegli studiosi applicano l'aggettivo déuteron al pronome relativo hon, rispettando la concordanza dei casi. Chiaro che poi sia sottinteso il nome epískopon, ma questo non genera chimere sintattiche di sorta.

Sul "figlio di Clopa" mi limitavo a riportare l'opinione di Lightfoot, secondo cui la frase - se avesse alluso davvero a un "secondo cugino" - avrebbe dovuto leggere éteros tôn ek tôu théiou. Mi pare condivisibile.

Anonimo ha detto...

Ancora io. Odio i ping pong, ma perdonami ci vuole, dopo credo che ti-vi lascio in pace. O almeno sentiamo altri pareri. E ti-vi assicuro che è mia intenzione tenere conto di tutte le eventuali critiche serie e fondate.

Andando per ordine. La tesi presentata alla PCB era 70 pagine. Una veloce rassegna delle fonti storiche, una sinossi dei principali modelli che avevo trovato, e soprattutto il test statistico, che credo sia la novità del mio scritto. Lì non c'era l'assedio di Pompeo. Ergo: discolpiamo la PCB.

Quelle 70 pagine, ampliate in vista della pubblicazione che per il placet (la peer review della redazione EDB) si è basata sul nucleo originario, sono diventate 260. Il testo ha visto 3 redazioni intermedie. Se vuoi-volete imputare la colpa a qualcuno di quell'errore (e converrai che è ininfluente nella sostanza del testo), e che è unicamente mio, puoi crocifiggere alla mia destra in sala mensa il correttore di bozze. E quel povero cristo mi deve aver mandato non pochi cancheri per le 3 versioni, e per il fatto che il mio testo era tutto in stile bibliografco APA, quello scientifico. Ergo il suo sofferto lavoro si è abbondantemente concentrato nella conversione della bibliografia, note, citazioni.

Ergo, discolpiamo anche la redazione EDB, plìs, e quel correttore ha tutta mia giustificazione (anch'io correggo bozze come 2° lavoro).

Sì, addebito lo svarione ad altri studiosi che torno a dirlo traducono secondo vescovo, come scrivi anche tu. E tu ha scritto che sono stato io ad aver preso un abbaglio.

Anepsion deuteron è secondo cugino. Punto. Vuoi spostarlo alla frase prima togliendolo dal suo contesto naturale? Secondo vescovo (déuteron epískopos)? La chimera in definitiva c'è, anche se passa per il pronome relativo. Fa' pure, sei in buona compagnia. Ma il greco di Egesippo NON dice quello.

Dici che Egesippo avrebbe dovuto definire Simone "un altro figlio di Clopa", se Giacomo lo era. Ma lo dice: "ancora (palin) figlio di Clopa". Il senso immediato del greco è quello, non negarlo. Lighfoot per negare il senso immediato si aggrappa (in nota!) alla mancanza dell'articolo. Ma per i nomi, in greco l'articolo va e viene (v. p. 62-63 del mio testo). E' così anche in italiano: è arrivata Giulia? è arrivata la Giulia? Io sento chiaramente rumore di dita che scivolano sui vetri...

Quanto al titolo "sopra le righe". Credo che avresti potuto benissimo risparmiartelo. Sono un po' all'antica ma credo che i lettori si attraggano con informazioni di qualità, non con titoli ad effetto e un po' denigratori.
RR

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Anepsion deuteron è secondo cugino. Punto. Vuoi spostarlo alla frase prima togliendolo dal suo contesto naturale? Secondo vescovo (déuteron epískopos)? La chimera in definitiva c'è, anche se passa per il pronome relativo."

Ma perché insisti ancora sul déuteron epískopos? Déuteron si riferisce a hon, ed epískopon - non epískopos! - è sottinteso. Perché vuoi vedere una chimera dove non c'è? E' qui che prendi un abbaglio. Anepsiòn déuteron è "secondo cugino", sì - se l'espressione è isolata. Nel contesto in esame déuteron può andare (grammaticalmente) sia con hon sia con anepsión.

Sulla questione dell'articolo: mi pare che in greco come in italiano "ancora il figlio di suo zio" sia diverso da "ancora un figlio di suo zio". E' questo che in sostanza dice Lightfoot (e non riesco proprio a vedere lo scandalo nel fatto che lo dica in una nota).

Boh ha detto...

Un altro errore contenuto nel testo è segnalato qui http://www.dehoniane.it/edb/rsync/recensioni/41011,%20Marianum,%202010.pdf . In pratica Reggi ha attribuito erroneamente al teologo Elvidio (http://it.wikipedia.org/wiki/Elvidio) la carica di vescovo ariano di Milano.