martedì 5 luglio 2011

No comment

Free Assange?

3 commenti:

paolo de gregorio ha detto...

Di cosa ti meravigli, Chiara. Se l'avessero trovata rapidamente in archivio, avrebbero senz'altro optato per una foto del Matthew Broderick di WarGames.

Anonimo ha detto...

Sembra che gli 'anonimi' appoggiassero Assange.
Tratto da http://www.terranews.it/news/2011/07/anonymous-poco-criminali-molto-attivisti
francesco sirio

Pierpaolo De Lauro
WEB. Un’operazione della polizia delle comunicazioni porta al fermo di alcuni hacker. Per le forze dell’ordine preso il capo degli anonimi italiani.

L'operazione è scattata all’alba col nome altisonante di “Secure Italy”. L’obiettivo era noto da tempo: la rete di hacker Anonymous. Era da mesi che il Cnaip, il Centro nazionale anticrimine informatico, gli stava alle calcagna. La rete di hacker, divenuta famosa in tutto il mondo dopo l’appoggio a Julian Assange, era la stessa che nei giorni scorsi aveva bloccato il sito della camera dei deputati e dell’Agcom. L’operazione di polizia ha coinvolto tutta la penisola, portando alla denuncia di 14 presunti hacker (di cui 5 minorenni), al coinvolgimento di 36 informatici e, soprattutto, al fermo di quello che gli investigatori reputano essere il capo degli Anonymous italiani: un giovane 26enne residente in Svizzera che dietro il nickname di Phre avrebbe guidato le loro battaglie.

I giornali online hanno subito gridato la notizia sottolineando lo smantellamento della “cellula” italiana, ma più che hacker veri e propri dietro questa rete si cela un gruppo di cosiddetti Hacktivist, di veri attivisti del web che attaccano solo a seguito di notizie di cronaca, così come avvenuto nei confronti dell’Agcom dopo la presentazione della delibera che rischia di imbavagliare la rete italiana. Nascosti dietro la maschere di Guy Fawkes, membro di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono di assassinare con un’esplosione il re Giacomo I d’Inghilterra, e protagonista del film V per vendetta tratto da una graphic novel di Alan Moore, il gruppo di web attivisti, nato tra il 2003 e il 2004, ha sempre portato avanti attacchi simbolici.

Il loro obiettivo, sulla carta, è quello di mettere in luce le nefandezze o i soprusi del potere. Col tempo le loro operazioni hanno ottenuto una grande risonanza mediatica diventando anche il simbolo della battaglia di Wikileaks. Proprio in supporto al sito di Julien Assange, gli Anonymous hanno lanciato l’operazione Payback, colpendo tutte le aziende (a partire dai circuiti di credito che avevano bloccato i finanziamenti al sito) e le istituzioni che si sono opposte a Wikileaks. Sono intervenuti anche nelle rivolte in Tunisia, aiutando i cittadini ad aggirare la censura e in Egitto (mentre il popolo scendeva in Piazza Tahrir, gli Anonimi bloccavano i siti collegati al governo di Mubarak).

Tutte le loro azioni si basano su un sistema cosiddetto DDos (Distributed Denial of Service), che permette di infettare vari computer e di attaccare attraverso quelli un determinato sito che, sotto il peso di migliaia di azioni in contemporanea, non regge e crolla. Un metodo ingegnoso che garantisce l’anonimato dei partecipanti. Anonymous non ha una struttura e per quanto riguarda l’Italia aveva il suo fulcro sulle pagine di Facebook e Twitter e, solo poche ore prima dell’operazione, avevano annunciato attacchi per smascherare le connivenze tra potere e mafia.

L’operazione “Secure Italy” coordinata dalla polizia italiana, non ferma l’attività dei presunti hacker che, pochi minuti dopo le perquisizioni, hanno attaccato simbolicamente il sito della Apple e lanciato un comunicato in cui si dicono pronti a nuove azioni. Attivisti o hacker di sicuro gli Anonimi cominciano a fare paura.

paolo de gregorio ha detto...

FS scrive:
"Sembra che gli 'anonimi' appoggiassero Assange."

Ma infatti tutti lo ricordano benissimo: quando decenni fa una cella B.R. veniva messa dentro, i quotidiani in prima pagina mettevano foto di manifestanti che con striscioni chiedevano la liberazione di Nelson Mandela.