lunedì 1 agosto 2011

La recensione della recensione

Non si fa, non ha senso, ma leggendo il commento di Alessandro Piperno a Open non si può resistere (Agassi, Il Corriere della Sera, 31 agosto 2011). Bastano le prime righe.

Ho letto Open, l'autobiografia di Andre Agassi, su consiglio di un amico (Einaudi Stile libero). Mi sono bastati un paio di capoversi per capire che mi ero imbattuto in un libro importante. Ora, che Agassi avesse un mondo - variegato, seducente, croccante, inimitabile - non mi ha colto impreparato. Il dato sconcertante è che un atleta il cui stile tennistico ho sempre detestato scriva in un modo così incantevole. E così incisivo. «Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l'ho sempre odiato. Quando quest' ultimo tassello della mia identità va al suo posto, scivolo sulle ginocchia e in un sussulto dico: fa' che finisca presto». Non è che un assaggio dello «stile Agassi»: cocktail di ironia, consapevolezza, umiltà, melanconia, chiaroveggenza, savoir vivre. Alla fine del libro Agassi ringrazia J.R. Moehringer, un premio Pulitzer, un virtuoso. Tra le righe si evince che Moehringer gli abbia fatto da ghostwriter. Il che spiega una tale spavalderia stilistica. Eppure, nonostante si senta (e come) la mano di Moehringer, leggendo, non dimentica mai che il punto di vista è di Agassi.
Piperno è stupefatto per la bellezza del libro (ed il libro è bello assai), ed è colpito soprattutto dallo stile narrativo di Agassi. Eppure siccome nomina Moheringer deve aver letto anche le ultime e preziose 2 pagine di Open, in cui Andre Agassi spiega come è nato questo libro.
Non si evince tra le righe che Moehringer gli ha fatto da ghost, è raccontato da Agassi in modo chiarissimo.
Che poi quelle 2 pagine valgono tutto il libro per quel racconto. Per come Agassi ti fa annusare le lunghe giornate passate a raccontare e a ricordare. Per come Agassi descrive un modo di lavorare da fare invidia.
Le cose vanno così: nel 2006 Agassi legge il libro di Moehringer, Il bar delle grandi speranze (la storia di Moehringer e del suo libro meritano qualche minuto; qui un bel pezzo: How Andre Agassi and J. R. Moehringer collaborated, The New York Times, november 11, 2009). Gli telefona e lo invita a cena. I due legano e Agassi chiede a Moehringer di aiutarlo a "affrontare le mie memorie e a dargli forma. Gli ho chiesto di mostrarmi la mia vita attraverso gli occhi di un premio Pulitzer".
Poche righe dopo Agassi descrive i mesi passati a registrare e poi tutto il lavoro di trascrizione e di controllo delle date, dei nomi, di ogni dettaglio.
Insomma, stupirsi perché Agassi sappia scrivere fa davvero sorridere - lo si sottolinea anche nel sottotitolo Che romanziere questo tennista - come stupirsi che si senta la mano di Moehringer e che tuttavia il punto di vista sia di Agassi!
E poi: mondo croccante che diavolo significa?

2 commenti:

liposucchiato ha detto...

Sì, va bene. Ma non toccatemi Piperno.

paolo de gregorio ha detto...

"E poi: mondo croccante che diavolo significa?"

A dir la verità credo trattasi di una spigolosa imprecazione regionale toscana (talvolta: veneta, freq. con soppressione dell'ultima sillaba): "mondo croccante"! (risp.: "mondo croccàn"!)